L’ultima volta che sono stata al mio ristorante indiano preferito, non dico che ho mangiato male ma poco ci manca.
Io sono una persona abitudinaria, scelgo sempre le stesse cose, ne assaggio una sola nuova per volta, perché casomai non mi piacesse, ho il conforto della sicurezza che tutto il resto mi piace e non esco di là con la fame. Di quei piatti d’abitudine, ne conosco bene il sapore, il profumo, il grado di piccantezza… dopotutto sono dieci anni che vado nello stesso posto.
Ma stavolta qualcosa deve essere successo in quelle cucine… o hanno cambiato cuoco (che per un ristorante é quasi sempre una tragedia) o qualcuno ha sabotato le preparazioni… insomma era tutto una schifezza.
Me ne sono letteralmente scappata con la scusa di Masterchef, e di un appuntamento a Montesacro il giorno successivo alle 9, nemmeno ho aspettato di ordinare il gelato al cocco e pistacchio, che di solito aspetto trepidante, o che mi servissero i semini di finocchio e zuccherini per rinfrescarmi il fiato.
Unica nota positiva della serata, è stata una abbondanza mai vista nelle porzioni (infatti non sono riuscita a mangiare tutto).
Fatto sta che mi era rimasta voglia di un Butter Chicken fatto ad arte… proprio quello, oltre agli Haryali Tikka (i bocconcini di pollo alla menta cotti nel Tandor, che anziché essere di quel verde brillante quasi improbabile tanto da apparire colorato con l’Uniposca, era color muffa di gorgonzola) è stata la cosa più orribile di sapore (eh oddio, anche il mio adorato White Murgh era piccante ai limiti dell’umana sopportazione)… anziché profumare di panna e burro lontano un miglio, sapeva di carbonella dopo la cottura dei carciofi arrostiti. Il pomodoro era acido, decisamente piccante per una preparazione che, a parte la paprica, di piccante non ha proprio nulla. Il pollo era secco e sembrava arrosto, anziché essere di quella consistenza che si scioglie in bocca. Insomma una delusione.
E cosí, il giorno successivo, tra le mura di casa mia, me lo sono preparata da sola, con la Instant Pot, secondo l’infallibile ricetta di Urvashi Pitre.
Ho scoperto questa autrice grazie a Federica Bertuzzi, che possedendo la Instant Pot da almeno un anno e mezzo prima di me, aveva già sperimentato le sue ricette, scritte appositamente per essere preparate con la Instant Pot. La prima ricetta che lei stessa mia ha passato, è stato il Tikka Masala, ve lo ricordate? Era venuto talmente buono che di Urvashi Pitre ho poi comprato il libro cartaceo (Amazon per altro aveva un bug nel sistema e me ne ha mandate due copie uguali al costo di una).
Il Murgh Makhani, questo è il nome del Butter Chicken se lo chiedete in India, è tra le ricette più rifatte di questo libro. L’autrice non ha un profilo Instagram, ma se cliccate sull’hashtag del suo nome, vedrete che tanti altri, come me, hanno preparato questo pollo. Addirittura lei stessa dice nella premessa alla ricetta:
I spent years getting educated, received a PhD in psychology, and worked hard at becoming a scientist, and excellent statistician and a top-flight marketing strategist. I never thought that I would have been remembered in the Instant Pot group as the Butter Chicken Lady.
Io lo ho servito con semplicissimo Basmati pilaf al cocco. Ma anche del buon Naan va benissimo, anzi vi dirò, la scarpetta è la morte sua (e se non la fate, il cameriere di turno che passa a sbarazzare, vi guarderà tra lo schifato e il cazziante, se non avrete ripulito tutto col Naan).
Quando ho mostrato le foto finali a Roberto, lui si è sfregato le mani, oltre a dire “Caspita, è uguale!“. Il motivo dello sfregamento e di quel ghigno sadico apparso sul suo volto, è stato che, avendo nel tempo io imparato a rifare la maggior parte delle ricette del ristorante Jaipur, sapendole preparare da me, non ha più bisogno di immolarsi per la causa ed accompagnarmi al ristorante, siccome a lui, di fatto, non piace. Considerando che il mio amico Alessandro ha dei problemi personali e non lo vedo da una vita, e ha perso 40 chili quindi penso che l’ultima cosa che vorrebbe è pranzare all’indiano, mi restano solo Cristiana e mio fratello, mi sa, per le mie incursioni indiane (sempre a patto che quest’ultima cena pessima sia solo un caso. In tal caso non ci sarà una terza volta) 😀
Ovviamente, come vi dico ogni volta, non serve avere la Instant Pot per preparare questo piatto. Utilizzate pure una pentola con coperchio, la sola differenza è che per avere le carni morbide del pollo, dovrete cuocere decisamente più a lungo!
3 Comments
Pellegrina
21 Novembre 2022 at 16:44
Pensi si possa fare anche con la groppa del pollo a pezzettini? Ho comprato un paio di carcasse di quelle senza petto né cosce e cercavo una ricetta interessante. Potrebbero andare? Grazie.
Valentina
21 Novembre 2022 at 17:25
Assolutamente si
Pellegrina
24 Novembre 2022 at 21:17
Ho fatto prima questo perché il contadino martedì con la pioggia non è venuto, quindi niente Gobi.
È buono, ma lo devo perfezionare. Il taglio diverso ha richiesto una minore quantità di grasso anche se avevo tolto la pelle, altrimenti ci sarebbe voluto tutto il riso dell’India. Penso sia ideale il sot l’y laisse, perché con la cottura piano piano permette di sciogliere tutte le parti gelatinose delle carcasse.