Per quanto io adori il pane italiano, soprattutto quello locale, di Genzano o di Lariano, che ho la fortuna di trovare anche tutti i giorni in qualsiasi panificio di zona o anche al supermercato, nel mio cuore continuo a preferire i pani “esteri”. Baguette in primis, ma soprattutto i pani piatti. Ho preparato già il Naan indiano, il Flat bread, la Kesra marocchina, il Barbari persiano ma all’appello mancava “lei”, la Pita.
Spesso mi capita alla Coop di trovare Pita freschissime, gonfie e profumate, in buste da 6/8 pezzi, ma che il giorno dopo sono frisbee che posso lanciare a Cinzia. E ogni volta che le trovo organizzo le mie cenette preferite, le cene frugali. Companatici di ogni tipo, salsette, polpettine, cremine… e mi sento in Paradiso.
Non avevo però mai provato a farle in casa, forse proprio perché riesco a trovarle abbastanza spesso.
Qualche giorno fa guardavo distrattamente le stories su Instagram e tra le varie preparazioni proposte da Elisa Russo, al secolo La Mamma Cuocò, c’erano loro: Pita perfette, candide come devono essere ma le sue erano puntinate da un “niente” di farina integrale da lei aggiunta a sentimento. E non ho capito più niente: dovevo farle anche io.
Dopo aver chiesto alla stessa Elisa come potevo ovviare all’assenza di farina integrale nella mia dispensa, e dopo aver avuto la risposta che speravo, ossia che potevo utilizzare tutta farina bianca, mi sono messa all’opera. Un po’ di attesa per le tre lievitazioni, in queste giornate col sole ma con una tramontana pazzesca, e qualche ora dopo sfornavo gonfissime e morbidissime tasche di pane.
Non credevo ai miei occhi, tanta attesa era stata ripagata da un risultato pazzesco e soprattutto ho trovato una nuova e definitiva destinazione a quella pietra refrattaria per pizza usata una volta sola con scarso successo. Da oggi in poi sarà il supporto che utilizzerò per prepararmi Pita fresche ogni volta che ne sentirò la voglia.
Chiuse in un sacchetto di carta, lo stesso che finalmente ho trovato per fare le fotografie, si mantengono perfette anche il giorno dopo (mentre scrivo ne sto addentando una con dentro la marmellata).
Più sopra ho nominato le 3 lievitazioni, ma di fatto sono stata imprecisa. Si tratta di 3 indispensabili riposi di un’ora ciascuno, dell’impasto, prima per un raddoppio iniziale, poi delle palline in cui l’impasto viene suddiviso, e poi dei “dischi”. E’ proprio questa triade di riposi che permette in 3 minuti, di far gonfiare l’impasto a contatto con la pietra nel forno (anche una teglia va benissimo) rovente.
Basta poi aprire un foro nel pane e si solleverà come una “conchiglia” pronta ad accogliere il ripieno, che sia greco, orientale, turco, o semplicissimo prosciutto cotto.
4 Comments
Elisa Russo
4 Aprile 2018 at 11:11
Valentina queste pita ti sono venute uno spettacolo! Dalle foto, tra l’altro bellissime, si evince tutta la morbidezza. Io sono innamorata in generale di tutti i lievitati e nella fattispecie dei pani, nazionali e mondiali e visto che tu ne hai già sperimentati tanti mi toccherà studiarti a fondo. Complimenti per il blog e per le ricette. A presto.
Elisa
Valentina
4 Aprile 2018 at 17:58
Elisa grazie di cuore. Sto per pubblicarne anche un altro paio di pani, mi fa piacere che tu voglia dare delle chance anche alle mie ricette per approfondire questa tua passione per pani e lievitati!
Katia Zanghì
4 Aprile 2018 at 18:50
Non posso resistere alla pita. E le tue sembrano nuvole… Ora non reggo fin quando non le provo.
Valentina
5 Aprile 2018 at 7:25
Fammi sapere, di sicuro ti verranno meravigliose!!!!!