C: “E dove lo hai trovato l’Edamame?”
V: “All’Esselunga”
C: “Te possino“
Finiva così una telefonata di un paio di settimane fa tra me e Cristiana, prima che io mi fracassassi letteralmente a terra sulle scale del giardino che portano all’ingresso di casa, intrecciata tra il tutore alla mano, un paio di forbici, il cordless, un tovagliolo e i fiori di rosmarino che mi servivano a decorare il piatto che insalata di farro e cavolini di Bruxelles che ho fotografato, sanguinante, poco dopo.
Cercavo di convincere Cristiana di quanto vicina fosse in effetti l’Esselunga che ha aperto a Roma quasi un anno fa dopo anni di trattative e a Capriotti morto prima di sentire i suoi cassieri parlare con accento romanesco. Vicina per modo di dire perché noi che abitiamo nelle campagne, dobbiamo prima raggiungere il raccordo, da lì fare solo 9 km di strada, e poi entrare in zona Palmiro Togliatti, prima nota solo come luogo mignottifero, e ora come zona dell’Esselunga del Prenestino.
Ho iniziato ad amare l’Esselunga una decina di anni fa, quando mia sorella si è spostata a viverci di fronte, a Milano. Era il mio Eldorado, trovavo il coriandolo, le zucchine gialle, i fiori eduli (ne avessi mai di fatto assaggiato uno), le patate viola, la crema di pistacchio.
Di aprirla a Roma non se ne parlava nemmeno all’epoca, poi due anni fa, passando per la Pontina per accompagnare a Latina degli amici, notai che ad Aprilia c’era l’Esselunga. Chiariamoci, da casa mia sono 78 km, ma per l’Esselunga ne valeva la pena… una volta al mese mi mettevo in macchina e facevo la spesa grande, o meglio, la spesa di tutti quegli ingredienti che al CTS non avrei trovato mai.
Lo scorso ottobre poi la hanno aperta a Roma… zona Prenestina, zona che io manco sapevo dove diamine fosse, per l’elenco delle cose negative che mi ci avevano sempre tenuta distante. Ora spero che nessuno dei miei lettori in zona Prenestino/Togliatti se ne abbia a male, ma a me nemmeno se me la regalassero una casa lì la accetterei. A partire dal fatto che l’Esselunga confina con uno scasso di dubbia fama, passando per il fatto che è adiacente al campo rom.
Detto questo, durante la mia ultima sortita all’Esselunga, ho preso l’Edamame, i fagioli di soia verdi, che in Italia è difficilissimo trovare, se non surgelati. Sia con baccello che senza. Inutile dire che ho preso entrambe le confezioni, all’occorrenza.
Ho mangiato l’Edamame per la prima volta al ristorante cinese che prima c’era al mio paese, prima di chiudere e darsi per dispersi. Venivano serviti nell’attesa dei piatti, al posto delle nuvolette di drago, cotte al vapore e con abbondante sale in superficie (preparazione qui)…. insomma, la versione cinese dei Lupini. Prima di due settimane fa non lo avevo mai trovato, però pare che sia un male comune, tant’è che la Orogel linea Benessere ha deciso di venderli surgelati, e io li trovo soltanto ad Esselunga.
Oggi li ho utilizzati per questa pasta veramente light (sono quasi sorpresa da me stessa), in un look total green, con menta e mela verde.
Questi “fagioli” di soia hanno un sapore dolciastro, simile a quello dei piselli, e si consumano solo cotti e possibilmente tiepidi.
In Italia li commercializza solo una azienda, la Orogel, che coltiva la soia sul Delta del Po, e li vende, surgelati, sia col baccello che già sgranati.
Si accompagnano perfettamente a zuppe, insalate e pesce, in piatti che ne rispettino il sapore, o che lo esaltino. Il Curry, presente nella ricetta di oggi, infatti ne accentua il sapore e la croccantezza (anche perché vanno cotti al vapore per soli 5 minuti).
2 Comments
Silvia
27 Novembre 2017 at 14:32
Ti incavoli troppo se ti dico che il micro e “pulcioso” supermercato Dimeglio sotto casa mia li tiene da anni? 😅
Valentina
27 Novembre 2017 at 14:40
No, non mi incavolo, mi do direttamente fuoco 😀