E se i carciofi non ce li mangiamo adesso che è Pasqua, quando ce li dobbiamo mangiare?
A dire la verità, io quando sia in effetti il periodo dei carciofi non lo so. A casa mia, a Pasqua e Pasquetta, si mangiavano i carciofi arrostiti sulla fornacella, a cui era delegata zia Rosettella, prima che una lunga malattia la costringesse a letto, e sua sorella, Zia Maria, che amava camminare e si faceva veramente km su km a piedi, li distribuiva a tutti i parenti. E sempre in questo periodo mia mamma e mia nonna facevano i carciofi indorati e fritti che io invece non ho mai mangiato, perché inevitabilmente ci stava qualche parte più coriacea che mi si conficcava in gola e vomitavo anche l’anima. E non ricordo che si mangiassero in nessun altro momento dell’anno.
Ora invece da Gennaio già compaiono al supermercato, non che a me importi qualcosa delle stagioni, sono impopolare e me ne vanto, ma già posso mangiare pochissime cose, ho poco da fare la sofisticata. Sono di serra? Amen!
Ad ogni modo io ho preso questi carciofi qualche giorno fa e ci ho preparato un confortante, ricco, per niente dietetico, piatto di pasta, col guanciale e il pecorino, ed una generosa quantità di pepe macinato grosso, ricordando un piattone fumante di fettuccine col medesimo condimento, mangiato in un ristorante di Roma, quando ancora non c’erano il Covid, il coprifuoco, l’asma da mascherina, il distanziamento e il terrore del prossimo e si era tutti più tranquilli.
Preparando questo piatto, mi sono resa conto che io i carciofi non li so pulire. Finisco per conservare foglie coriacee che di fatto vanno tolte, o all’inverso, finisco per toglierne fin troppe ed arrivare subito alla parte interna. Anche la “capatura” superiore per me resta un mistero, memore forse di quelle parti dure di cui parlavo qualche riga più su, che mai più vorrei trovare in un boccone di carciofo, li decapito troppo. Adoro però il gambo, o il “culetto” come lo chiamiamo a casa mia, e ne conservo anche parecchio di più di quello che andrebbe cotto insieme al cuore di carciofo, e lo “sbuccio” col pelapatate. Non mi ricordo più se a casa mia sia mio fratello o mia sorella che non lo mangia, e quindi ogni volta che mamma li prepara stufati, tra me e mio padre facciamo la ronda a quei culetti sprecati.
Questo piatto di pasta è davvero buonissimo, perfettamente romano, in tutti gli ingredienti che lo compongono, compresa la mentuccia, che con i carciofi va a nozze, e di cui i miei vasi abbondano. E’, insieme al prezzemolo, la sola aromatica che mi sopravviva anche d’inverno.
Per pulire i carciofi nella maniera giusta mi sono affidata all’esperienza di Candida di Lazio Gourmand, che in questo articolo sui carciofi alla Giudia, mostra la maniera esatta su come si pulisce e “capa” un carciofo. Senza errore alcuno.