Nonostante io abbia già dichiarato che il mio punto di riferimento per la cucina Thai è Vaty, per il pollo al curry rosso ho utilizzato la mia esperienza, laddove per esperienza si intende una memoria gustativa di quel famoso pollo thai mangiato a Parigi.
Così come per la cucina cinese che, varcati i confini della nazione, viene in un certo senso “addomesticata” ai gusti ed agli ingredienti degli altri paesi che la accolgono, probabilmente anche quello di Parigi non era il curry rosso di Bangkok, ma io lo ho amato, e una volta a casa ho cercato di riprodurne i colori, i profumi, i sapori. E dopo svariati tentativi, ci sono riuscita.
A Roma, l’espressione “sti cazzi” significa “e chissenefrega“, tant’è vero che la frase completa è “… e sti cazzi ‘n ce li metti?”, pronunciato alla fine del racconto o della cosa che ci è stata detta e della quale poco o nulla ci importa. Ma in tutto il resto d’Italia, pronunciato con una diversa enfasi, “sti cazzi” significa “perdindirindina, accidenti, acciminchia, wow“!
Perciò il mio più grande “sti cazzi” detto alla romana, va a chi aborrisce le paste di curry. Innanzitutto qua stiamo in Italia, tutte le radici, le spezie strane, le foglie, non si trovano mica così facilmente. E poi queste paste le producono ed importano proprio dalla Thailandia, sicché, onestamente, me ne frego e le uso. Soprattutto se le dita puntate vengono da chi, fino al giorno prima di mettere la lingua nel pulito, mangiava i noodles istantanei e panini con la mortadella dallo Zozzone.
Quindi questa è la mia versione, possibile in Italia, per una persona qualsiasi, senza mortai e con ingredienti abbastanza facili da trovare, anche online. E perciò, non pensate che sia una marchetta perché a me non ha mai regalato niente nessuno, per gli ingredienti inserirò il link di dove poterli acquistare.
In effetti, se avete la pasta di curry già bella e pronta, di fatto gli ingredienti sono abbastanza facili da reperire. Peperone rosso, carote, cipollotti, zenzero, aglio e latte di cocco, li si trova ai supermercati, così come le piccole pannocchiette baby o il cuore di palma. Il basilico, io utilizzo quello nostrano, il coriandolo (ce ne va poco ed è omissibile) ce l’ho nei vasi in giardino. Utilizzo l’olio di cocco ma potete utilizzare anche un mix di olio e burro. La sola cosa un filo più complessa da trovare è il cocco giovane, ma in due giorni potete averlo a casa se acquistato sul sito di kathay. E probabilmente il lemongrass fresco ed i lime (ma qui non posso aiutarvi con i link, dovete farveli procurare dal vostro “fruttarolo” di fiducia o andare su Fruttaweb).
Chiaramente, chi è di Roma, vada da Pacific Trade in via Principe Eugenio (zona Piazza Vittorio) che ha tutto. Mentre per le spezie in polvere, laddove si voglia fare la pasta di curry da sé, basta spostarsi di poco e andare al Mercato Esquilino di Piazza Vittorio per perdersi in un mare di ceste piene di polveri dai mille colori e profumi, come mi suggerisce la carissima Pellegrina, che mi legge con affetto.
Ovvio che, utilizzando io la pasta di curry già fatta, per una pasta di curry rosso fai da te io non ho assolutamente idea di cosa ci vada e in che quantità, mi informerò e vi metterò il link alla fonte più accreditata di pasta di curry rosso fai da te.
Ricordo ancora quando, avendo ospite a casa mia cugina Michela, una delle pochissime che mi ha dato soddisfazione adorando Kumar e il ristorante Jaipur tanto quanto lo amo io, ho deciso di prepararle il curry rosso. Lei ha seguito con attenzione, fotografando col cellulare, ogni step della ricetta, ogni fase e passaggio, per poi strabuzzare gli occhi e scoppiare in una fragorosa risata quando ho “cacciato” il cocco giovane. Tornata a casa, ha raccontato a mia zia Liliana, sua mamma, di quanto buono fosse stato il curry, e al nominarle il Cocco Giovane mia zia le ha risposto: E dove lo troviamo, in Malesia? 😀 Ma per fortuna esiste Kathay, e a Natale gliene ho portate due lattine 😀
Di solito servo questo curry rosso con riso Jasmine profumato, plain, in bianco. Inizio a metterlo sul lato del piatto, per avere un ordine mentale e visivo che la mia mania ossessivo compulsiva mi impone, e poi mescolo tutto, fino ad avere un confortante scodellone pieno di pastura per le oche, che mangio con golosità e senza riprendere fiato.
