Sembra strano, soprattutto perché nel giro di pochi giorni, questa di oggi è la seconda ricetta con la mortadella che pubblico sul blog, ma a lungo a me la mortadella non è piaciuta. Se devo dirvela tutta, nemmeno ora mi piace troppo, sebbene in alcune preparazioni per me essa sia imprescindibile.
Però, diversi anni fa, girovagando svogliatamente tra i canali satellitari perché in TV non c’era niente di bello da vedere, mi sono imbattuta su una trasmissione che si chiama Com’è Fatto. In essa mostrano tutti i processi della creazione o realizzazione della qualunque partendo dalla ricerca della materia prima fino ad arrivare a prodotto finito e pronto alla distribuzione sul mercato. E quel giorno, tra la rosa di “oggetti e prodotti” della puntata, c’era la mortadella.
Ecco, vedere il processo della sua lavorazione, l’inserimento soprattutto di lunghissimi siluri molli di grasso (che costituiscono poi al taglio fino fino le palle bianche nella fetta rosa) mi ha disgustata. Quando utilizzo la mortadella nelle mie ricette, cerco infatti di guardarla il meno possibile, ed assoluta, come faceva il buon Funari che se la faceva scivolare in bocca dall’alto, tenendola tra due dita come gli antichi romani distesi mangiavano l’uva, non la mangio mai. La inserisco sempre e solo dentro qualcosa. Di solito quel qualcosa è la piadina, con tanto stracchino e insalata. O nel gateau di patate dove, a mio giudizio, è imprescindibile insieme alla provola affumicata.
Oggi l’ho inserita nelle crepes salate, che a differenza delle altre volte, ho chiuso a triangolo, domandandomi come mai non lo avessi mai fatto prima. Solitamente le arrotolo tipo involtino primavera, ma spesso vengono scambiate per cannelloni.
A questo proposito ho notato che nel Castello delle Cerimonie, spesso trattano le celebrazioni per la festa di Sant’Antonio, per onorare l’onomastico del compianto Boss, Don Antonio, e anche lì, i cannelloni vengono intesi come crepes arrotolate, e non come il cannellone che ero abituata a mangiare io, quelle rare volte in cui mia nonna li preparava (credo a memoria d’uomo che li abbia mangiati sempre e solo da lei, mai altrove, dove venivano preferite le lasagne), fatto di pasta all’uovo e a forma di tubo di scappamento. E anche a casa dell’Innominato, sua madre faceva questi cannelloni ai formaggi, sempre plasmandoli a partire da una crepe.
L’unione mortadella e pistacchi è vecchia quanto il mondo, non a caso in alcune mortadelle, i pistacchi vengono inseriti proprio nella massa rosa, insieme ai suddetti siluri di grasso, e al taglio ci sono queste bellissime macchioline verde tipico. La mortadella io la compro in vaschetta, non potrei sopravvivere a vedermela tagliare davanti dal salumiere, e di solito i pistacchi non ci sono mai, e così li ho aggiunti a pioggia a finire il piatto, e nella farcia formaggiosa, nella quale, udite udite, ho messo la ricotta (anch’essa ben camuffata con scamorza affumicata, robiola, parmigiano a profusione e un cucchiaio di besciamella densa).