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Ricetta Belga

  • Tarte Flamiche

    31 Agosto 2017Valentina

    Per quanto io ami, o meglio veneri, i porri (esempio ne è la vellutata che ho scelto tra le tantissime ricette di Cristiana durante il “suo” mese del Recipetionist), non mi ero mai soffermata su questa preparazione ottima, vista sul blog di Sara Sguerri. Si tratta di una torta salata golosissima, che ha al suo interno…

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Uèèèèèèèèè, Funiculare senza corrente… Uèèèèèèèèè, Funiculare senza corrente… 
Ce lo diciamo sempre e da sempre, io e Pasqualina quando, nelle nostre chilometriche telefonate fiume, una scavalca l’altra chiacchierando animosamente. Ma che ci volete fare, quando gli argomenti (leggasi inciuci) scottano, scatta la verve tipica napoletana, che alla fine del momento piccato, sfocia in quella meravigliosa e folkloristica ammuina che "sul' a Napoli o sann' fa".
Basta che parte un Uèèèèè, e l’altra dice Funiculare senza corrente, a cui si risponde, come il fotografo Pasquale in Miseria e Nobiltá, intervenuto a sedare l'ennesima lite tra due matrone, “mia moglie la tiene la corrente!“… e ridiamo. Chi ci sente pensa che siamo pazze. Ma accidenti al meglio, chi non lo é. 
Pare che in napoletano "funiculare senza corrente" sia invece una grande offesa, ad indicare qualcosa di inutile tipo la funicolare che senza la corrente non parte nemmeno, ma sinceramente mai mi sognerei di offendere Pasqualina né mi sento offesa quando per bocca sua la "funiculare" sono io, e mi fa talmente ridere la scena di Miseria e Nobiltà, che tutto ci vedo meno che una cosa negativa.
Peró con l'accezione negativa della frase, di funiculari senza corrente ne vedo e riconosco parecchie, persone che senza "corrente" non vanno da nessuna parte. Senza corrente nel senso di senza copiare, senza plagiare, senza spremere le persone per il proprio tornaconto, senza approfittarsi della generositá della gente che gli sta attorno, senza avere personalitá e peculiaritá.
Voi conoscete @pasqualina_filisdeo ? No???? Cose dell'altro mondo! A parte cuoca sopraffina é una delle pochissime amiche vere e leali e che conto sulle dita di una mano insieme a Lucia Sara e Cristiana, da cui ho sempre e solo sinceritá a volte anche crude.
Se pensate che le mie siano ricette affidabili, allora non avete ancora conosciuto lei. Le mie sono di sicura riuscita sissignore, ma le sue sono la Cassazione. 
Come questi fagottini ravellesi, ricetta di archivio e foto vecchia che ancora amo e mai cambierei. E che in partenza erano crespolini, o almeno da lei li trovate con questo nome. 
Da me li trovate nel link in bio, quella frase in blu nel mio profilo @profumo_di_limoni
Da dove inizio? Non sono vegana. Ho tentato di div Da dove inizio? Non sono vegana. Ho tentato di diventare vegetariana qualche anno fa, ma al terzo giorno vedevo prosciutti e hamburger anche al posto dell’asciugamani e dalla saponetta. Ho provato ad essere anche pescatariana (o pescetariana?), ma niente da fare e così sono tornata onnivora in un nanosecondo, con le mie intolleranze e le mie privazioni dovute a spiacevoli conseguenze collaterali più che a scelte etiche. Carne rossa non ne mangio mai, non ho gli enzimi che la scindono, eppure nei giorni di prova vegetariana avrei mangiato anche le persone. Era piú il pensiero della privazione che una reale voglia. Era una tigna, come si dice a Roma, un mio impuntarmi, che nulla ha a che fare con la malattia. Non disdegno pranzi o cene depurativi a base di sole verdure e il minestrone resta uno dei miei piatti preferiti. Ma da qui a risentire il bisogno di convertirmi ce ne passa. Eppure ho 4 cani, 5 tartarughe, diverse casette degli uccelli sugli alberi del giardino e quando qualche anno fa ha nevicato a Roma ho anche dato del cibo ai topolini di campagna che spuntavano qua e là in giro per i campi, assiderati. Quello che sto invece provando a fare già da un po’ è ridurre gli scarti alimentari, riutilizzandoli in quelle che oggi sono conosciute come ricette del riciclo. É il caso dell’aquafaba.
