In semiotica e sociologia, la Teoria dei Sei Gradi di Separazione sostiene che nel mondo, ogni persona può essere collegata a qualsiasi altra persona attraverso una catena di conoscenze di non più di 5 intermediari.
Nel mio caso specifico, con Ken Hom, chef di Tucson, Arizona ma con i genitori emigrati negli Stati Uniti dalla Cina nel 1920, la catena diventa di 2 intermediari. Per non portarla per le lunghe, si ha in comune l’amicizia con il curatore dei libri che Ken Hom, presentatore televisivo e autore, ha scritto nella sua vita e pubblicato negli Stati uniti e nel resto del mondo. E quando, ora, ho bisogno di autenticità, per le mie ricette cinesi, la mia fonte è decisamente Ken Hom.
Pertanto lasciate che vi dica da subito che il Pollo alle Mandorle, che in Italia risulta essere al primo posto insieme al Riso alla Cantonese, nelle richieste di cibo al ristorante cinese, in Cina non sanno nemmeno cosa sia. Non esiste. In Cina lo mangiano con gli anacardi, esiste qualche ricetta che prevede le noci (unite ad altro, che siano funghi o bamboo) ma le mandorle dimenticatevele. E’ buono, è saporito, veloce, tutto quello che volete, ma sappiate che state mangiando un piatto, che magari pronunciate anche “pollo alle mandoLLe” per fare i fighi al ristorante sentendovi superiori mentre ordinate, ops, oLdinate (mentre il cameriere di turno vi sta dando dei coglioni, sappiatelo), che in Cina non mangiano.
Ed è per questo motivo che quando Facebook mi ha riproposto, nella sezione “Accadde oggi”, un mio post sulla richiesta di una ricetta di pollo alle mandorle di qualche anno fa, ho riletto con una fragorosa risata le risposte di alcuni personaggi, che probabilmente hanno studiato alla Saccenza, che mi chiedevano se volessi la versione autentica o la versione occidentalizzata.
Però, tutto sommato, che in Cina lo mangino o meno, a me non importa. Il Pollo alle Mandorle è un piatto che mi è sempre piaciuto, con l’unione di quei cubetti di bamboo dal sapore così particolare, che ho avuto voglia di rifarlo a casa e metterlo nel blog. Con le bacchette, ça va sans dire.
Ho fatto vedere, qualche sera fa, le fotografie dei miei piatti cinesi, al mio amico “Luigi” (italianizzazione del suo nome cinese, assolutamente impronunciabile), che possiede un ristorante favoloso a Largo Lanciani, qui a Roma, e mi ha però cazziata per il cipollotto crudo usato a decorazione. Ha detto, “metticelo, ma poco e solo in mezzo“, ma che volete da me, “sò cinesi, sò precisi“! E mi ha fatto i complimenti per le bacchette!
2 Comments
Simo
22 Giugno 2018 at 17:27
Ciao tesoro, come sai il tempo è sempre poco, ma ogni tanto mi ripropongo di passare dalle amiche e quindi….eccomi qua! Che dirti? Che mangerei ogni tuo piatto, senza distinzione alcuna…le tue ricette sono spiegate alla perfezione, appetitosissime, le foto un incanto.
Ti abbraccio e ti faccio le mie congratulazioni per quanto sei brava <3
Col cuore davvero!
E adesso passami un piatto di sta delizia, va….. ehehehe 😉
Bacio e buon we
Valentina
22 Giugno 2018 at 17:35
Ti ringrazio per tutti i complimenti che mi fai e che forse tutti dovremmo vicendevolmente farci, tra colleghe prima ed amiche poi. Ma alle volte ció che prevale é quella sensazione di rosicamento per i successi altrui, di invidia se una foto viene meglio di un’altra e di saccenza e supponenza se si mostra il fianco. Peró poi per fortuna esistono persone autentiche come te che non mi fanno perdere la voglia di continuare a scrivere e fotografare per quei 4 lettori che forse ad oggi sono 8 ma che sento tangibilmente mi stimino sul serio. Grazie mille ♡