Faccio subito una premessa, non lasciatevi spaventare dal fatto che per questa ricetta io abbia utilizzato un particolare tipo di pasta che si usa e trova (quasi) solo in Israele.
Potete utilizzare anche la fregula sarda o lo scucuzzun e, in caso non troviate nemmeno quelle, il cous cous semplice va bene lo stesso. Chiaramente il risultato visivo non sarà uguale, ma non obbligo nessuno a ricercare prodotti speciali come questo, scovandoli da qualche parte nel mondo.
Il mio lo ho avuto in regalo da Stefania Benedetti, carissima amica, che me lo ha portato da Los Angeles. Eh sì, perché se in Italia ti guardano male e la parola ptitim equivale quasi a un #ktm, in America lo vendono tranquillamente. Dopodiché anche mia cugina Vittoria da Londra me ne ha inviato un altro chilo, biologico, preso da Whole Foods, Erica Zampieri me ne ha portati due pacchetti alle erbe da New York e poi il mio amico Francesco Ebner e la moglie Monica mi hanno riportato da Tel Aviv, la settimana scorsa, la versione a forma di risone, che non vedo l’ora di provare a cucinare.
Il nome israeliano di questo prodotto, come ho già detto, è Ptitim, ed è una pasta vera e propria che col cous cous non ha nulla a che vedere, ma il nome cous cous gli è stato attribuito dai produttori dello stesso per farlo “conoscere” al di fuori di Israele, dandogli nomi quali Israeli Cous Cous, Riso di Ben Gurion o Jerusalem Cous Cous.
Si tratta di perle di pasta di grano duro, secche, di circa 1 mm di diametro, ottenute attraverso stampi specifici e poi tostate (questo le distingue dalla fregula sarda). La tostatura consente al ptitim di tollerare anche una stracottura, senza disfarsi e gli conferisce un tipico retrogusto nocciolato.
Una volta cotte le perle triplicano di volume e la consistenza in bocca diventa come quella degli gnocchi di patate. Minuscoli gnocchi.
In Israele viene utilizzato prevalentemente per insalate, o come accompagnamento a piatti sugosi al posto del pane, e viene utilizzato negli asili e scuole dell’infanzia nella mensa, perché il formato è adatto ai bambini.
Io ho deciso di utilizzarlo nel modo classico, facendone una insalata, fresca e leggera, soprattutto perché in questi giorni si muore di caldo e riesco a tollerare solamente il fornello acceso, per non più di 10 minuti.
Una mia fissazione è il colore viola ma anche il fuxia e tutte le sfumature che portano dal viola al fuxia, e ho deciso di tingere con la barbabietola il ptitim e creare così un piatto tutto rosa.
Addirittura ho marinato le uova in succo di barbabietola per creare intorno ad esse un alone fuxia che le ha rese adatte a questa insalata un po’ strana, sicuramente scenografica e assolutamente ottima.
2 Comments
Pellegrina
13 Luglio 2018 at 0:24
Sembra ottimo il ptitim peccato Sia difficile trovarlo.
Valentina
13 Luglio 2018 at 7:43
Carissima, da quanto tempo. Eh si, non è facile trovarlo, sebbene ne esistano dei sostituti (scucuzzun e fregula, ma non sono proprio la stessa cosa). Però all’estero si trova con una facilità estrema, anche da whole foods a Londra. E sono certa che a Parigi potresti trovarlo.