Questa ultima volta però, oltre al classico riso, ho provato a lasciare il curry un po’ più liquido, meno denso, per fare una sorta di zuppa cremosa con dentro spaghettini filiformi coreani/thailandesi (la metà dei capellini d’angelo, per capirsi), e devo dire che possibilmente il mio pasto è stato anche più buono. Per fortuna ne avevo fatta una scorta, al supermercato coreano di Via Cavour qui a Roma. Questo per dirvi che, se non vi piacesse il riso, che fa subito pastone, potete lasciare il curry più lento (aggiungete semplicemente più latte di cocco) e usare gli spaghettini, tagliatelline, insomma pasta lunga.
Mi raccomando eh però, qualsiasi pasta lunga utilizziate, tagliatela (spezzatela) a 15 cm altrimenti, per ogni spaghettino non spezzato, da qualche parte del mondo un thailandese muore soffocato.
Altra cosa, i thailandesi (pare) non utilizzino le bacchette, e in questa ricetta effettivamente non sarebbero comode da utilizzare, ma oramai lo conoscete il detto di casa mia: dove c’è bacchetta, c’è Oriente!
7 Comments
Pellegrina
9 Giugno 2018 at 0:06
Be’ chi odia le paste di curry può tranquillamente andare al mercato di Piazza Vittorio, già che è in via principe Eugenio dove trovare le spezie già macinate e meravigliosamente profumate da mescolare da sé.
Odio o non odio se solo mi si avvicina quella roba cado stecchita per cui per me il problema non si pone.
Valentina
9 Giugno 2018 at 6:56
Si sono d’accordissimo, infatti quelli sono i miei luoghi del cuore, pur non abitandoci vicino, ma la possibilità di trovarli è vicina. Io parlavo di chi non ha un mercato Esquilino vicino casa, o non vive a Roma. Ma è proprio il principio di demonizzare le paste di curry pronte a prescindere e per principio che mi infastidisce 🙂 perché sono prodotte proprio lì e agevolano molto il lavoro, poi per stemperarle ci sono mille modi, dal dosaggio minimo all’aggiunta di latte di cocco se si è esagerato. Mi dispiace che non ti ci possa avvicinare, il sapore di un piatto come questo è davvero delizioso.
Pellegrina
13 Giugno 2018 at 22:39
In realtà dispiace anche a me perché le spezie mi piacciono moltissimo. Però il peperoncino per me è proibito, come il pepe e perfino lo zenzero. Il bello delle spezie acquistate sciolte per me è che ti permette di evitarli!
Pellegrina
13 Giugno 2018 at 22:40
E grazie dell’apprezzamento!
Valentina
14 Giugno 2018 at 14:57
A te per leggermi sempre
Lidia – Latteegrappa
11 Giugno 2018 at 7:45
Che poi, essendo il tuo blog dovresti esser pur libera di metterci il curry senza specificare che è “alla come te pare a te” 🙂 in ogni caso, mi intriga molto: purtroppo non amo i peperoni ma nell’insieme vedo molta armonia. Se a Roma dovete girare per trovare tutto, pensati in veneto… andiamo di online e via!
Un bacione,
Ciao
Lidia
Valentina
11 Giugno 2018 at 8:15
Tesoro mio, tu lo sai meglio di me che a volte ció che dovrebbe essere ovvio (e cioé a casa mia faccio come mi pare a me) non sempre lo é. Lungi da me l’aver mai voluto essere didascalica e professoressa di sta ceppa, ci sarà sempre qualcuno che, pensando di farlo in incognito, viene a leggerti e CASUALMENTE dal suo pulpito dà lezioni di vita e di cucina. Magari proprio sulla ricetta che ho pubblicato io. Ad ogni buon conto, mi portano solo visite in piú, per il resto mangiassero quello che gli pare. Per i peperoni, invece, puoi non metterceli, sono un accompagnamento ma di fatto ció che caratterizza il sapore del piatto é l’unione di questa pasta di curry e del cocco. Ti consiglio davvero di provarlo, se riesci, ne vale la pena davvero 🙂