L’arrivo della primavera, lo sbocciare dei fiori, gli alberi pieni di boccioli multicolore, il riempirsi dei prati rustici di pratoline, pisciacani (tarassaco, quelli gialli tipo stella) e nontiscordardime, almeno a me fa venire voglia di scampagnate, di gite all’aria aperta, di pranzi al sacco. Premesso che poi mi passa subito perché mi metto a pensare alle formiche, alle vespe e alle imprecazioni che tiro, io di fatto adoro i picnic.
Oltre ai classici tramezzini, di cui mi nutrirei a vita, e ai panini fatti di baguette tagliate a tronchetti e farcite tipo muratore, con mortadella, o con prosciutto e mozzarella di bufala, un classico delle gite domenicali, delle scampagnate, del Sud Italia, è la frittata di maccheroni. Mia mamma la preparava spesso, quando andavamo d’estate, a fare la gita annuale sul Pollino, un monte che si trova al confine tra Lucania e Calabria. Potevamo aver portato anche il bue grasso, ma la frittata di maccheroni ci doveva stare sempre. La sua era eretica, senza pomodoro, come pare invece si usi farla nel napoletano. Non la ha nemmeno mai condita (salame, scamorza, ecc), era semplice, solo uova e molto formaggio, pepe probabilmente e spaghetti. Pure buona, ma un po’ “intorzava“.
Mentre agli adulti piaceva, a noi ragazzi invece no, e preferivamo panini classici, durante queste gite. Con gli anni, quando ho messo in moto la macchina dei ricordi, ho sentito quasi la voglia di rimangiarla, quella frittata di maccheroni di mia mamma, anche se, per tutte le volte che la ho fatta, non la ho mai lasciata semplice con 3 ingredienti, come la sua. Una volta ho aggiunto scamorza e salame napoletano, un’altra volta c’era qualcosa di piccante, e a questo giro ho cambiato pure il formato di pasta. Capellini d’angelo anziché spaghetti, e ho utilizzato spinaci e porri per la farcitura.
Il risultato mi è piaciuto molto, anche se, dovendola rifare, probabilmente salerei di più le uova, aggiungerei decisamente più formaggio (diciamocelo, gli spinaci sanno di pochino, eh) e non riutilizzerei i capellini d’angelo. Infatti, sebbene siano ben distinguibili nella fetta in foto, in bocca si sciolgono, non si sente la loro consistenza, cosa che avviene invece con gli spaghetti.
Allora, mi direte, che la hai pubblicata a fare? L’ho messa online perché di fatto è buona, ma la consistenza del capellino d’angelo deve piacere. E nonostante la abbia mangiata poi tutta, nell’arco di una giornata, la rifarei, ma con gli spaghetti. Utilizzerò invece prossimamente i capellini d’angelo per preparare uno sformatino monoporzione che ho trovato su un libro, i Piatti dimenticati.