Gelatino al limone

27 Agosto 2017Valentina

Prep time: 10 Minuti

Cook time:

Serves: 8

Questa è la prima volta che scrivo di mio nonno, vuoi perché i ricordi in cucina legati a lui sono davvero pochissimi, sia perché, quando è mancato, dopo averlo visto “addormentato”, con una smorfia di dolore sul volto, mi si sono completamente annullati tutti i ricordi di lui in vita. Non ricordo più nemmeno che voce avesse, ho solo delle sensazioni ed ho fatto miei i racconti ed i ricordi degli altri miei parenti, che riguardavano lui. Ed è solo per questo che oggi posso parlare di lui, essendomi appropriata di ricordi non più miei.

Con gli anni ho sperato che la memoria tornasse ma niente da fare. Di mio nonno ricorderò solo l’ultima volta che lo ho visto, con indosso il pigiama verde scuro con i cuori di mio padre. Ed è per questo motivo che 6 anni fa, quando è mancata sua moglie, mia nonna, quella di cui parlo sempre, quella dei panzerotti e delle patate attappate, non sono andata al funerale. Avevo paura di perdere e cancellare completamente anche tutti i ricordi che ho di lei e con lei, e con i quali spesso porto avanti questo sito, con aneddoti, racconti e dialoghi riportati.

Anche se non ricordo più la voce di mio nonno, ricordo però alcune cose legate alla “tavola” che lo riguardano, come una voce fuori campo di cui non se ne vede il volto.
Ad esempio, tutte le Vigilie di Natale, a casa mia si preparavano gli spaghetti con le vongole, non perchè ne fossimo particolarmente ghiotti, ma perchè a lui piaceva averle a tavola per tradizione.
E ogni anno era una litigata con mia mamma. Una volta la pasta era cruda, un’altra volta era “molla”, un’altra volta ci voleva l’alicetta (acciuga sott’olio), un’altra volta mancava la noce o “il forte” (= il peperoncino). Ma alla fine li mangiava sempre con gusto.

Il primo Natale successivo alla sua morte, non abbiamo cucinato gli spaghetti alle vongole, e la cena della Vigilia è stata particolarmente silenziosa. Solo mia nonna alla fine pianse, pianse per tutti noi che per lei facevamo finta di niente, pianse perché le mancava qualcuno da “cazziare” a tavola, ma era un modo per esorcizzare il fatto che le mancava il suo qualcuno a cui fare gli auguri.

Prima del compimento dei 62 anni, mio nonno costrinse mia nonna a cucinare in maniera salutista, perché una zingara gli aveva vaticinato il futuro dicendogli che non sarebbe arrivato ai 62 anni di vita.
Pertanto (chiudete occhi ed orecchie) mia nonna non poteva assolutamente friggere o cucinare nell’olio niente che dovesse mangiare lui, e perciò lei preferiva acquistare del pesce che aveva più senso cuocere al forno anzichè la carne, come lui voleva che lei facesse. Superati poi i 62 anni, mio nonno si diede alla pazza gioia, preparandosi spesso anche da solo, cose di cui si era privato negli anni della profezia… mangiava “biscuttini” dalla mattina alla sera incurante delle dosi massicce di burro in essi contenute, beveva chinotto e uno dei suoi “vizi” preferiti era l'”uovo fritto”, l’uovo a occhio di bue.

Altra cosa che mio nonno amava fare, erano i gelatini al limone, quelli che a Roma si chiamano grattachecche. Lui non faceva altro che preparare una limonata concentratissima ed estremamente zuccherina, con acqua calda affinché lo zucchero si sciogliesse completamente, e riempiva con essa dei bicchierini di plastica da caffè. Quei bicchierini finivano nel freezer e, per mangiarli, si dovevano grattare per ore col cucchiaino, compiendo il classico gesto dei grattacheccari di Roma.
Era più la fatica di noi nipoti per grattare il “gelatino” che quello che di fatto riuscivamo a mangiare prima che tornasse impietosamente allo stato liquido, ma i gelatini al limone finivano subito.
Dopodiché mia nonna acquistò i primi stampi da ghiaccioli, con manico e stecco rosso e formina trasparente. Anche sugli stecchi il ghiaccio era simil-roccia, e noi nipoti li masticavamo direttamente, così che al terzo utilizzo mia nonna dovette buttarli.
Ancora oggi mi è rimasta questa passione, ma non avevo mai fatto il “gelatino” del nonno prima di oggi, però fin da piccola, il mio gelato preferito è stato la Granita di Limone (in alternativa il classico e banalissimo ghiacciolo al limone).

Ho preparato una granita vera e propria e non i blocchi di ghiaccio al limone di mio nonno, per motivi fotografici, ma non vi nascondo che a casa mia nel freezer troverete i blocchetti del nonno. Per la realizzazione della ricetta, che poi ricetta non è perché è un semplice procedimento di “granitificazione” (che non si dice) della limonata classica, ho utilizzato i limoni provenienti dalla mia limonaia. Bio, non trattati, e di cui ho utilizzato anche la scorza.

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Gelatino al limone (granita homemade)

  • Prep time: 10 minutes
  • Total time: 4 hours
  • Serves: 8

La granita al limone fatta in casa, senza sciroppi, ma con una dolcissima limonata homemade.

Ingredienti

  • 6 Limoni
  • Acqua
  • Zucchero semolato, qb

Procedimento

  • 1)

    Preparate una limonata molto concentrata utilizzando il succo e anche la buccia dei limoni. Io ho utilizzato limoni biologici non trattati della mia limonaia pertanto ne conosco “vita, morte e miracoli”, ma se decidete di utilizzare la buccia come nel mio caso, fate in modo di avere certezza sulla provenienza dei limoni. La presenza della buccia darà un gusto esageratamente intenso di limone alla vostra granita, perciò o la dosate a seconda del vostro gusto, o aggiungete più zucchero successivamente.

    Allungare la limonata con acqua tiepida e aggiungere lo zucchero. L’acqua deve essere calda perché permette allo zucchero di sciogliersi.

    Porre la ciotola con la limonata in freezer, e ogni 30 minuti mescolare con un cucchiaio. Fare questa operazione per almeno 4 ore (8 mescolate). In questo modo si crea lo stesso effetto che si otterrebbe utilizzando un tritaghiaccio, che personalmente non ho, e i cui risultati si vedono nelle foto.

Notes

Volutamente non ci sono quantità negli ingredienti, il gelato al limone sta tutto nel sapore che voi preferite per la vostra limonata. C’è chi la preferisce amara, chi dolcissima, chi mette poca acqua e tutto limone… insomma, questa ricetta è a sentimento.

2 Comments

  • arabafelice

    28 Agosto 2017 at 9:29

    Ma lo sai che anche per me il preferito è il gelato al limone, e questa grattachecca ricorda tanto la granita che mia nonna ci faceva quando andavamo da lei per l’estate. Solo che il gusto del limone mi piaceva così tanto che metà spariva dal freezer prima che potesse solidificarsi 😀
    Bentornata online, Valentina!

    1. Valentina

      28 Agosto 2017 at 9:32

      Grazie Stefi <3 Anche a noi succedeva la stessa cosa. Insomma o lo mangiavamo simil paleontologi, oppure bevevamo una bibita ghiacciata 🙂

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