Lo so… ennesima ricetta cinese… voi mi dovete perdonare… e mi devono perdonare anche e soprattutto tutti gli utenti che con mia sorpresa mi seguono e leggono dall’India. Ogni giorno trovo decine di visite dall’India, e forse dovrei iniziare a pubblicare ricette indiane per questi inaspettati lettori 😀 mentre continuo imperterrita a preparare e condividere ricette cinesi o simil cinesi.
Tendo però a non farmi esperta di ricette di altri paesi, non mi basta mettere piede in uno stato straniero per sentirmi invasa dal sacro fuoco dell’onniscienza sulla loro cucina. Pubblico le ricette dei piatti che, di un determinato paese e cucinate da cuochi locali in un determinato ristorante, mangio così spesso da averne oramai immagazzinato il sapore o delle quali mi é stata insegnata la ricetta da chi la cucina (vedete il White Murgh, ad esempio). Ed é per questo che, a meno che Pradeep non mi insegni a stretto giro a preparare anche il Saag Aloo o il Butter chicken, qui sul blog non vedrete altre ricette indiane. Posso possedere tutti i libri di cucina del mondo ma lascio a qualcun altro farsi falso esperto di cucine straniere leggendo qualche introduzione e nozione su Wikipedia.
I miei lettori quotidiani dall’India se ne faranno una ragione (che poi vorrei capire cosa capiscono del mio blog tutto scritto in Italiano, eppure tornano ogni giorno).
Vi prometto però che questa sarà l’ultima ricetta cineseggiante per un po’.
Una delle ultime volte che sono stata dal mio amico “Luigi” (italianizzazione del suo nome cinese, impronunciabile) al suo ristorante, al rientro da Milano, ho scoperto questi involtini di gamberi fritti, nuovissimi, mai trovati in nessun altro ristorante cinese, bazzicato prima del Kirin. Li ho assaggiati, mi sono innamorata della croccantezza e della salsa di accompagnamento, e quindi gli ho frantumato i cocomeri per sapere come li dovessi preparare. Non ho accolto l’invito di Luigi ad entrare in cucina e vederli preparare dalle abili dita di qualche microscopica donna cinese, ma mi sono limitata a capire che oltre alla sfoglia per gli involtini primavera e gambeLetti, non c’era altro.
La salsa è agro-piccante ma assolutamente acquistata, e quindi ho detto: e che ci vorrà mai?
In effetti niente ci vuole, solo un pochino di manualità per capire come si chiudono i rotolini. E, come oramai sapete, non amando i gamberi classici, che in cottura diventano minuscoli, ho usato le mie amate mazzancolle.
La salsa la ho trovata sul sito di Kathay. Luigi non poiteva darmene un po’ della sua, non era igienico, disse. Ma mi descrisse la bottiglia, dicendomi, sopra c’è un pollo. Io mi aspettavo un pollo tipo Los Pollos Hermanos, stilizzato o cartoonizzato. Invece quando ho iniziato la ricerca, mi è apparsa la foto di questa bottiglia con sopra un pollo arrosto ben apparecchiato su un vassoio.
Mi mancava soltanto capire bene come sigillare i rotolini, e ho fatto qualche ricerca su internet. Ho scoperto che di fatto questi involtini di gamberi si chiamano Firecracker Shrimps, e ho seguito le indicazioni del video qui sotto solo per la chiusura dei rolls. La tizia del video li cosparge di una salsa thai piccantina, la prossima volta proverò anche quelli (tra un milione di anni, quando finirò la dieta).
I miei sono semplici, solo arrotolati nella sfoglia degli involtini primavera (che a differenza di quella per wonton non fa le bolle in superficie durante la frittura) e fritti per immersione in abbondante olio di semi. Se volete, potete avvolgere ogni gambero prima in una foglia di basilico e poi nella sfoglia di involtino primavera, o spennellarlo della stessa salsa che usate per intingerli. insomma, è una ricetta molto personalizzabile, ma che io non ho personalizzato affatto.
