Che ci crediate o meno, questa è una ricetta del riciclo. Sissignore.
Le festività sono finalmente finite e sono certa che tutti come me avrete fatto scorte di viveri come se dovesse arrivare la fine del mondo e che ora avete in frigorifero o in dispensa derrate alimentari incompatibili con la dieta che tutti iniziano post Befana.
Ciò che la sottoscritta aveva acquistato in quantità veramente esagerata era il salmone affumicato. Mi sono lasciata tentare da una mega offerta delle sleppe enormi da 1 kg e ne ho prese due! Lo ho utilizzato in tutte le salse e maniera, dalle pennette al salmone alle bruschette, dentro cornettini da aperitivo di futura pubblicazione preparati a Capodanno ma validi tutto l’anno a rotolini di pane tramezzino (quello lungo e morbidissimo senza crosta) o di sfoglia di mozzarella (l’ho finalmente trovata all’MD). O semplicemente condito con olio, pepe e limone. Eppure più lo consumavo e più sembrava rigenerarsi, non finiva più. Memore della bontà delle lasagne al salmone ho pensato di riutilizzarlo per qualcosa al forno e mi sono ricordata dei conchiglioni rigati Di Martino, che giacevano nella dispensa “in cerca di autore”. La ricotta asciutta (Io utilizzo la Riccotta di Valcolatte) ce l’avevo ed è la sola che riesco a mangiare insieme ad altro perché ha un sapore addirittura dolciastro, unire tutto insieme con la cannella che io utilizzo al posto della noce moscata quando cuocio il salmone affumicato, è stata una conseguenza logica. Riempirci i conchiglioni è stato perciò un dovere morale e civile.
I conchiglioni non sono facilissimi da trovare, devo ammetterlo, vendono soprattutto i lumaconi che hanno un’apertura ambigua e non hanno, a mio giudizio, lo stesso effetto scenico dei conchiglioni, giacché la “morte” di entrambi è farli ripieni. Poi se non avete necessità di fare le foto, cosa che invece tocca fare a me, per portare avanti il blog, usate indifferentemente anche i lumaconi, purché siano effettivamente grandi così che al taglio (vanno fatti entrambi, sia conchiglioni che lumaconi, perlomeno a metà altrimenti vi strozzate) abbiate almeno un morso soddisfacente di pasta “ripiena”.
Per fortuna la Di Martino ci ha pensato, da pastificio meridionale dove si è abituati a mangiare bene e “imbuttunato”, li hanno creati della dimensione giusta. E poi oramai non sono io a dovervi dire che anche se non avessero avuto le righe, la pasta Di Martino ha quella ruvidità anche da liscia, anzi soprattutto da liscia, che trattiene il più scivoloso dei sughi o dei condimenti. Provare per credere. E se non la trovate nei supermercati, almeno non tutti i loro formati, il servizio di shop online è puntuale e velocissimo, insomma in breve tempo di attesa della consegna dell’ordine, riuscirete a soddisfare le vostre voglie di pasta.