La scorsa settimana, il mio amico dietista Simone Adami, mi ha chiesto, apprezzando tanto i miei scatti e le mie ricette, se avessi da dargli fotografie di una insalata di riso alla maniera classica, perché sua intenzione era quella di scrivere un post un po’ provocatorio, alla sua maniera, su quanto una insalata di riso sia migliore di una poké, che ora va tanto di moda. Mi sono resa conto che ho una sola ricetta di insalata di riso alternativa ma non ho mai fotografato quella classica, perlomeno quella che da tutta la vita si è cucinata a casa mia.
E così, lusingata dalla richiesta di Simone, a cui non volevo dire di no, mi sono presa 24 ore di tempo e mi sono preparata la più instagrammabile delle insalate di riso ever. In effetti sebbene lui si sia sperticato a farmi ringraziamenti e complimenti, sono io che devo ringraziare lui, perché con la sua richiesta mi ha spinta a preparare per il blog anche questo mangiarino classico estivo di casa mia.
Ammetto che spesso, anche in inverno me la preparo lo stesso una specie di insalata di riso, soprattutto quando la sera sono a casa da sola. Versione surrogata eh, riso, uovo sodo (per me immancabile in qualsiasi versione dell’insalata di riso), mais e tonno. Ma il massimo si ottiene in estate, dove è anche normale sdoganare sottaceti, funghetti e olive.
Ne parlavo qualche giorno fa con il mio amico Francesco Messineo, proprietario insieme a suo fratello del marchio Komosee, che commercializza prodotti siciliani di eccellenza, che raffinando i miei gusti, la mia insalata di riso col tempo, fatte salve alcune eccezioni (uovo sodo e tonno), diventa sempre più vegetariana.
Se non trovo i würstel (io uso i mini, o party che siano), o non trovo il prosciutto cotto che dico io (o la mortadella) da cubettare e abbrustolire in padella prima di inserirla nel “pastone” non mi strappo i capelli. E forse potrei rinunciare anche al tonno, se ci penso bene.
Per la parte “formaggi” poi, io personalmente non ce li ho mai messi, non mi ci piacciono, hanno una resistenza diversa dal resto degli ingredienti caratterizzanti l’insalata di riso, che per definizione, è una preparazione che DEVE rimanere in frigorifero per una settimana, con cui pranzi, ceni e ci fai anche colazione. Ma so che ci sta chi mette pezzi di formaggio di qualsiasi sorta e specie (tra cui il Galbanino che ho sempre schifato o addirittura l’Emmental, altra cosa che io mangio solo cotta).
Ma veniamo a noi e a questa che è l’insalata di riso che da sempre si fa nella mia famiglia. Riso qualsiasi da insalata. Tonno. Uova sode. Würstel (cotti prima, io li faccio al microonde sotto la campana per 45 secondi). Mais. Sottaceti light a cubetti (non la giardiniera a pezzi grossi). Funghetti sott’olio. Olive verdi a rondelle. Piselli. Cipolline in agrodolce. Prosciutto cotto (o mortadella) a piccoli cubetti rosolati in padella. Aggiungo anche una giardiniera a julienne, per la quale devo aprire un argomento a parte.
Se chiedessi a mia madre qual è l’ingrediente che mai può mancare in una insalata di riso comme il faut, direbbe la giardiniera a julienne. Da piccola la detestavo, perché soffrendo di disfagia, soffoco o ho la sensazione di soffocare con qualsiasi cosa lunga io ingerisca (mi fa lo stesso effetto anche mangiare gli spaghetti). Di recente sentivo che nell’insalata di riso che preparavo mancasse qualcosa… un profumo specifico che non riuscivo ad identificare, fino a quando non ho capito che era proprio quella giardiniera “a fili” come la chiamavamo in casa dei miei, l’elemento che cercavo. Così l’ho ricomprata, e l’ho sminuzzata a coltello, riducendola in segmenti più piccoli, più accettabili dalla mia trachea. Ebbene, senza quelli la mia insalata di riso non sarebbe stata mai completa. Non avrei mai raggiunto il sapore perfetto e “rotondo” dell’insalata di riso di casa.
Per i sottaceti apro una parentesi a parte. Come sapete io sono schifettosa. Alcune cose non mi piacciono proprio e tra queste la bandiera la portano i carciofini. Sott’olio o sottaceto, interi, a fette o a mezzi, hanno sempre quel residuo coriaceo, o quel cuore più o meno peloso, che mi fa letteralmente sputare qualsiasi cosa li contenga. Quante volte è capitato che per fame abbia preso un tramezzino al volo, dando chance su chance a quelli tonno e carciofini, e immancabilmente finivo per buttarli. E siccome nei barattoli di sottaceti o sottolio ci sono anche i carciofini (oltre al sedano e al cetriolo credo, che restano mollicci), io ne prendo uno light, senza condimenti di sorta, da cui tolgo i carciofini e tutte le parti verdi tranne i piselli. Lo so, un’opera assurda, ora capite perché a volte dell’insalata di riso me ne preparo un surrogato?
Un’altra caratteristica dell’insalata di riso è che deve esserci più condimento che riso, proprio per costituzione. Le poké, come dice Simone, sono composte dal 60% di riso, il resto sono semi, salse atte a nascondere il gusto di un pessimo pesce crudo, edamame, mais e alghe. E mi ci trovo perfettamente d’accordo perché nonostante io sia una amante del sushi (lo mangio almeno una volta a settimana), le poké non mi sono mai piaciute, e ci ho provato eh. Niente da fare. Hanno un sapore cattivo. Le insalate di riso invece sono composte da riso che accompagna il resto.
Ingrediente immancabile poi è la maionese, e su questa io non è che ho le fisime, ma ho proprio le pretese. Con gli anni ho affinato il palato anche con la maionese. Nonostante possieda da un anno esatto il Bimby, che fa una maionese eccellente e pastorizzata, preferisco comprarla. E se prima amavo la classica (ora Royal) della Kraft, adesso ho capito che il gusto che il mio palato cercava era quello della Calvè classica. Niente alternative leggera, delicata, allo yogurt… classica, gialla, cremosa e grassa. Perché l’insalata di riso non è light, siamo d’accordo tutti vero? Le alternative light si chiamano riso condito!