Questa del 2019 è una primavera strana. Fa un freddo esagerato, per ben due volte, nel mese di Maggio, ho acceso il camino, ma solo perché mi rifiuto, psicologicamente, di pensare di dover riaccendere i termosifoni. Due o tre giorni fa invece Cristiana ha ceduto, ha acceso il camino e pure i termosifoni. Io resisto per adesso, ma oggi ho un torcicollo indescrivibile, per il freddo che ho patito stanotte.
Ed è una primavera insolita anche per il mio blog, che mai come in questi giorni si è tinto di verde, del verde di tutte quelle verdure che se da piccola mi avessero detto che da grande avrei addirittura desiderato, non ci avrei creduto.
E’ il caso degli asparagi, il cui amore per me è arrivato tardi, circa 3 annetti fa. Prima li collegavo al caratteristico odore quando si va al bagno dopo averli mangiati e a scene di asparagi lessi e svenuti, presentati al piatto, che mia madre preparava a mio padre, perennemente a dieta. Per anni ho rifiutato di mangiarli, poi mia sorella venne qui da me a Roma per qualche giorno e preparò un buonissimo risotto con gli asparagi da me tanto “temuti”, su cui grattugiai della scamorza affumicata anziché del Parmigiano, e fu amore.
Nel tempo li ho preparati in mille maniere, ma quest’anno ho dato il meglio di me, sicché vorrei dirvi che se non li amate, nei prossimi giorni, vostro malgrado, pubblicherò altre ricette che li prevedono, e forse vi converrà saltare direttamente a metà Giugno, mese in cui pubblicherò dell’altro. Ma finché è stagione di asparagi, devo pubblicarli in tempo (pena le cacacazzi che non ti considerano mai ma appena vedono la verdura poi ti dicono “eh ma non è stagione“).
Ammetto che ho imparato solo da poco a pulire gli asparagi come si deve. Sapevo, ad esempio, che per togliere la parte legnosa, si devono prendere in mano uno ad uno, e spezzare senza fare pressione e lasciando che l’asparago stesso, “scelga” dove spezzarsi. Il punto nevralgico di ciascun asparago è il confine esatto tra la parte buona da mangiare e la “scopa di saggina”. Prima pensavo che bastasse questo per non sentire più quelle parti durette in bocca. Ma avevo trascurato quelle punte laterali dei gambi, presenti anche sulla parte che si mangia. Quelle le lasciavo, ma anche in cottura, rimanevano dure, anzi, possibilmente diventavano pure più dure, e a me personalmente si conficcavano sempre in gola, pur restando a ruminare ogni boccone, al pari delle mucche, per interminabili minuti. Una di quelle punte rimaneva sempre rigida, immasticata, pronta a colpirmi all’ugola. Così poi ho deciso di toglierle, ad asparago crudo, con una semplice passata di pelapatate.
Oggi gli asparagi ve li presento dentro il cake più soffice che ho prodotto in 42 anni di vita (lo so forse nel blog ce ne sono 3 incluso questo di oggi, ma è pur sempre il numero totale di quelli che ho preparato), salato, ovviamente, che per me batte il dolce 10 a 0, e con il Parmigiano. Buono tiepido, è buonissimo da freddo, facile da preparare e se trovate gli asparagi piccolini, che sono più tenerelli e senza le punte micidiali, vi eviterete anche i passaggi della pulizia salvavita dei gambi.