… sottotitolo: per la versione in pentola, considerate un paio di orette buone di cottura vecchia maniera.
So che Cecilia stava aspettando questa ricetta da tempo, e così ho deciso di pubblicarla, troppo tardi però per permetterle di partecipare al mio mese da vincitrice del The Recipetionist proprio con questa ricetta. Speriamo mi perdoni.
Fatto sta che so con certezza che oggi la faccio felice, e forse faccio felici anche quelle due persone che ogni giorno, secondo il mio Analytics, vengono a farmi visita dall’India. Chissà che cosa capiscono, in un blog che non si fa problemi a utilizzare frasi dialettali romanesche e napoletane, e che viene scritto solo in italiano! Ma va bene così, mi si accresce l’ego.
La versione di pollo Tikka Masala che ho sempre mangiato io, non era così, simil stufato, dagli inebrianti profumi di spezie. Si tratta di piccoli bocconcini rosso fuoco, cotti a mò di spiedino nel forno tandor, con quel mix di spezie che li fa chiamare Tikka Masala. Poi però ho capito la differenza.
Quello che mangiavo io, senza alcuna salsa (cioè che lo rende poi masala) era solo il Pollo Tikka. In lingua indiana tikka significa infatti “pezzi”.
Viene tradizionalmente preparato marinando dei pezzi di carne di pollo, solitamente disossato, in una mix di spezie e yogurt. La carne viene poi cotta su degli spiedini posizionati in verticale, così che i grassi e gli umori dei pezzi superiori cadano condendo i pezzi sottostanti, in un tipico forno d’argilla chiamato tandoor. I pezzi di carne vengono anche cosparsi con del ghee, un burro chiarificato, in modo da aumentarne il sapore.
Il Tikka Masala invece prevede lo stesso pezzi di carne disossata di pollo, ma servita con una salsa dal colore arancione più o meno intenso, a base di pomodoro, curry e panna.
Sebbene si possa pensare di poter affermare con certezza che il pollo Tikka Masala sia un piatto indiano, le origini della pietanza invece sono molto discusse. Esiste il filone di coloro che lo credono piatto creato durante l’Impero Moghul, e il filone di coloro che invece indicano Glasgow, in Scozia, come città natale del piatto.
Ad ogni buon conto, la ricetta che state per leggere, non è né quella di Glasgow né quella indiana, perlomeno non nel metodo di cottura. Io la ho infatti preparata secondo il suggerimento di Federica Bertuzzi, utilizzando la Instant Pot. Mi credete se vi dico che lo ho preparato in 7 minuti dal “fischio”? Dovreste!
Ovviamente gli ingredienti sono sempre gli stessi se volete prepararla nella classica maniera, sul fornello con la pentola, ma ci vorranno un paio di orette per avere le carni tenere tanto quanto quelle di queste fotografie, e come un buon curry di pollo dovrebbe comunque avere. Ricordate il White Murgh? Anche per quello, io utilizzai la sorella della Instant Pot, la Crock Pot, per la cottura prolungata e lentissima, ma ovviamente, restando gli stessi gli ingredienti, dovrete regolarvi voi ed organizzarvi anche lì con un paio di ore di cottura classica.
4 Comments
Cecilia
22 Gennaio 2019 at 12:41
Che dire Vale, oggi mi hai reso felice davvero!!!! Pensa che stamani, prima di andare a scuola, ho addirittura messo a scongelare il pollo per stasera. Se tanto mi da tanto, mi sa che a cena si mangia Indiano (o Inglese???).
Valentina
22 Gennaio 2019 at 12:46
Che sia indiano o inglese, stasera si mangia beneeeeeeee 🙂 <3 perdonami ancora per questa lentezza che ho avuto nella pubblicazione!
Pellegrina
16 Febbraio 2019 at 12:26
Senti ma una pentola a pressione non andrebbe bene uguale? Non ho modo di comprare questa né spazio dove tenerla…
Valentina
18 Febbraio 2019 at 7:39
Si, la pentola a pressione va bene lo stesso, devo trovare una scheda che credo di aver salvato da qualche parte, sulla comparazione dei tempi tra pentola normale, pentola a pressione classica ed Instant Pot. Se la trovo la metto in ogni ricetta che ho pubblicato già utilizzando l’aggeggio infernale 😀