Il 20 luglio scorso ho compiuto 42 anni. E quest’anno il mio regalo più bello è stato festeggiare il compleanno che di fatto non festeggio mai, insieme a Pit. Non la vedevo da mesi, dal dicembre precedente per essere precisi. Ero andata a Milano a vedere la sua prima recita di Natale dell’asilo nido, lei si alzava in piedi barcollando (un paio di mesi dopo avrebbe corso e saltato senza sosta trasformandosi in mamma cangura, ma questa è un’altra storia).
Prima che arrivasse ero piena di dubbi: mi avrebbe riconosciuta dal vivo, dato che mi parla sempre attraverso la videochat? Avrebbe avuto paura dei cani? Avevo messo bene la casa in sicurezza e resa abbastanza accogliente per lei? Alla fine appena mi ha vista è venuta subito in braccio alla sua “zia Tate”, dal seggiolone allungava pezzi di Flauto ai cani che si sono trasformati in esseri delicatissimi, si è baciata diverse volte in bocca con Nima (Oliva) e più volte ha preferito sistemarsi sui cuscinoni impelati dei cani invece che sul divano per guardare Peppa Pig.
Pit mangia di tutto, ma ha ben chiare le sue preferenze, e il carattere tignoso e ficcante che ha ereditato da entrambe le famiglie di origine, le fa rifiutare in modo categorico alcune cose. Fosse per lei, camperebbe con sogliola, formaggi, gelato e pizza. Mentre era qui, mia sorella le ha preparato un sugo per la pasta che mi ha fatto gola fin da subito, dal momento del taglio dello scalogno e delle zucchine per preparare questa vellutata, il cui esubero ha mangiato Paola, con crostini di pane, e che Pit ha mangiato come condimento di fusilloni che ha gradito anzichenò.
Assaggiando il risultato finale, per bilanciare la robiola, o il Parmigiano, o il sale, ho scoperto che quella crema era proprio buona… deliziosa veramente. E così ho deciso di rifarla, un filo più verde, per metterla sul blog, senza mescolare (subito) la robiola, ma presentandola sottoforma di quenelles che dopo la foto sono state mescolate alla vellutata di zucchine per ottenere il colore della foto qui sopra.
Così come negli Aristogatti, l’ho chiamata Crema di Crema alla Pit (era alla Edgar).
Inutile dirvi che, con la patata e i crostini dosati nelle quantità giuste, essendoci anche la robiola come fonte proteica, questo piatto è perfettamente bilanciato e dietetico. Potete mangiarla tal quale, o come fa Pit, come condimento per pasta corta. E’ veramente una squisitezza.
Un piatto saporito ma semplice e questo blog aveva bisogno di un po’ di semplicità e di semplificazioni. A volte non mi rendo conto che uso troppe spezie, o comunque spezie che non si trovano ad un supermercato. Magari i miei piatti invogliano pure ad essere rifatti, ma chi mi legge viene poi smontato dalla presenza di spezie particolari, tipo la miscela che prende il nome di Garam Masala, o il cumino, o il coriandolo fresco.
Questa ricetta è tutta “nostra” invece, essenziale, di facile esecuzione e di grande risultato, visivo, olfattivo e di sapore. E vi rimette in pace col mondo.
2 Comments
Luisa Sorrentino
21 Gennaio 2020 at 14:48
… chissà che Mario, sapendo sia una tua ricetta, decida di mangiare questa invogliantissima crema! Come sai, ha una certa avversione per i formaggi, ma… dove non potè il gusto personale, forse potrà il suo mito: la Signora dei Limoni!
Un abbraccio( tanto è virtuale, non ti si invade lo spazio vitale!)
Valentina
21 Gennaio 2020 at 19:26
Lo accetto molto volentieri l’abbraccio, me lo prendo tutto.