Vi capita mai di aggiungere ai preferiti un link su Facebook, o una pagina web, che contiene una ricetta che vi attira irrimediabilmente? A me capita di continuo tant’è che ogni tanto mi tocca aprire l’elenco dei preferiti sul Mac e fare un dominae repulisti anche di quei link che magari mi facevano gola solo in quel dato momento e che, a riguardarli, la sola cosa che mi stimolano è di fissare una seduta psichiatrica.
Tutto questo non accade però mai quando le ricette sono di Maria Grazia Ferrarazzo Maineri, del blog Gli Esperimenti di Mary Grace, che ammiro per la sua grazia, eleganza.
Nomen Omen si dice…. ed è così nel suo caso. La grazia di Maria Grazia è per me proverbiale. Mai una foto fuori posto, finanche le istantanee delle sue colazioni, sono sempre eleganti, bilanciate, mai una parola fuori posto, ti sembra sempre di essere lì, seduta a quella tavola piena di luce a gustare con lei biscotti, ciambelline, polpettoni di pollo come lei solo sa e può.
Non più di una settimana fa Maria Grazia ha preparato la ricetta che lei stessa ha definito “sacra” della fugassa, la morbidissima Focaccia Genovese, della sua famiglia.
E in quel caso non ho messo nessun preferito all’elenco già ormai da riscremare, ma ho preso Kitchen Aid, lievito, sale grosso, e la ho preparata, addirittura in tempo prima che facesse buio, per fare alcune tra le foto più belle che mi vanto di aver scattato.
La sola cosa che ho variato della ricetta di Maria Grazia è stata la teglia da utilizzare.
Nel suo “antefatto” alla ricetta lei scrive, in maniera simpaticissima, delle diatribe che ogni volta, prima della scoperta della ricetta sacra, avvenivano in casa sua tra i suoi familiari, riguardo a quanto soffice dovesse essere la focaccia che lei avrebbe preparato.
Chi la voleva bassa ma soffice, chi più “scrocchiarella” come diciamo qui in bassa Italia, chi soffice ma col cornicione croccante… insomma io sono del partito della alta e soffice, ben saporita e da spaccare per darle quel tocco di romanità farcendola con la mortadella fina fina.
Ed è per quesata ragione che la mia teglia misura 30x23cm a dispetto della sua che misura 39x30cm. Va da sè che la mia è venuta alta, sofficissima, profumatissima… e poi basta che sbavo sulla tastiera.
A Genova abbiamo dei parenti che, a causa di incomprensioni databili al 2004, nessuno frequenta più. Quando mia nonna era ancora viva e noi eravamo piccoli, trascorreva almeno 20 giorni ogni estate a Genova da sua cognata e ci portava sempre con sé. E’ stato in quegli anni che ho mangiato la fugassa per la prima volta e poi mai più, anche perché per esperienze tremende con alcune persone a Genova (per fortuna dei genovesi non native genovesi) ho sempre evitato finanche di passarci con la macchina andando in Piemonte. Mangiavo un pezzo di focaccia tutti i giorni, sia questa di cui vi sto per scrivere la ricetta, sia quella sottile al formaggio, non coperta come quella più famosa di Recco, ma completamente ricoperta di prescinseua, quel formaggio spalmabile così difficile da trovare che ho finito per sostituire con lo stracchino.
Ricetta e procedimento sono esattamente quelli dell’autrice.