Questa è un’altra ricetta preparata durante il lockdown, potete vederlo dalle margheritine presenti nella fotografia. Oggi infatti nel mio prato, oltre a uno strato di 10 cm di fango e qualche pisciacane, non c’è altro. In questi giorni in cui mi sono tenuta riservata, a causa della convalescenza, che ho prolungato di mia iniziativa, avrei tempo e possibilità di cucinare, ma un po’ il forno di mmmmmmerda, un po’ la pecondria autunnale, insomma ozio molto. E attingo al bacino di ricette preparate mesi fa. Con buona pace delle stagioni, delle sfoglie pronte, e dei puristi.
Non ho mai amato troppo il pollo allo spiedo, eppure si può dire che praticamente io mi nutra di solo pollo come proteina animale. Lo mangio in tutti i modi ma quello allo spiedo deve essere fatto a regola d’arte, deve essere cotto a puntino eppure non restare asciutto, deve essere ben condito, ma non solo sulla pelle che mai nella vita ho mangiato e mai mangerò, ma soprattutto dentro… eppure, con tutte queste esigenti premesse, quando durante il lockdown andai a fare la spesa, dopo la fila di 2 ore fuori dal supermercato, vidi che avevano appena sfornato questi polli, e per la fame ne presi 2 (sì, perché tra le cose che scartiamo, i bocconi passati ai cani, pelle tolta, ossa e venuzze varie, 2 polli si riducono a poca roba).
Ho avuto molte voglie di cose che in altri tempi mai avrei desiderato, durante la quarantena. E quel giorno finii per desiderare il pollo allo spiedo. Presi anche le mie solite 3 buste di peperoni grigliati e congelati e mi avviai verso casa. Era aprile, il 21 Aprile per la precisione e a Roma è tradizione fare il pollo coi peperoni, ma di freschi non era rimasto nulla. Avevo preso solo una quantità generosa di scarola, di porri e di misto odori per il brodo.
Arrivata a casa i due polli erano ben ghiacciati, e anche se il profumo con il quale avevano riempito la macchina era celestiale, il sapore era quello che era. Non cattivo eh, ma erano stracotti, e come direbbero quelli di Casa Surace, “intorzava” un po’. Avevo lasciato scongelare una delle buste di peperoni e così pensai di aggiustare quelle carni secche unendo tutto in una quiche. Un po’ di appareil con latte (o panna fresca liquida, meglio), uova, pepe e formaggio grattugiato completarono l’opera.
Una maniera insolita di mangiare il pollo coi peperoni alla romana, ma come si dice, di necessità, virtù. Venne fuori una torta salata davvero squisita.
Non era comunque la prima volta che riutilizzavo il pollo allo spiedo che da mangiare da solo era stato deludente. Di solito, infatti, lo uso per la preparazione dell’insalata di pollo per i tramezzini, quando ho zero voglia di preparare il pollo aromatizzato appositamente.
La pasta brisé che ho usato era compera anch’essa. Di tempo ne avrei anche ben avuto durante il lockdown per prepararla da me, ma era la voglia che è mancata, come leit motiv dell’intero trimestre di clausura. Qualcuno direbbe, ma non è una ricetta, è un mero assemblaggio. Sissignore, qui trovate pure i meri assemblaggi. Le ricette degli chef in erba, e degli eredi della pasticceria francese cercatele altrove. Qui trovate cose fattibili, con le cose compere e pure quelle bell’e fatte, come in qualsiasi casa e famiglia che non ha tempo succede … solo che non tutti lo dicono. Fa più figo fingersi chef col palato allenato da non si sa quale discendenza o infusione celestiale.
3 Comments
Luisa Sorrentino
23 Ottobre 2020 at 9:12
… e questo blog si ama soprattutto perché é VERO!
Odio il pollo con I peperoni( eresiaaaa), per cui non credo assaggerò la tua torta, ma qui veramente non c’è che l’imbarazzo della scelta!
Valentina
23 Ottobre 2020 at 12:35
ma come mai non ti piace il pollo coi peperoni? non ami i due ingredienti? non ami i peperoni? sai che non lo sapevo?
Luisa Sorrentino
23 Ottobre 2020 at 12:56
Non li amo insieme, proprio mi danno fastidio in bocca. Boh! Sarò strana… 🙂