Un anno fa, di questi tempi, inviavo ai responsabili della comunicazione di De Rica questa ricetta, per una raccolta a tema scampagnate, cartacea e digitale, disponibile cliccando qui.
Mi avevano inviato un pacco enorme pieno dei loro prodotti, e oltre ai sughi che godono di fama universalmente riconosciuta, ho trovato una serie di lattine di legumi. Packaging accattivante a dire poco, e prodotti di una bontà sopraffina, che però non trovo ancora al supermercato. Dovevo scegliere tra uno dei prodotti per preparare una ricetta adatta alle scampagnate ed ai picnic, e dopo essermi scervellata, ed aver escluso il pomodoro quasi subito (non amo il pomodoro e le cose al pomodoro da mangiare fredde), ho pensato a una ricetta che da tempo volevo preparare, ossia i ceci speziati. Mi sembrava però una ricetta troppo sdoganata e semplice, e così li ho utilizzati come aggiunta croccante ad una insalata fresca, che è perfetta da mangiare anche tiepida, e che preveda sempre spezie, come speziati sono i ceci.
Io devo essere sincera. Non sono una persona da picnic. Sebbene abiti in campagna, circondata da verde, alberi, fiori e fauna di ogni tipo, detesto gli insetti, e in primavera inizia per me una lunga agonia. Senza voler tenere conto dell’allergia, che mi inizia a funestare da marzo fino a fine ottobre, tenendomi in un perenne stato di cimurro e naso rosso tipo Mastro Ciliegia di Pinocchio, in primavera iniziano a comparire tutti gli insetti più strani e fastidiosi e brutti e terrificanti del mondo. Cimici i primis, cavallette, forbicicchie, scarabei, falene, vespe, vesponi, libellule… ricordo che un giorno ho passato sei ore fuori casa perché avevo aperto tutto per via del caldo ed in casa era entrata una libellula gigante, che non sapeva uscire. Ho atteso che arrivasse il mio giardiniere e la cacciasse. Era impazzita, sbatteva, senza morire, da muro a porta, da vetro a mobile, tra l’altro facendo dei rumori assurdi.
Picnic io non ne faccio praticamente mai, da quando ho consapevolmente iniziato a temere qualsiasi insetto, strisciante o volante che sia, e scoprirmi allergica ad alcuni di essi. Memorabile è stato lo shock anafilattico al centro commerciale lo scorso agosto, a seguito di un morso di ragno sul lobo dell’orecchio, probabilmente nel reparto giardino di Leroy Merlin.
Nemmeno ceno fuori in terrazza (e io ho una signora terrazza di circa 100mq non un balconcino dove mi siedo e sbatto o le ginocchia) perché l’ultima volta che l’ho fatto, a casa dei miei vicini, seduta sotto a un lampioncino, sono stata letteralmente trafitta da un ammazzasomari arrivato veloce attratto dalla luce. Stordito dall’impatto violento contro il lampioncino, é cascato e mi si é conficcato nella pancia. L’istinto alla conservazione della vita me lo ha fatto lanciare via dalla pancia con un manrovescio, mentre urlavo in aramaico antico, ed é morto pochi istanti dopo, annegato nella ciotola dell’insalata, nella posa di aceto (io ho dovuto invece farmi iniettare l’adrenalina). Qualcuno ancora pensa che sia morto di infarto a seguito delle mie urla ma tant’é.
Quando ho provato ad andare nelle aree da picnic allestite coi tavolini e i bracieri nei boschi del viterbese, ho sempre trovato vespe affamate e incazzate che mi hanno rovinato la giornata e il pasto. I pranzi al mare non ne parliamo proprio, eppure sono sempre andata attrezzata di borsa frigo con coccini vari pieni di cose fresche e sfiziose. Una volta era la sabbia, un’altra il vento, un’ altra ancora la vespa incazzata (che per me é una costante, come la nuvola per Fantozzi).
Ricordo però con piacere i picnic che facevamo con la mia famiglia e i loro amici del mare sul Pollino, dove i mangiarini erano ben diversi dalle moderne schiscette oriental style o dai vasetti pieni di cose buone stratificate. Forse la vespa incazzata era anche lì, ma tanto io mangiavo correndo e giocando in moto perpetuo con gli amici, quindi nemmeno me ne accorgevo.