Ed eccoci arrivati alla (mia) nota dolente.
Dopo centinaia di migliaia di volte che avevo provato a fare i cookies americani in casa, ebbene non mi erano mai riusciti. Mai. Fino a quando, avendo scoperto la passione per i libri di cucina in comune con la Bertuzzi, la Blonde Femme più famosa del Web, costei mi dice candidamente, parlando d’altro, di aver trovato la ricetta perfetta, senza ammazzamenti vari per cercare il dark sugar, e usando lo zucchero semolato e la melassa. La ricetta di California Bakery, scusate se è poco!
Ho pensato, pur avendo un pacco di dark sugar, “e se fosse quello che non mi ha mai fatto avere biscotti perfetti“? E così è stato. Questa è la ragione per la quale questi classici chocolate chip cookies li ho ribattezzati i Bertookies.
E ora venitemi a contraddire sul nome che vi propino freschi freschi due nomi di torte ribattezzate alla cazzum, e facciamo scopa!
Alla prima infornata, posiziono su una teglia ricoperta di carta forno sei palle di impasto, dopo il riposo in frigorifero seguendo attentamente le bertuzziane istruzioni, e miracolo, mi appaiono i biscottoni perfetti, tondi, enormi, scrocchiarelli intorno e crunchy al cuore. Foto di rito inviata a Federica, complimento che mi fa gongolare in risposta, inforno tronfia la seconda teglia.
Intanto Federica mi scrive, “sai forse a me non vengono così tondi come i tuoi perché io mi ostino a mettercene 9 per teglia, allora si uniscono, diventano un po’ quadrati“, e bla bla…. mi giro, guardo la teglia dal vetro del forno e… tragedia… si allargano ma non tanto quanto i primi, eppure io che sono un maniaco avevo pesato le palle, erano uguali… Sta di fatto che sono venuti buoni lo stesso ma più piccoli dei dischi perfetti venuti fuori alla prima infornata.
Mando la foto della seconda teglia a Federica e lei risponde “Ahhhhhh beh, volevo dire io“. E questo perché i cookies vengono bene alla prima infornata, e poi dalle seconda in poi, vuoi perché il forno è diventato più caldo, vuoi perché si plasmano le palline trasferendo all’impasto la saccenza di avere il mano l’embrione del biscotto perfetto, vengono bene ugualmente ma più piccini, più alti, meno frittellosi. Insomma, fanno un po’ il c…o che vogliono!
Però sono buonissimi, i migliori mai mangiati, e adesso so che dovrò fare anche quelli di Martha, perché Lucia ha comprato il libro dedicato solo ai cookies di ogni genere e forma e li ha preparati e Luca non smette di mangiarli e di chiederglieli, con buona pace del colesterolo. E quindi a breve pubblicherò una nuova ricetta degli stessi cookies, sempre che mi vengano bene, perché nelle preparazioni dolci per me è importantissimo il fattore C.