No, l'ignoranza alberga altrove, non ho sbagliato a scriverlo, sono plurilaureata state tranquilli, ma si scrive così, senza la C. Forse perché non è acqua, ma il liquido di conservazione in barattolo o di governo di alcuni legumi. 
Il termine “aquafaba” deriva dall’unione di acqua “aqua” e legume “faba” in latino. La parola “faba” richiama anche il termine faboulous, che è un po’ il mantra di questo liquido dall’utilizzo così innovativo. La migliore aquafaba? E’ quella dei ceci in scatola non salati, perché molto ricchi di proteine ed é il sostituto vegano all'uovo,oltre ad avere poteri lievitanti ed emulsionanti. Un fenomeno insomma. Io ci ho fatto le meringhe. Poi ho continuato a buttarla via. Link in bio. 
Ah é di archivio la ricetta e pure la foto, che é sbagliata non nel bianco perché le meringhe vengono color quequero lo stesso, ma per mille ragioni.
"These vagabond shoes are longing to stray right t "These vagabond shoes are longing to stray right through the very heart of it, New York, New York”… ops, scusate… mi é partito Sanremo.
Avrete vagabondato anche voi per le strade di New York con la volontà di perdervi, no?
E sarete entrati anche solo per curiosità in un supermarket, no?
E ora ditemi la verità: lo avete preso un barattolo di burro di arachidi come souvenir e, una volta a casa lo avete aperto, presa una cucchiaiata e spalmata sul pane in cassetta per mangiare la stessa merenda che vedete in tutti i telefilm americani, no? Magari con la banana a fette alla maniera di Joe Bastianich perché non sapevate che dovevate casomai comprare anche una jelly di fragola o uva fragola con cui smorzarne il sapore (diciamo) particolare?
E vi ha delusi perché pensavate fosse dolcissimo e invece vi fa anche un po’ schifo a partire dall'odore impegnativo?
E ora lo avete dentro la dispensa senza sapere che cosa farci? (sempre ammesso che non lo abbiate buttato al secchio il minuto successivo all’assaggio).
Mi sembra di vedervi 😂
Io che sto con gli Americani, uso il burro di arachidi per farne dei buonissimi (fidatevi vi prego) cookies americani al 100%, anche se nei telefilm non si vedono… E sono una droga!
Se volete dare una seconda chance al burro di arachidi, anche se avete buttato via il barattolo souvenir degli Stati Uniti, potete ancora trovarlo al vostro supermercato di fiducia, proprio accanto alla Nutella e alle marmellate o nel reparto fitness perché vi fa venire la tartaruga sul petto. Procuratevelo e provate a fare questi cookies, che poi sono di Martha Stewart, mica cotica. E procuratevi la versione Crunchy, quella coi pezzettini di arachidi dentro la crema. Datemi retta.
p.s.a me, manco a dirlo, piace pure a cucchiaiate.
Link in bio. Ricetta e foto di archivio (si nota dalla sfumatura celeste paradiso del marmo).
