Trent’anni fa… fa quasi impressione dire trent’anni fa. Ebbene trent’anni fa nasceva mio fratello, proprio oggi.
Ricordo ancora bene quando mia madre ce lo disse, di essere incinta. Io e Paola eravamo al mare con i nonni, a Sibari, e oltre a sole 2 cabine telefoniche sparse nel villaggio, senza un filo d’ombra, mio nonno preferiva portarci a Sibari Stazione dove c’era una tabaccheria che aveva due cabine interne, col sedile in pelle lisa, le pareti anche in pelle, che negli anni avevano accumulato il puzzo degli aliti di chiunque ci avesse speso dentro un po’ di tempo e che erano talmente piene di “umori” da sembrare di linoleum, e che permettevano di fare telefonate senza l’ansia dei gettoni (ma con la fretta di uscire da quell’odore soffocante) e alla fine si andava in cassa e si pagava.
Avevo dieci anni e ricordo che, inconsapevole che mia madre avesse una minaccia di aborto che la costrinse a stare a letto circa 6 mesi, perché non capivo cosa fosse un aborto a 10 anni, ero arzilla che di lì a poco avremmo avuto un fratellino. Tornati a Marina di Sibari lo dissi a tutte le amichette del tempo con cui correvamo in bicicletta e giocavamo alle bambole o inventandoci tè improvvisati entrando a raccogliere le pietre da incollare nella villetta del dottor Guerra.
L’estate successiva saremmo arrivati a Sibari con mio fratello e tutte sarebbero venute a fargli visita, mi sentivo importante, una mamma in seconda. Tralasciando il fatto che da quell’estate in poi ogni volta che veniva a Sibari mio fratello aveva una malattia nuova, dalla vitiligine a chiazze sulle braccia (per fortuna guarita grazie ad un unguento sperimentale che gli diedero all’idi qui a Roma) alla sesta malattia, dalle convulsioni a una sorta di candida sulla lingua, insomma da 30 anni ho un fratello, che continuo a considerare il piccolo di casa e a ricordare quando zompettava e correva nel corridoio di casa di mamma ad ogni acquisto di scarpe nuove, che gli conferivano velocità e potenza del salto, o si irrigidiva come inamidato quando indossava le “scarpe da matrimonio” e andava “tacchettando” in giro per le stanze.
C’è stato un periodo poi in cui mio fratello riportava tutte le cose che gli dicevano gli amici e, al rientro a scuola dopo le vacanze estive, raccontò che un suo compagno, in risposta al suo racconto che durante l’estate appena conclusa aveva pescato con Gigino tirando la rete di notte a Sibari prendendo anche un cavalluccio marino, gli disse che invece lui aveva pescato la “munia”, pesce inesistente (ma questo ragazzino aveva una fervida immaginazione). Da lì a chiamare mio fratello “mummia” ci volle poco, eravamo le sorelle più grandi ed era quasi logico sfotterlo un po’.
Quando aprii il blog DiVerdeDiViola, mi avvicinavo alla cucina in maniera “seria” nel senso di continuativa per la prima volta.
Era il 2013, sono trascorsi 5 anni, molte delle ricette pubblicate nella prima versione di quel blog che ora nemmeno esiste più (ho lasciato che scadesse senza rinnovare il dominio) nemmeno le preparo più. Alcune però sono rimaste nel mio cuore, seppure di una semplicità imbarazzante, per diverse ragioni.
Alcuni accostamenti mi sono piaciuti e ho continuato a prepararli (vedi l’hamburger di Salmone e quinoa), altri, come l’hamburger ripieno di taleggio non avevano avuto questa “riuscita” e quindi non mi sono nemmeno preoccupata di rifarli per pubblicarli su Profumo di Limoni. Molte ancora devo trasferirle, ma per farlo devo scattare fotografie nuove, sia per l’orrore degli inizi, sia perché ne ho smarrito dopo l’hackeraggio, ogni traccia fotografica, che non sempre è un male 😀
Il flan di zucchine, menta e Feta è uno di quelli, aspetto solo che le zucchine siano di stagione, non perché io segua le stagioni, come ho già avuto modo di dire tra le righe di questo blog, ma perché le zucchine se non sono di stagione non sanno assolutamente di niente.
L’altro giorno ho invece rifatto una ricetta semplicissima che mi scrisse in chat al volo il mio amico siciliano Francesco Messineo, detto il Messi, questi gamberoni marinati in sfoglia al sesamo. I gamberoni mummificati li chiamai e li pubblico proprio oggi che cade il compleanno di mio fratello, ex “mummia”. La pasta sfoglia è comprata, Buitoni, e non serve molto tempo, solo un’oretta di marinatura dei gamberoni.
L’ho preparata perché dopo mesi sono tornata a comprare del pesce perché c’era una bella giornata di sole e mi era tornata la voglia di fotografare. Era tanto che non lo compravo, di solito quando acquisto il pesce lo fotografo anche, ma i mesi infiniti di pioggia e neve mi avevano “ucciso la salute”. E poi è una preparazione che ho sempre fatto spesso, perché è veloce, perché si utilizza la pasta sfoglia comprata e tutto sommato sono altamente personalizzabili.