Quando ho visto la fotografia di questo cremosissimo pollo sul profilo Instagram di Federica, ragazza italiana ma residente in Svizzera, le mie papille hanno fatto la Ola. Pur non amando particolarmente la Feta, se non in alcune preparzioni in cui, attraverso verdure e spezie, ne copro in parte il sapore così incisivo, ho voluto dare fiducia alla prima sensazione che ho provato vedendo quella sua preparazione, così semplice, così invitante, e avendo tutti gli ingredienti in frigo, mi sono messa ai fornelli.
Non ho mai nascosto quanto per me Instagram sia fonte inesauribile di spunti in cucina, soprattutto di spunti semplici, senza arzigogoli di cui per tanto tempo sono andata alla ricerca, pensando che mi avrebbero riservato un posto nell’elite. Ma mi sbagliavo. Sia l’aggiunta di quel quid sempre piú particolare, e a volte anche corredare la ricetta con foto dove nulla è sbavato, nulla è sporco, un po’ asettiche forse dal punto di vista del godimento a tavola, probabilmente spaventa i lettori, e non invita proprio tutti a voler rifare o provare a rifare le mie ricette. Perché si pensa “a me non verrà mai così”. Ma alla fine quello che conta è il gusto non l’aspetto.
Cliccando sulla prima riga sulla parola “fotografia” vedete la foto di Federica del suo pollo, mentre qui vedete quelle mie. Si tratta della stessa ricetta, che ho rifatto para para senza nulla aggiungere alle sue indicazioni di dosi ed ingredienti, salvo non aggiungere le olive perché non le avevo. Di sicuro il mio forse vi attrae di più per la foto, il set, la pezzetta, i colori vividi… ma vi assicuro che il risultato finale è il medesimo.
D’altra parte essere un foodblogger significa questo. Spiegare attraverso la fotografia quello che le parole non ti regalano in termini di composizione, consistenza e possibile sapore. Chi un blog non lo ha, non è quasi tenuto a farlo.
Su Instagram poi mi sono accorta, utilizzando hashtag quale #lightfood, #diet eccetera, che molte persone lo utilizzano come diario alimentare visual. Io ad esempio, che sono una amanuense OC, il diario alimentare, sia per il dietologo che per capire cosa ho mangiato quel determinato giorno casomai avessi una reazione allergica o mi sentissi male, lo scrivo. Ho un enorme quadernone viola a quadretti, dove maniacalmente e tirando righe e con penne multicolore, scrivo quello che mangio, giorno per giorno, l’attività fisica che faccio e l’umore.
Il 90% delle persone invece lo compila scattando col cellulare, in un modo piú immediato, le foto di quello che ha mangiato, a colazione, pranzo e cena. Più immediato, ma onestamente quando li segui su IG alla lunga ti rompono i coglioni. Perché ti senti obbligata a commentarli per cortesia e ricambiare il loro commento al tuo unico post, su cui hai buttato il sangue per fare la foto, per scrivere la didascalia accattivante. E all’ennesimo giorno di fotografie con latte di avena, banana e biscotto secco, o con i cicciopancakes (mio dio li odio con tutto il cuore), sia a vederli che a commentarli ti rompi sinceramente le palle. Perché poi usano pure la stessa tazza, nemmeno ti puoi appigliare a commentare quella.
Ho apportato solo delle piccole modifiche alla ricetta di Federica, che nel procedimento vi riporto fedelmente, indicandovele in parentesi.