Non è difficile capire il motivo per il quale questi biscotti prendano il nome di denti di lupo (dents de loup in francese). La cottura degli stessi, che avviene su teglie speciali, zigzagate, sistemati a cucchiaiate ben distanziate, gli conferisce la tipica forma a cuneo nella parte di sotto e a cunetta nella parte superiore, quella che “cresce” in cottura.
La “mia” personale storia con questi biscotti è un’epopea.
Ero a Tarquinia il giorno dopo una tempesta fortissima durante lo scorso autunno. Il Comune aveva dovuto far abbattere diversi alberi di pino, irrimediabilmente compromessi. Tra i vari segmenti di tronco sparsi per strada, decido di innamorarmi di uno in particolare…. potevo usarlo come sgabellino, sia per appoggiare le nobili terga sia per le foto, ma pesava quanto un elefante… e così, dopo averlo messo parallelo alla strada, lo stavo spingendo verso la macchina. Tanta l’emozione non mi ero accorta di aver acciaccato una cacca che, date le dimensioni, poteva essere dell’elefante nominato prima, tanto da sporcare non solo la suola della mia scarpa, ma anche il tessuto. Non ci ho voluto nemmeno pensare all’ipotesi di lavarla, me le sono tolte e le ho buttate via.
Unica salvezza poteva essere la mamma di Roberto che abita lì, e alla quale ho rubato un paio di pantofole stile lunga degenza al San Camillo per tornare a Roma. Mentre ero lì, arriva un corriere con un pacco proveniente dalla Francia. Si trattava di una serie di pacchetti di biscotti fatti in casa da Denise, un’amica di penna del padre di Roberto, la cui amicizia dura da cinquant’anni. E tra i vari pacchetti, o meglio sacchetti di plastica, di biscotti, c’erano queste sleppe lunghissime con un adesivo che recava il nome “dents de loup“. Inutile dire che a me di che sapore avessero non me ne poteva fregare di meno, erano così particolari che dovevo averli, rifarli, prepararli.
Tornata a casa ho cercato tutte le informazioni (pochissime) su questi biscotti e al primo scoglio, la teglia, mi ero già abbattuta. Senza nemmeno pensare alla possibilità di cercarla come teglia per denti di lupo, la cercavo infatti su Amazon.fr a prezzi esorbitanti, sia della teglia stessa che per la spedizione, sempre nel caso in cui avessi trovato venditori che spedivano in Italia… eh sì, perché data la nostra famigerata “furbizia” (leggi, paraculaggine), molti venditori stranieri non spediscono in Italia.
In ogni caso alla fine la ho trovata, in Italia, e ne ho prese due. E ho iniziato a produrre una serie di denti di lupo un po’ per regalarli tronfia del successo, un po’ per prendere le misure letteralmente con le teglie.
La sola ricetta che ho trovato, infatti, la recita in francese questo signore qua nel video che segue. E con una “indifferons” assurda, lui mette tre cucchiaiate di impasto su ogni linea… voi scordatevelo. In Francia quello che per loro è un cucchiaio, per noi è il cucchiaino da spacciatori. Se volete usare un cucchiaio da thé, ebbene, considerate che forse anche due palline di impasto potrebbero essere troppe. Questo perché la caratteristica dei dents de loup è che le punte stesse di ogni dente siano appuntite. Se, allargandosi, i biscotti si uniscono, ecco qua che le punte vanno a farsi benedire.
Una soluzione, per non avere due dents de loup che poi sono dents de lait de loup (cioè piccini, di lupacchiotto) è di usare una palla unica di composto, col cucchiaio italiano, metterla al centro di ogni linea, e aumentare le infornate. Altrimenti regolatevi, mettete solo due palline di impasto per linea, che però non siano più grandi di una nocciola col guscio. Capito? 😉
13 Comments
Silvia
25 Settembre 2017 at 18:43
Solo a leggere le proporzioni di burro mi sono amoureux “perdutemont” di questi biscotti… e poi la teglia si ricicla per grissini postmoderni!
Valentina
25 Settembre 2017 at 19:53
Brava, ecco, diglielo alla Mattesini, che ci si ingegna e si fanno anche i grissini triangolari 😀
Anna Laura Mattesini
25 Settembre 2017 at 18:58
Eh no, non ce l’ho lo spazio per un’altra caccavella, e nemmeno i soldi per un divorzio #mannaggiaate
Valentina
25 Settembre 2017 at 19:52
Ahahhahaha ma questa è davvero indispensabile.Devi fare così, devi decantare la bontà di questi biscottini al dottore, e lui ne desidererà talmente tanto uno, che dovrai dirgli che serve la teglia. Ma a quel punto sarà assolutamente desideroso, che cederà.
Anna
25 Settembre 2017 at 21:21
Sai che ogni teglia nuova per me è una sfida. Ammetto di non conoscere questi biscotti e questo aumenta la mia curiosità, temo ci sarà un acquisto prossimamente sembrano veramente buonissimi .
Valentina
26 Settembre 2017 at 8:17
Sono buonissimi e tanto particolari, ma in effetti sono semplici e francesissimi biscotti burrosi 😀 E cmq, sì, io credo che tu queste teglie debba averle!
elisabetta
26 Settembre 2017 at 11:40
E mi tocca comprarla sta teglia!!Sono carinissimi ed originali questi biscotti!
Valentina
26 Settembre 2017 at 12:03
Grazie Elisabetta, fammi poi sapere se la prendi e sono certa ne farai meraviglie!
Patty
26 Settembre 2017 at 16:45
Che biscotti meravigliosi. Ti confesso che il pacchetto conquistato a Napoli con la riffa più pazza del mondo se l’è sterminato il marito. Io me li ero assaggiati in viaggio, contemplando l’idea della prossima tazza di te con loro, incontro mai avvenuto dopo l’ingresso in cucina. Quindi la voglia mi è rimasta e prima o poi quelle teglie saranno mie.
Ah, dimenticavo…quelle foto sono magnifiche!
Ti abbraccio mia cara.
Valentina
27 Settembre 2017 at 7:33
Vorrà dire che se non fai in tempo a prendere le teglie tu per prima, li rifarò per te e prima o poi arriverà un corriere a suonare da te 😀
FedeB
27 Settembre 2017 at 20:29
Però dimmi dove le hai prese ste benedette teglie che adesso le voglio anch’io 😀
Valentina
28 Settembre 2017 at 7:27
Ahhahahahah su Amazon, e pure in Italia eh 😀 a fine articolo trovi il link per acquistarle 😀
isabella
15 Luglio 2021 at 11:04
Ciao, ho qualche anno più di te e ti racconto una storia di 25-30 anni fa. Le ricette allora le trovavi sui libri di cucina o sui giornali. Mi imbatto nella ricetta dei “denti di lupo” su un giornale, forse era pubblicizzata una marca di burro e accanto la ricetta. Ho cominciato da ragazza a cucinare i dolci, e ho voluto provarla subito. Per la teglia dei “denti di lupo” si prendeva della carta da forno, la si piegava a fisarmonica e la si infilava nelle griglie della griglia da forno.
Una bella idea per niente costosa, attenzione solo a fissare bene le estremità e non mettere troppo impasto. Un crollo dell’impasto nel forno brucia e crea un sacco di fumo in cucina 🙂
La ricetta allora me l’ero copiata nel mio quaderno di ricette. L’ho fatta spesso e poi l’ho abbandonata. Mi è venuta voglia di rifarla a distanza di tanti anni e approfitto di oggi che è freschino. Mi sono detta “ma cerchiamo su internet se esistono veramente questi denti di lupo!?!” e sono finita sul tuo blog 🙂