Il motivo è che adoro quella salsina agro piccante. Ha un gusto strano, il piccante viene dopo, ma il primo gusto che si sente è simile alla marmellata di albicocche. Luigi non mi ha saputo dire come sia fatta, in effetti, anche perché non è una salsa cinese ma thailandese, ma indagherò. E chissà che non ci sia davvero della frutta dentro!
16 Comments
Cristiana
1 Ottobre 2018 at 9:17
In India ci saranno sussulti
Valentina
1 Ottobre 2018 at 9:29
Ahahahahahahhahahahahahahahahahhahahahahahhahahahaha
Pellegrina
4 Ottobre 2018 at 20:19
OT: visto che ami le ricette di gamberi ti farei una domanda tecnica, fosse mai che c’è un trucco come quello delle melanzane.
Per tutto il pesce amo cotture veloci o crudo. Ma ogni volta che tento di saltare i gamberi, che mi piacciono diciamo dorati all’esterno ma cotti molto rapidamente, dopo un inizio promettente ma mentre sono ancora translucidi e non cotti, quelli iniziano a buttare acqua e anziché saltati finiscono ammollati e sgradevolmente bianchicci e sfatti.
Ci sarebbe un modo di evitarlo?
Grazie!
Valentina
5 Ottobre 2018 at 7:55
Ciao Pellegrina, buongiorno. Dunque, la prima cosa che mi viene da domandarti è che strumento usi per saltarli. Io utilizzo o una wok o una piastra tipo teppanyaki, che faccio prima riscaldare sul fornello a fiamma alta. Dopo qualche secondo lancio un pochino di acqua sul metallo rovente e se immediatamente evapora, abbasso la fiamma e li salto. Una voltata, una girata e via. Senza olio, senza nulla. Il mio segreto è quello di farli cuocere pochissimo, come piace anche a te, purché la piastra sia veramente rovente. Per quanto riguarda l’interno che resta traslucido, altra domanda stupida che ti faccio è: pratichi il taglietto sul dorso del gambero? Io lo faccio comunque per togliere il filino nero intestinale. Quello serve anche a far penetrare meglio il calore al cuore del crostaceo. Inoltre, siccome l’ultimo pezzetto è meno spesso rispetto al corpo del gambero, io lascio sempre l’ultimo anello di carapace e la codina, così che non abbia una cottura inevitabilmente diversa dal resto del corpo.
Pellegrina
5 Ottobre 2018 at 20:58
Caspita quante cose. Dunque: uso una semplice padella antiaderente. Il wok non ce l’ho, del resto non faccio quel tipo di cucina. Ho una banale piastra/bistecchiera in ghisa pretrattata: potrei provare ad arroventare quella.
Il budellino lo sfilo dalla parte alta del gambero decapitato e sgusciato e in genere cerco di non aprire il dorso per non sprecare la polpa. Ma se è necessario per la cottura…
Suggerimento geniale invece quello della codina. E’ vero: lo spessore lì è molto minore.
Pellegrina
6 Ottobre 2018 at 14:45
Ma sono perfetti! Provati oggi sulla piastra in ghisa. Proprio come dici tu: senza olio né nulla e nemmeno il taglietto sul dorso (erano gamberi piccoli, quelli rossi, perché dopo avere mangiato cartone con ogni sorta di crostaceo atlantico ho smesso di comprarli) ma con la codina.
Unica precauzione trovare un oggetto con cui girarli perché essendo così piccoli ci si scotta facilmente. Magari un paio di pinze.
Grazie!
Valentina
6 Ottobre 2018 at 16:59
Si io utilizzo sempre le pinze qualsiasi cosa cucini. Ne ho di metalliche, con punta più o meno larga a seconda di cosa devo “rigirare”, ma pinze, definitivamente 🙂
Pellegrina
10 Ottobre 2018 at 0:33
In attesa di trovare il negozio fornito delle pinze giuste ho provato questa cottura anche per il pesce spada che è venuto benissimo.
