L’Aloo Gobi (letteralmente Patate e Cavolfiore) è un piatto vegano di tradizione indiana, molto speziato, che si mangia anche in Pakistan, Bangladesh e Nepal ( i miei amici del Buthan invece non lo conoscono). Gli ingredienti caratterizzanti questo contorno, che con l’aggiunta di latte di riso (o di cocco) diventa quasi uno stufatino, da accompagnare con uno dei tanti pani indiani, sono le patate ed il cavolfiore, che lo rendono anche un piatto economico, ma non per questo meno saporito o ricco.
Il colore intenso del piatto è dato dalla curcuma, che personalmente ho utilizzato sia nella versione in polvere che in quella fresca, in piccole radici dall’alto potere tingente (ci ho messo qualche giorno a togliermi il colore dalle mani).
Oltre alle patate e al cavolfiore, ingredienti base di questa preparazione solo il pomodoro e la cipolla, ma ne esistono versioni anche senza pomodoro, o con l’aggiunta di piselli, come nel caso della ricetta che vi propongo oggi, così come ne esistono versioni più cremose mentre altre prevedono le patate ed il cavolfiore solo rosolati, con le spezie, ça va sans dire.
Ho assaggiato questo piatto per la prima volta nel mio ristorante indiano preferito a Roma, e ne ho mangiata una versione un po’ diversa in un altro ristorante indiano a Milano in zona Sempione. Una cremosa e una asciutta, e ho decretato che la versione cremosa, per fare la scarpetta col naan, sia la mia preferita. Ci si aggiunge un niente di latte vegetale (di cocco nel mio caso, giacché lo adoro) ed il gioco è fatto. Ah, chiaramente, se la sughella la voleste raccogliere accompagnando il curry con riso in bianco o speziato, alla indiana maniera, siete liberissimi di farlo.
A dire la verità il mio “contorno” che poi contorno non è, preferito indiano è il Saag Aloo, un curry di spinaci in purea e patate, assolutamente infotografabile, ma di un buono assurdo. Lo chiedo sempre ogni volta che ceno al Jaipur in Trastevere, e una volta non vi nego di aver chiesto una seconda porzione da portarmi a casa, e che ho scaldato il giorno dopo e mangiato assoluta anche a pranzo. Ci ho provato a prepararlo, ed è riuscito anche gran bene, ma davvero è la cosa più difficile al mondo da fotografare. Se volete sapere com’è fatto, o lo googlate a vostro rischio e pericolo, oppure andate da Jaipur, dove tutto è buono e sembra anche bellissimo. Ma le luci del locale fanno cagare, quindi fare una foto anche da lì è impossibile, vien fuori un blob scurissimo, indecifrabile.
La ricetta che vi riporto è tratta dal blog di Manalì, che dopo Erika Scotton, docente di danza indiana e maestra di cucina indiana e proprietaria di un Home Restaurant a Cesenatico, che ha imparato vivendo diversi anni in India (non a chiacchiere), e Urvashi Pitre (per le ricette indiane in Instant Pot) è la mia guru di cucina indiana.
4 Comments
Pellegrina
21 Novembre 2022 at 15:12
Senti a me piace il fondo di questo piatto, ma cavolfiore e patate duretti sotto i denti è una consistenza che non sopporto. Sppappolati no, ma neanche quel crudo anglosassone delle verdure surgelato-sbollentate, appunto né cotte né crude, a meno che non siano primizie molto delicate e succose. Inoltre preferisco gli « stufati » ben insaporiti, intendendo che il sugo deve proprio compenetrare gli ingredienti. Insomma i tempi di cottura mi lasciano un po’ in pensiero. Come fare? Meglio sobbollire un po’ di più, o prolungare dopo la cottura in padella? O tutt’e due?
Grazie! Domani è giorno di mercato, se trovo un bel cavolfiore.
Valentina
21 Novembre 2022 at 15:17
Ciao carissima, che beo rileggerti. Dunque io farei entrambe le cose se la consistenza leggermente callosa non ti piace. Ciononostante vengono ben cotti entrambi, cavolfiore e patate. Lascia bollire entrambi per circa 8/10 minuti e casomai in padella aumenta un po’ il latte di cocco, abbassa la fiamma e lascia cuocere di piú. Poi fammi sapere e fingers crossed per il cavolfiore di domani.
Pellegrina
21 Novembre 2022 at 16:46
Grazie, ci provo senz’altro. Il latte di cocco mi piace un sacco (-:
Pellegrina
26 Novembre 2022 at 20:56
Buono!
Giusto un po’ ottimista la rosolatura con 3 cucchiai d’olio di tutto quel popo’ di roba.
Le consistenze callose mi piacciono molto nella pasta e negli impasti. Anche in alcune verdure, ma callose, non croccanti. Oppure appena scottate e succose come quelle tenere di primavera.
La rifaccio!