Le pizzelle di ciurilli (frittelline di pasta cresciuta con fiori di zucca, per i non addetti ai lavori) sono uno di quei cibi che ho sempre adorato. A casa di mia nonna si preparavano sempre, d’estate, per utilizzare i fiori di zucca che mia nonna non sapeva preparare in altra maniera. Non che ci si lamentasse eh, ma il fiore di zucca ripieno e fritto, o peggio, fatto al forno, non era nelle sue corde. La unica morte che prevedeva per i fiori era questa, inseriti in quantità massiva in una pastella lievitata, e fritti, non badando nemmeno troppo alla forma (mentre io ho tentato di fare delle specie di quenelles con dito e cucchiaio, per dargli una forma di pallina).
Nel napoletano, a dire la verità, le paste cresciute tal quali si mangiano spesso, fanno parte del cuoppo, ad esempio, insieme agli scagliozzi di polenta, le crocchette e le palline di riso, e le si riempie anche più spesso di ingredienti saporiti. Oltre ai fiori di zucca le si trova con le alghe di mare (spesso però mi hanno rivelato che si utilizza la lattuga), i cicinielli (i bianchetti, la neonata, insomma quei pescetti minuscoli bianchi) e il baccalà, in special modo nelle feste di Natale.
La ricetta è sempre la stessa, ma siccome mia nonna non ce la ha tramandata, ho deciso di sfruttare i primi fiori di zucca dell’orto e utilizzare invece la ricetta di Lucia Melchiorre, autrice di Le Ricette di Luci, mia cara amica e vincitrice per il bimestre Maggio/Giugno 2018 del The Recipe-tionist, e di pubblicare la ricetta durante il suo mese felice, omaggiandola.
La sola differenza rispetto alla ricetta di Lucia, è che di fatto io le pizzelle di ciurilli le riempio letteralmente di fiori, mentre lei ne ha utilizzati decisamente di meno (5 vs 40). La mia pastella pertanto era quasi completamente colorata, come lo era quella di mia nonna, le cui pizzelle, a dire il vero, si gonfiavano probabilmente anche di meno, erano più “spiattellate” che gonfie, e quasi del tutto arancioni.
Nonostante quasi tutte le cose fritte sia preferibile mangiarle calde o tiepide (da qui il detto napoletano “frijenno magnanno“), devo dire che apprezzo le pizzelle di ciurilli anche fredde, e addirittura, se ben fritte, anche il giorno successivo hanno il loro validissimo perché. Anzi, se posso permettermi di dirlo, a pizzelle fredde il sapore del fiore di zucca, che già naturalmente è delicato, si sente decisamente di più. E nonostante io abbia sperimentato una pastella alla Schweppes per una alternativa sempre fritta ai fiori di zucca, devo dire che alla fine della fiera, la preparazione in cui li preferisco è solamente questa.
Inoltre, rispetto alla ricetta di Lucia, ho cambiato il lievito. All’epoca della pubblicazione sul blog, Lucia allevava Gennarino, il suo lievito madre, che poi ha ucciso qualche tempo dopo. Nonostante decantasse la maggiore leggerezza dell’impasto, ho preferito farle alla vecchia maniera, quella di mia nonna insomma, che utilizzava il buon vecchio lievito di birra.