Un ferro di cavallo sulla porta di casa, un nazar Un ferro di cavallo sulla porta di casa, un nazar appeso al collo, un quadrifoglio sotto il cuscino, un Maneki Neko, un elefante, un paio di forbici, le corna... sono semplici oggetti che nella tradizione di tutto il mondo sono considerati portafortuna. C’è chi appende alla porta di casa un ferro di cavallo, chi non si separa da un corno rosso o addirittura da una zampa di coniglio. Magari é solo scaramanzia ma tutto sommato portare con sé un oggetto portafortuna male non fa. Ho raccolto alcuni di questi amuleti sulla cuccia di due cani di cui mi prendo cura, autorizzata dal proprietario che per motivi di salute é costretto lontano dalla sua villa, perché loro e noi che ce ne occupiamo abbiamo avuto una "maledizione". Una persona che prima era con noi ma poi ha creato solo nocumento prendendo iniziative personali sulle cure di uno di essi, una volta mandata via, gli ha augurato la morte e a noi di assistere a questa morte. Follia vero? Abbiamo perció cercato rimedi casalinghi contro sto malocchio. Peró non tutti gli amuleti funzionano contro gli "occhi secchi". Conosciuto come l’occhio di Allah, il Nazar è un amuleto turco. Nazar deriva dall'arabo e significa "sguardo". Con il timore che occhi altrui, o uno sguardo malvagio, potessero portare jella, il Nazar viene usato per allontanare il male, sulla base del principio del similia similibus curantur (ossia, "i simili si curino coi simili"). Metti un ferro di cavallo sulla tua porta e la tua casa sarà protetta dal male, si dice. E il ferro di cavallo lo abbiamo messo. Col fiocco rosso come consigliato da Consuelo. Nella tradizione buddhista, l’elefante è simbolo di pazienza e saggezza, e con la proboscide in su porta fortuna. E lo abbiamo. Accanto al corno rosso napoletano. Il Maneki Neko è un grazioso gatto panciuto con la zampa alzata che porta fortuna a chi lo possiede e lo trovate in qualsiasi ristorante cinese. Se la zampa alzata è quella destra porta la salute mentre la sinistra propizia gli affari. In attesa di trovare il Gatto giusto, oggi aggiungo agli amuleti gia presenti, vicino alla Madonnina con l' acqua di Loudes, una testa d'aglio. 
Se poi volete una ricetta scacciaseccia, provate i nodini. In bio.
Giá da ieri a dire il vero, da quando a Giugno ci Giá da ieri a dire il vero, da quando a Giugno ci hanno "sciolti" e poi é iniziata la fase art attack dei colori delle regioni, nel Lazio siamo diventati per la prima volta arancioni. L'arancione é un colore che non ho mai amato e non c'é una motivazione precisa.Vuoi che lo ho sempre associato a quelle case con l'arredamento dal sentore etnico che non amo affatto a dispetto della mia preferenza in cucina che invece va dritta in quel senso... insomma me la prendo con questo colore che non amo per dire quanto detesti stare in zona arancione. Non che fuori da Roma a me manchi chissá cosa, ma per le limitazioni, per i ristoranti chiusi, per sta nuova cazzata che manco l'asporto piú si puó fare. L'ultima volta che ho scritto "cazzo" e derivati circa il decreto, sulla pagina Fb una tizia (che poi ho subito bannato) é venuta a farmi la morale. E non ho piú espresso alcun giudizio o sensazione personale in merito per evitare di scontrarmi con l'astio che giá alberga nella gente ma che questa situazione che dura da un anno ha fatto lievitare ed uscire fuori dalle "giarretelle" dei piú. Dovevamo uscirne migliori. Ne usciremo peggiorati e daltonici.
Spero che questo arancione si sbiadisca il prima possibile, intanto inizio a farmene una ragione, riesumando dall'archivio blog, con tanto di foto cromaticamente sbagliata e vecchia (il marmo giallo nun se pó guardá) questi biscotti al mandarino presi dal blog di Monique. @lericettediluci a proposito di foto vecchie 😅. E sono tra le poche pietanze arancioni (non amando la zucca e con la sola apparizione delle carote) che ho sul blog. 
Link in bio.
Qual é la cosa che desiderate di piú al mondo, i Qual é la cosa che desiderate di piú al mondo, in questo momento? Vi prego, non cose irrealizzabili, tipo la pace nel mondo, i fiori nei cannoni, la vita sulla Luna, la cura all'aids, la fine della pandemia, la pensione di Renzi... una cosa prosaicamente materiale. 
