Cercare gli anelletti siciliani, credo che sia stata la cosa più difficile che ho fatto in vita mia. Sì, più difficile dei 30 esami all’università, più difficile dell’aver operato i miei cani ogni volta per una cosa diversa. Perché pare che a Roma non si trovino. Nemmeno da Eataly riuscii a trovarli, girai veramente ovunque, e le distanze di Roma sono immense, non quelle di un paesello tra un alimentari, uno spaccio aziendale e un supermercato.
Quando iniziai a cercarli non ero ancora diventata azionista di Amazon, né era mia abitudine acquistare beni online. Avevo ancora timore di dare i dati della mia carta in giro, ma poi scoperto PayPal è stata la fine. Decisi quindi di inaugurare i miei acquisti online sul sito di Garofalo, acquistando gli anelletti siciliani e ricevendoli qualche giorno dopo a casa con la stessa emozione come se aspettassi la convocazione dal notaio per la lettura del testamento dello zio ricco.
Naturalmente dopo l’acquisto degli anelletti online, adesso me li tirano dietro anche al paesello, li trovo ovunque, anche in confezioni da ristorante da 5 kg.
Cercavo questi anelletti proprio per fare il timballo alla palermitana, una sorta di “norma” (che i siciliani non me ne vogliano), con le melanzane fritte a dadini per non essere sproporzionate nei confronti del piccolo anelletto, a forma di cupola o ciambella, con basilico, mozzarella e pomodoro.
Lucia Melchiorre, del blog Le Ricette di Luci, vincitrice del The Recipe-tionist di maggio/giugno 2018, ha nel proprio blog la versione monoporzione di questo timballo. Io ho preparato la versione intera, a forma di ciambella, con le variazioni consentite dal regolamento. Ho tolto la carne dal sugo ed ho sostituito il primo sale con la mozzarella.
Il timballo alla palermitana di solito di fa anche con piselli, e ragout, o col “pezzame” ossia un insieme di pezzetti di salumi vari, in vendita in alcuni negozi siciliani. E poi c’è l’uovo sodo, che non si è ancora capito ad oggi se faccia parte della ricetta classica o meno, perché oramai, come in ogni ricetta di tradizione, ogni famiglia ha la propria versione, tramandata negli anni e secoli di generazione in generazione.
Non sono stata mai a Palermo, in Sicilia una sola volta chiusa in un villaggio super lusso di Giardini Naxos, perciò posso candidamente ammettere di non conoscerla affatto. Ma il mio sogno era addentare questo timballo di anelletti, che da sempre mi faceva gola, e che a Palermo chiamano Pasta al Forno, o meglio “a pasta cu furnu“.
Mia madre prepara una ottima “pasta alla siciliana”, che prevede appunto tutti questi ingredienti, ma che prevede l’utilizzo di pasta medio lunga (rigatoni, tortiglioni o caserecce), ripassate al forno a mò di pasta al forno alla napoletana, e la ho sempre adorata, pur non avendola mai preparata in casa mia. Ed ero certa che pur non essendo Norma (che prevede l’utilizzo della ricotta salata a scaglie invece della mozzarella, come mi ha insegnato la mia amica Laura Di Stefano), l’appellativo “alla siciliana” avesse solido fondamento.
Ebbene, il timballo che ho fatto io, senza la carne nel ragout, ha lo stesso sapore della siciliana di mia mamma che ho sempre adorato. Ad ogni morso, se chiudevo gli occhi, mi sembrava di mangiare la parmigiana di melanzane, i profumi e le sensazioni al palato sono le stesse. Ma gli anelletti ci stanno assolutamente da Dio.
Ovviamente lo stampo che ho utilizzato è ad anello e misura foodblogger, ossia 20 cm, perciò il timballo non è rimasto per cena. Ma ne avrei mangiato ad oltranza, anche il giorno dopo.
Sembra infatti che, il giorno successivo, riscaldato in padella, sia anche più buono, e perciò seguirò il consiglio di Laura e la prossima volta ne preparerò dose tripla… dopotutto, l’ordine minimo sul sito Garofalo era 6 pacchi, e perciò, come dicono in Finlandia, “avoja a preparà timballi di anelletti“!
6 Comments
Flavia
31 Maggio 2018 at 10:27
Tu non puoi capire che voglia di pasta con le melanzane mi hai fatto venire. Ora se il 2 giugno salta fuori una scampagnata sarei quasi quasi tentata di proporla. Io ho la mia versione con la mozzarella, ma mescolo tutto con ricotta salata, ovviamente! Gli anelletti qui, pur essendo nella parte Orientale dell’isola si trovano, ma diciamo che qua vanno di più le “casarecce”…insomma VAle diciamo che con melanzane fritte e pomodoro ci puoi mettere tutti i formati di pasta che vuoi… ecco ora penso agli involtini di melanzane con dentro gli spaghetti al pomodoro…ok basta, che mi sto sentendo male per via della dieta.
Spero in una buona giornata cara, un abbraccio Flavia
Valentina
31 Maggio 2018 at 11:25
Si esatto mia mamma ci mette le caserecce o i rigatoni, ma credo più le caserecce ora che mi ci fai pensare, io mangio e manco guardo tanto che la fa buona.
lucia melchiorre
31 Maggio 2018 at 14:39
Pensa che invece io qui gli anelletti li trovo da sempre a differenza di altri prodotti tipo il cheddar e i frutti di bosco freschi… 🙂
Che dire Vale…mi ci tufferei subito nel tuo piatto…non è che ne è avanzato un piattino?!?!!! Ricordo che li ho mangiati in Francia cucinati dalla mamma di mia cognata siciliana e me ne sono innamorata!!!! Da noi si prepara la “siciliana” al modo napoletano con il ragù e il fior di latte e quindi ci tenevo a preparare questa. L’idea della monoporzione nacque per esigenze di “palcoscenico” poichè avevo tutta la famiglia a pranzo e non volevo stare lì a porzionare con tutti gli anelletti che avrebbero vagato per la penisola!! All’epoca facevo le foto anche se avevo dieci persone!!!! Grazie della bellissima ricetta!!!
Valentina
7 Giugno 2018 at 7:05
Credo che mia madre prepari il vostro sugo alla siciliana, ma sempre senza ragout. Il mio migliore amico, Alessandro, che mi segue con una puntualità maniacale, ha detto però che preferisce la tua versione alla mia e che quindi quando lo preparerà, mi tradirà con te, essendo stato il timballo di anelletti la più grande disfatta della sua vita in cucina! Vuole la carne, carne che io, ahimè, non mangio quasi mai 🙂
Pellegrina
9 Giugno 2018 at 0:00
Ecco è il mio genere, decisamente. Varianti comprese. Anche trovare il primo sale non è che sia banale, eh.
Valentina
9 Giugno 2018 at 6:54
Si esatto, qui lo vendono, chiaramente industriale, Nonno Nanni o addirittura a fette ho visto ieri su un volantino del Carrefour, ma a dirtela tutta, io continuerò a preferire la mozzarella 😀