E’ il momento del radicchio, lasciatemi sfogare. Ho messo due ricette di seguito col radicchio, di solito non lo avrei fatto mai e so già che Alessandro questa cosa me la farà notare. Già tira calci che è troppo tempo che in homepage giacciono le polpette ricotta e radicchio. Ma peccato però che intanto mi sono operata, la prima di tante operazioni che nei prossimi mesi mi vedranno protagonista. Ma vabbeh. Ci provo oggi, e ricomincio proprio dal radicchio.
A dire la verità è una frase tutta scena, perché queste lasagne le avevo preparare l’inverno scorso e mi ero dimenticata di pubblicare la ricetta. Madre di tutte le ricette banali, facilissima e con la sfoglia velo verde di Giovanni Rana (non è cambiato nulla, nonostante la mia assenza per malattia, il Signor Rana nel frattempo non mi ha ancora scelta come ambassador della sfoglia), è un piatto invece molto confortante, scioglievole e delizioso.
Ho fatto la conoscenza con l’abbinamento radicchio e porri e speck moltissimi anni fa, a Dozza, a casa di amici dei miei genitori. Ignoro da chi avesse preso la ricetta la padrona di casa, se da un qualche sito di GZ o se fosse una sua invenzione, o ancora una riproposizione di un piatto mangiato a casa di altri o in un qualche ristorante locale, fatto sta che per me la fonte è lei. Perciò evitatemi le piazzate alla Pippo Baudo “questo lo ho inventato io“, che qua oltre alla buonanima di Gualtiero Marchesi, nessuno si inventa niente. Da quel giorno le tagliatelle con radicchio, speck e porri sono entrate di diritto nella rosa di assaggi di primi piatti di pasta che mia mamma prepara per il giorno di Natale e per quello di Capodanno (assieme agli spaghetti con le vongole e le pennette al salmone di Luchino).
Da quando però soffro di disfagia, non mangio più pasta lunga, e quindi ho trasformato la ricetta con le lasagne verdi, che danno quel tocco in più alla fotografia e che staccano e fanno risaltare il colore discutibile del radicchio una volta cotto.
Da oggi in poi, con molta più calma rispetto ai serrati ritmi di pubblicazione sul blog e su Instagram, proverò ad essere costante nella pubblicazione, ma di fatto si tratterà di ricette che ho preparato non in questo periodo, ma nei mesi scorsi (laddove per mesi intendo anche il 2020). Questo perché, sia per cucinare, sia per allestire set e fotografare, ci metto tempo, e l’intervento appena subito mi impedisce di restare in piedi a fare qualcosa, per più di venti minuti senza poi afflosciarmi sul primo mobile o muretto a disposizione.
Per la cucina mi affido a chi mi assiste, o al Bimby (oppure alle cose pronte da cuocere in forno, che insieme al cocktail di medicinali con cui mi sono dovuta drogare per 15 giorni, mi hanno distrutto stomaco e fegato).
Giovedì invece, volente o dolente dovrò stare in cucina (la cucina nuova intanto è arrivata pochissimi giorni prima che mi ricoverassi, ed è fantastica) perché il 19 andrò all’ennesima visita di controllo dall’ortopedico che mi ha detto “se non mi porti un dolce non ti visito”. Lui scherzava chiaramente, ma siccome durante l’intervento ha raccontato alla intera equipe operatoria tutti i fatti del mio blog, delle mie ricette, dei dati statistici (ero cosciente, paralizzata dall’ombelico in giù, seppur in parte rincoglionita da una mega pera fatta dall’anestesista), mi sembra quindi obbligatorio accontentare chi si sta prendendo cura dei miei femori, e delle mie ginocchia, mandandomi anche messaggi Whatsapp per sapere regolarmente come sto. Tra l’altro ho poi saputo che questa sua sponsorizzazione dei miei contenuti prosegue, poiché anche la segretaria di Fisioterapia sapeva del blog.
No, non vi fate illusioni, questo mio preparare dei dolci per l’ortopedico non si traduce nell’avere nuove ricette dolci per il blog (e per voi), mi affiderò piuttosto a qualcosa di bello e collaudato, con cui fare una bella figura (speriamo).