Il regalo che da bambini avreste chiesto a Babbo Natale.
Una borsa Chanel? Un razzo missile con circuiti di mille valvole? 
Inizio io. Io desidero un Tandoor. Non il pollo rosso fuoco piccante con la crosticina intensa, proprio il forno, quella costruzione in terracotta dalla forma unica, conica rovesciata, utilizzata nel Medio Oriente ma soprattutto in India non solo per la preparazione dei vari murgh tikka, haryali tikka e compagnia bella ma soprattutto per il pane. Il Naan. 
Solo che ci vuole un muratore che ne capisca perché data la forma, dal tandoor al nido dei calabroni il passo é breve. 
Padre di tutti i contorni ai vari curry, cucchiaio soffice con cui raccogliere quelle sughelle speziate tipiche indiane (perdonatemi ma sto giá sbavando come i cani di Pavlov), nonostante ora se ne ottenga una versione dignitosissima anche con il forno di casa o una piastra in ghisa, il naan si cuoce letteralmente lanciandolo contro le roventi pareti interne di questo forno, si gonfia, si bruciacchia a mestiere. 
Tutto quello che viene cotto nel tandoor prende il nome di tandoori. Nel menu del mio ristorante preferito c'é proprio la sezione Tandoori (come antipasti, primi, secondi ecc) tutta ricca di pani, spiedini, cosciotti di pollo ma anche gamberoni. C'é da diventare matti.
Ora immaginate cosa ci potrei cuocere io dentro, avessi un Tandoor in giardino. Il Gateau Tandoori, la Jaipuri Parmigiana Tikka. Adorerei.
Trovate la mia versione sul blog, del naan senza tandoor, al link in bio.
Ho letteralmente adorato un ristorante a Chiusi, i Ho letteralmente adorato un ristorante a Chiusi, in provincia di Siena, La Solita Zuppa, un’osteria entrata nel circuito dei ristoranti Slow Food, che oggi ancora c’è, ma per me non è più lo stesso posto.
Prima lo gestivano due cari amici, Roberto e Luana, e solo la loro storia basterebbe a se stessa… il posto e il modo in cui si sono conosciuti, i tempi brevissimi in cui sono andati a vivere insieme, il modo in cui vivevano e vivono la propria vita… tutto questo faceva di loro due persone adorabili ed affascinanti.
Ci si andava sempre con due cari amici, Lucia e Cristiano, e morivamo letteralmente dalle risate perché, se al primo impatto i due gestori potevano sembrare oltremodo singolari, la seconda volta li adoravi, alla terza non riuscivi a farne a meno e alla quarta li volevi avere come membri di famiglia.
Affascinante era anche il modo che avevano di gestire quel posto, non vi era il menù, veniva da loro “recitato” di volta in volta ad ogni tavolo e preparavano prevalentemente zuppe di tradizione medicea con le verdure di stagione e pochi altri prodotti tipici toscani, strettamente toscani, assolutamente toscani. Luana poi era fantastica… nel “recitare” il menú e raccontando i piatti del giorno, alla parola “piccantino”, che lei usava sia per definire il retrogusto di questi tagliolini allo zenzero, sia quello dei Pici all’Aglione, strizzava l’occhio in una buffa smorfia e faceva un versetto coi denti. Ora che ci penso nel modo di parlare sembrava Nicoletta Braschi. Quando i nuovi gestori hanno venduto i coccini che luana e roby avevano con gli anni preso ovunque nel mondo, ed altri di terracotta personalizzati, mi si é spezzato il cuore.
La ricetta di questi tagliolini é nel link in bio.
Nonostante oggi ci si faccia tagliare le orecchie Nonostante oggi ci si faccia tagliare le orecchie per assomigliare agli elfi ed altre amenitá simili e quindi il fatto di tagliarsi via parti dal corpo quasi non faccia piú notizia, nel 1993 Lorena Bobbitt divenne famosa in tutto il mondo per aver tagliato durante la notte il fattapposta di suo marito John Wayne lanciandolo poi fuori dal finestrino della propria auto in corsa qualche km piú avanti, contro un'auto della polizia. 
