Per la gioia del mio migliore amico, Alessandro, rieccomi con una ricetta ancora una volta a base di broccoli. Mi viene da sorridere perché l’ultima volta che lo ho sentito al telefono, mentre andava a prendere sua figlia a scuola, e aveva di conseguenza i minuti contati per le nostre solite chiacchierate molto lunghe e introspettive, si è congedato dicendo: “ad ogni modo in settimana ti chiamo perché dobbiamo parlare di un problema: la tua passione per i broccoli”.
Quando io e Alessandro ci siamo conosciuti, una quindicina di anni fa, io ero convalescente da un intervento molto invasivo, mangiavo poco e niente, faticavo a finire un panino al Mc Donalds e il solo posto in cui mangiavo un po’ di più era il ristorante indiano. Quindi lui, che nel frattempo mi ha vista lievitare di peso, e anche un po’ abbrutirmi dopo essermi trasferita da Prati al paesello, fatica a credere a questa mia trasformazione in “mangiafoglie”.
Lui è sempre rimasto uguale, fermo nella sua convinzione che le verdure siano il male, o che prendere il sole in estate gli faccia male, tant’è vero che ripete come il mantra “io non prendo il sole dal 1984” mentre io sono cambiata in mille modi, ho attraversato fasi più o meno drammatiche, nelle quali lui c’è sempre stato. E adesso sono qui ad aspettare questa telefonata dall’allure cazziante, nella quale attraverso i suoi giri di parole sui massimi sistemi e partendo da lontano, passerà da A a B attraverso cazziatoni per qualcosa che devo avere evidentemente fatto o scritto, o qualcosa che ha letto tra le righe. O forse è solo che mi pare di vederlo lì a leggere sgomento il post del cake al broccolo romanesco e ricotta, nel quale ho fatto un elogio alle crucifere che nemmeno Keats nell’Ode on a Grecian Urn.
Da quel post ho pubblicato il risotto viola al cavolfiore e oggi questa pasta, che era così brutta ma buona che ho preferito chiamare pasticcio, nel quale il broccolo romanesco è abbinato al Camoscio d’Oro, uno dei miei formaggetti di sfizio preferiti, presente ovunque, nella besciamella e nella parte filante, a fettine.
Che vi devo dire, solo la scienza un giorno potrà spiegare perché all’improvviso ho sentito il bisogno di mangiare i broccoli, scoprendo poi di aver sprecato anni a schifarli e a fare mille storie e mille mosse quando me li preparavano a casa. Chiaro, non li mangio lessi e conditi con olio e sale, ma di sicuro li metto in paste al forno, lasagne, cakes, o se li mangio insieme alla pasta li ripasso in padella come si fa con le cicorie o i broccoletti, aglio, olio e peperoncino. Non mi sono mai lasciata ispirare dal cuscus di cavolfiore, nel quale il cavolfiore, a crudo, si grattugia e utilizza al pari del cuscus: continuo a preferire quello di semola, onestamente, né mi sono mai lasciata tentare, a differenza di mia sorella, dalla base per pizza fatta col cavolfiore. Ok la celiachia, ma piuttosto meglio niente.
Ad ogni buon conto, malgrado la rara bruttezza delle fotografie (sì, fanno parte di quella rosa di ricette fatte e fotografate circa due annetti fa e che ora frullerei dalla finestra), vi assicuro che questo pasticcio di pasta è davvero buonissimo. L’accortezza è solo di cuocere la pasta fino a 3/4 minuti prima dei tempi di cottura indicati sulla confezione, nella stessa acqua dove precedentemente si è lessato il broccolo. Questa è proprio una regola di base, quando i broccoli o cavoli li dovete accompagnare a una pasta o ad un riso: l’acqua di cottura della verdura è fondamentale e non va buttata via.