9 Comments
Elisa Baker(Flavia)
23 Maggio 2018 at 23:05
Beh sia chiaro che la sostituzione del lievito non cambia…per me resta la stessa ricetta e siccome anche io ho ucciso LM nello stesso periodo di Lucia (aaaaaaaaaahahahahahahha) sicuramente adotterò i lievito di birra e magari pure secco (ri-aaaaaaaaaaaaaaaahahahahhahah). Io non ho mai fatto i fiori di zucca fritti, pur amandoli alla follia, quelli ripieni di mozzarella e acciuga per esempio avrebbero lo stesso rituale delle ciliegie (uno tira l’altro), ora mi sa che dovrò provare questa ricetta e prima però tedierò il Siò CCCClaudio per una cassetta di fiori!!! baci Flavia
Valentina
24 Maggio 2018 at 6:25
Io Ciruzzo lo ho ammazzato molto prima di voi, stava colonizzandomi il frigorifero a 4 ante, e dopo averne dato 3 figli, credo ad oggi morti, a Cristiana, La Uriselli e la De martini, ho pensato fosse il caso di commettere un omicidio, che tra l’altro mi ha dato grande gusto, perché lo ho visto come una liberazione. Di recente anche il lievito di birra fresco lo vedo come una prigionia, lo compro perchè chissà che devo impastare ma poi me lo dimentico, la “pecundria” come si dice a Napoli (la non voglia) si è impossessata di me, avendo già fatto, fotografato e programmato le ricette fino a luglio, e me la sto prendendo comodissima. Ma le pizzelle di ciurilli andavano onorate, se non altro perché, non avendo ricevuto in eredità la ricetta di mia nonna, ho potuto assumere come ricetta del cuore quella di Lucia.
Pellegrina
24 Maggio 2018 at 21:52
Be’ qui siamo davanti a quelle cose per cui io posso solo tacere e aprire la bocca in silenziosa ammirazione e invidia, perché non so friggere e mangerei qualsiasi cosa fosse fritta, così bene e tradizionale poi…
Valentina
24 Maggio 2018 at 22:12
Troppo onore carissima Pellegrina. So che hai sempre apprezzato le mie fritture e mi fa piacere che riesco a trasmettere il mio amore per la frittura e a trasmettere visivamente anche l’orgoglio per quanto mi venga bene 🙂
Pellegrina
26 Maggio 2018 at 23:24
Ti viene molto bene e sapendola fare fai bene a amarla. Io pure la amo, ma passivamente! Quando ci provo io, o dò fuoco al fornello, alla padella, o brucio tutto o rimane troppo crudo…
Valentina
27 Maggio 2018 at 7:28
😀 sei bravissima in altre cose, di sicuro, la frittura lascia che sia una coccola che gli altri preparano per te 🙂
Lucia Melchiorre
24 Maggio 2018 at 22:01
Prima di tutto ….w la frittura!!!!! Perché è verace e spontanea!!!! Tu poi sei la “masta”..la migliore frittura del centro sud direbbe il mio amico fantino!!! Quindi direi che dobbiamo iniziare seriamente a pensare a quell’attività sul lungomare di Napoli…un bancariello con la tendina a quadretti che si chiamerà “la friggitoria errante”…potremmo spostarci di giorno in giorno e fare “arricreare” tutti i turisti…zeppole ripiene…cuoppi e tante chiacchiere!!!! Il coinquilino Gennarino è stato accudito con amore per due anni … è stato un rapporto di amore ed odio..notti a rinfrescarlo per mancanza di tempo e barattoli che lievitavano con Luca che ormai parlava di lui come del BLOB che si era impossessato di noi…. così abbiamo deciso che le nostre strade si sarebbero divise… dopotutto i rapporti è meglio chiuderli prima di degenerare!!!!🤣🤣🤣🤣🤣
Valentina
24 Maggio 2018 at 22:10
No ma Luca ha ragione. Prima Gennarino, giustamente ucciso, ora il Tauto. Ha sempre coinquilini ingombranti stu puveriell’! E quando poi arrivo io si fa le croci alla smerza ahahahha
Lucia Melchiorre
24 Maggio 2018 at 22:12
Hai ragione…ahahahah….ma non glielo dire🤣🤣🤣🤣🤣🤣
Gennarino però era peggio perché si moltiplicava….rinfreschi a mezzanotte o alle sette di mattina tra un congresso e un altro….impasti di ogni tipo per smaltirlo…..invece il tauto sta lì buono nella tua stanzetta e non si muove… è solo un po’ più ingombrante🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