Mentre tu fai la dieta io sono arrivata alla fine della mia, dopo 15 mesi, di cui tre di “ricaduta” e 11,3 kg persi.
Non spero di mantenere questo invidiabile peso sul lungo periodo, ma di non ritrovarne la maggior parte sì. Speriamo bene… ma il motivo per cui te lo scrivo è che nel tuo blog, come in tre o quattro altri ho trovato delle ricette, oltre che delle storie, che mi hanno reso possibile portare a termine questa fatica dalle grandi soddisfazioni.
A volte ho dovuto ritoccarle per adattarle alle dosi e agli ingredienti che potevo mangiare, ma ho sempre cercato di rispettarne lo spirito e la cultura alimentare.
Poiché tutti questi spunti mi sono stati di vero aiuto volevo ringraziarti.
Valentina
10 Ottobre 2018 at 6:45
Non sai quanto, le tue parole, arrivino sempre come una ventata fresca e una “carezza” in un certo senso per me. E con queste parole ho scoperto che, anche nel mio blog, forse si riesce a trovare qualcosa che sia anche un po’ “sano” o che ne abbia la pretesa o la potenzialità . Quando fu il mio turno di vincitrice del The Recipe-tionist, una ragazza che alla fine cucinò ben 6 ricette delle mie, che ha una gravissima intolleranza al lattosio e che non mangia pollo (praticamente tutte le mie ricette di carne sono col pollo) riuscì lo stesso a trovare tante cose da poter rifare e giocare, e io rimasi incredula. Non facevo che scusarmi con lei perché ero certa avrebbe trovato difficoltà date le sue intolleranze, e invece, in quel caso così come nel tuo, mi sono trovata sorpresa a scoprire che qualcosa a portata di “tutti” c’è. Grazie a te, invece, per seguirmi così costantemente.
Pellegrina
18 Ottobre 2018 at 23:01
Ma grazie a te della pazienza. Ci sono molte ricette abbordabili nel tuo blog, e molte che ritoccate un po’ lo diventano. Se sono riuscita a rendere compatibile con la dieta la pie tutto si può fare!
Ma a me piacciono soprattutto i tuoi fritti che non ho mai avuto il coraggio di mettere in cantiere, dieta o non dieta. (-:
Quanto alle pinze raramente compro online, anche per il piacere di fare shopping direttamente. Però il link mi sarebbe molto utile per capire il modello e magari la marca!
Valentina
19 Ottobre 2018 at 16:59
Eccomi, scusa per il ritardo ma ho avuto dei giorni orribili. Ecco il link https://www.amazon.it/Chef-COIX360330-Pinza-Acciaio-Grigio/dp/B00DYSQF7W/ref=sr_1_19?ie=UTF8&qid=1539961103&sr=8-19&keywords=pinze+cucina
Valentina
10 Ottobre 2018 at 6:45
Per le pinze, se acquisti su Amazon, posso darti il link di quelle che ho io e che adopero di più.
Pellegrina
20 Ottobre 2018 at 14:00
Ma sono proprio pinzette XL! Grazie comincio a cercarle.
Valentina
20 Ottobre 2018 at 14:02
Si si sono grandi tanto quanto una cucchiarella di legno o una schiumarola… per me sono estensioni delle mani
Pellegrina
6 Novembre 2018 at 19:02
Eccomi felice proprietaria di un paio di pinze lunghe quanto il mio avambraccio, collaudate su delle sarde aperte a libro, magnifiche, extralarge, finite arrosto sulla piastra rovente come tu mi hai insegnato e mangiate con gran gusto: sono rimaste intere anche se la piastra non era unta e le pinze hanno fatto egregiamente il loro lavoro. L’unica cosa cui abituarsi sono le dimensioni, si fa quasi fatica a stringerle per quanto sono lunghe. Comunque un attrezzo davvero utile! Grazie, P.
Valentina
7 Novembre 2018 at 6:41
Grazie a te <3