Il motivo dell'evirazione non era il nome western del marito, state tranquilli. Era una fantomatica violenza subita, che peró prima ancora era una punizione, da lei stessa confessata, contro l'egoismo sessuale di lui che pensava solo a sé.
Da pazza che era, da antagonista femminile allo Chef Tony dei Miracle Blade, Lorena, da cui ad oggi non mi farei nemmeno togliere un callo, ora si occupa della violenza sulle donne, scrive libri, viene considerata una pia donna insomma.
Non ne parla piú nessuno se non la sottoscritta e un piccolo circolo di amiche, quando spunta sugli schermi, da un blog o un profilo Ig, l'ennesimo Banana Bread su cui, adagiate come il fattapposta senza vita di John Wayne Bobbitt, giacciono due metá della stessa banana, caramellata o no. 
É il motivo per cui per anni ho utilizzato le banane fraciche per preparare banana breads deliziosi, senza mai pubblicarli. 
Pur senza piripissi sfranti a decorazione, avevo sempre pensato che per differenziare il mio loaf da un plumcake normale, la presenza importante della banana andasse riconosciuta a prima vista. Insomma oltre che dentro la banana si doveva vedere anche da fuori... Ma mi sbagliavo. 
I'm back.
Banana Bread di @instablots online sul mio blog e come sempre link in bio.
Post del feed numero 500. Avrei festeggiato, foss Post del feed numero 500. 
Avrei festeggiato, fossimo stati in un altro periodo storico e dell'anno. Probabilmente con quei palloncini a forma di numero che usate tutti per dire che avete raggiunto numeri alti di followers col K, mentre io rimango ferma stagnante a poco piú di seimila. 
E come ogni stagno o lago o acquitrino che si voglia, dopo un po' si sente il puzzo. 
Mi é stato detto di far parte di gruppi follower per far salire i numeri, peró poi ci sta ninja che ti sgama e allora studia strategie, mezzucci, io condivido te tu salvi me, commenta con cinque parole, poi solo quattro piu emoticon, il tutto entro le 24 ore, meglio mezz'ora dalla pubblicazione di tizio o di caio, se no l'admin di turno ti caccia, ti banna, ma che davvero??? No mi dispiace, pensavo che dare ricette particolari in alcuni casi, corredarle di un testo che andasse oltre una citazione di Jim Morrison o di Osho fosse abbastanza. 
Mi é stato detto che sono troppo prolissa, altre volte che devo usare meno parolacce. Poi che usavo spezie introvabili, poi che facevo cose troppo banali. 
Poi ancora che le foto troppo belle inibiscono le persone a rifare le cose proposte da me. 
E intanto la sensazione di stare qui ad elemosinare collaborazioni mai arrivate e followers che non mi servono a nulla (tanto continuate a scrivere buona colazione tesoro, bravissima, che sono quattro parole piu un cuore, anche sotto piatti di carne) cresceva in modo inversamente proporzionale a quanto voi crescono i followers e i pacchi regalo da tizio e caio. Perfino gente che non sa nemmeno cosa sia la celiachia, che riceve derrate alimentari senza glutine.
E cosí mi arrendo, avete vinto voi. Voi con le grafiche da tuning auto, con la musica a palla mentre impastate nei reel, voi che con i piatti di carta e le tovaglie da gipsy avete piu successo di me.
A fine anno si butta dal balcone la roba vecchia, vero? Io butto via questo profilo, che mi ha sí regalato qualche amica/o virtuale, ma che evidentemente non ho saputo gestire io. Il blog rimane dove é, con aggiornamenti senza ansia da prestazione. E senza spiegare ogni volta cosa sia il link in bio. Tanto non ci avete mai cliccato.
Buon Anno a tutti.
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