Questi biscotti mi hanno fatto buttare il sangue, come si dice a Napoli. Sembrano facili, ma provate voi a lavorare una frolla, con 50 gradi all’ombra, facendo in modo che le spirali di questi “abbracci” vengano precise e non una pecionata, come invece si dice a Roma.
Non parlo dei 50 gradi estivi che ci stanno uccidendo in questi giorni, ma dei 50 gradi che ci hanno sbeffeggiati a Pasqua e Pasquetta, mentre eravamo chiusi in casa per il lockdown, e sono durati per tutta la quarantena. E’ in quei giorni che li ho prodotti, sulla scia del web di riprodurre gli abbracci veri e propri del Mulino Bianco. Ma volevo dargli una forma diversa e alla fine per differenziare ho dato pure gusti diversi, dando vita completamente a un’altra cosa.
E volevo allo stesso tempo mantenere il messaggio di abbraccio, di quegli abbracci negati per tanto tempo, che potevamo scambiarci solo virtualmente con simboli che li riproducessero.
Per altro, non vi ho mai nascosto che io e la frolla non siamo mai andate d’accordo. Ho una temperatura basale alta, soprattutto nelle mani, che potrebbero benissimo farmi fare il lavoro di pranoterapeuta, e quindi quando mi accingo a preparare la frolla devo passarle continuamente sotto l’acqua fredda per far scendere la temperatura, o il burro contenuto nella frolla si scioglie troppo e viene tutto una schifezza. Questa è la ragione per la quale qui sul blog non troverete una crostata nemmeno a cercarla col lanternino, ed è la stessa ragione per cui a me le crostate non mi vengono mai.
Per preparare questi tronchetti bicolore, avevo accanto un paio di piastre ghiacciate, quelle che si usano nelle borse frigo, e ogni due arrotolate, appoggiavo le mani su queste mattonelle freddissime. Prima di tagliare i segmenti poi, ho passato i torciglioni ottenuti, alcuni più carini altri proprio brutti, qualche minuto in freezer. Dopodiché li ho sistemati su una teglia e passati in frigorifero ancora una mezz’ora, cuocendoli poi in forno presi direttamente dal frigo. Solo così hanno mantenuto la forma, senza sciogliersi,m anche durante la cottura. E solo così ho ovviato le problematiche del caldo del lockdown e delle mie mani incompatibili con burro e frolla.
Nonostante queste avversità, devo dire che durante il lockdown ho riscoperto il piacere di avere casa profumata di biscotti, di cioccolato. Non ho mai amato il dolce, oramai è una cosa nota a tutti, ma posso affermare che in quei mesi assurdi e irreali, avere la sensazione di calore, di coccola, faceva bene a tutti, anche alle persone rudi e “salate” come me. Un profumo invernale, di casa, quando in casa ci stai per piacere, per calore e non per “costrizione altrui”. Faceva bene all’umore, di sicuro, meno ai doppimenti e ai sacrifici fatti in palestra fino ad allora, ma come si dice, a morire c’è sempre tempo, ci si rimetterà in carreggiata di nuovo, piano piano.
Tutto questo per dirvi che stranamente, vedrete tanti biscotti su questi “schermi”, tutti quelli che in tanti anni di blog non avevate trovato.