Forse non tutti sanno che da qualche mese, precisamente da fine ottobre, mi sono cancellata in maniera definitiva, irreversibile da Facebook. Il troiaio che era diventato era insostenibile. Ancora adesso, quando qualcuna delle amiche rimaste lì mi fa vedere qualcosa, attraverso screenshots o dal vivo, mi ricordo sempre esattamente lo schifo che provavo a starci e rinnovo la certezza di aver invece fatto bene a cancellarmici.
Però non sono solita sputare nel piatto dove ho mangiato, a Facebook riconosco alcuni meriti, pochi ma glieli riconosco. In mezzo al mare di guano sono riuscita a trovare alcune persone che, da amicizie virtuali, sono diventate amiche reali da lunga data oramai. Facebook è stato solo il mezzo. Il resto lo fanno le persone. Alcune mi sarei evitata di conoscerle ma altre hanno radici oramai sedimentate nella mia vita così come io le ho nella loro, dove più profondamente e dove meno.
Con queste persone scambio confidenze, momenti di confronto, di critiche personali e pettegolezzi, ricette e consigli di cucina, esperienze di vita e cose banalissime tipo racconti di trame di film o suggerimenti sulle maschere per capelli, o strategie da usare su Instagram per accrescere i followers ed essere cagati.
Lucia, Sara, Cristiana, Federica, Flavia, Marianna, Pasqualina, Lidia… questi i nomi che ricorrono più spesso nelle mie giornate, le persone a cui tengo di più, con cui ho rapporti frequentissimi, non solo contatti intermittenti. E sono tutte dell’ambito blog. Pertanto spesso accade che ci scambiamo ricette, le rielaboriamo assecondando i nostri gusti, ma rispettandone fonti e regionalità.
La ricetta di oggi viene dal blog di Lidia, Latte e Grappa. Veneta di Vicenza Lidia gestisce il radicchio come pochi, tant’è vero che su Instagram è una #radicchioinfluencer. Quando sono comparse nelle sue stories le foto di queste soffici nuvole di radicchio, gliele abbiamo copiate in molte, con lo stesso rispetto che prende il nome di mera condivisione.
In altre occasioni vi avevo già parlato del dramma interiore che vivo ogni volta che acquisto il radicchio tardivo… costa assai. Non che io abbia problemi di soldi, ma onestamente comprare 4 cespi di radicchio piccoli e 1 broccolo romanesco, e spendere 20 Euro mi fa specie. E non c’entra il fatto di averlo comprato al mercato dei ricchi, come lo chiama Cristiana, quello di Ponte Milvio, ma il radicchio tardivo, fuori dal Veneto, costa 4 volte tanto. Lo avevo già utilizzato, con tanto di filippica sul prezzo, per realizzare altre ricette che trovate alla fine della scheda, nei related posts. E ieri lo ho ricomprato perché io quelle bombe fritte le dovevo fare.
Si dice che fritta è buona anche una suola di scarpe, ma queste sono buone e basta. Certo vi deve piacere l’amarostico del radicchio (che si toglie dandogli una sbianchita, ma qui andava pastellato e il radicchio moscio pastellato non è proprio una meraviglia), ma i fiocchi di sale Maldon, consigliati da Lidia, e che io ho aggiunto nella versione affumicata, e la leggerezza della pastella fritta intorno, hanno sistemato tutto.
Questa non è una versione gluten free, ma è facilmente sglutinabile (sostituite la quantità di farina nella pastella con dosi uguali, quindi 100g e 100 g di MixB e Mix Universale di Schär), considerato che la farina sta solo nella pastella. E non sono nemmeno leggeri ed adatti alla dieta, ma siamo nel periodo di Carnevale, si frigge, e ci si illude che friggendo verdure e non bombe di crema, ci si senta meno in colpa. Ad ogni modo, se trovate 100 Euro a terra, un paio di cespi di tardivo comprateli, ne vale la pena.