La prima volta che ho mangiato in un ristorante cinese ero a Bologna, da sola, con amici di famiglia. Mio padre era a Torino e mia madre a Napoli. Ero ospite a casa loro e una sera decisero di portarmi a mangiare cinese. Fu la sera che mi ricoverarono al Sant’Orsola, non per una indigestione né perché avessi mangiato un ratto, ma perché proprio quel giorno ebbi la peritonite e una operazione d’urgenza. Vidi entrambi i miei genitori ad intervento finito, al risveglio dall’anestesia, e per tanto tempo pensai che fosse stato il cibo cinese ad avermi ridotta in quello stato.
Dopodiché diedi una seconda chance alla cucina cinese, in un ristorante meraviglioso, a Napoli, sulla riviera di Chiaia, che ora nemmeno esiste più, che si chiamava l’Acquario. Si camminava su un vero e proprio acquario, scale, pavimenti, erano tutti di vetro spessissimo, e ti sembrava di fluttuare su un ecosistema marino meraviglioso. Dopo questa seconda chance al ristorante cinese, durante le pause tra una lezione all’altra all’Università, andavo spesso al Cinese a pranzo col mio collega di studi, Nando.
All’inizio ero timorosa, prendevo poche cose, sempre le stesse, che fossero per me rassicuranti, con ingredienti distinguibili, e me ne sono sempre fregata delle dicerie che il pollo, in ogni ristorante cinese, fosse in effetti gatto. Non ve lo hanno mai detto “hai fatto caso che nelle zone dove si trovano i ristoranti cinesi non si vedono mai gatti randagi“?… a me di continuo. Ma me ne sono, come dicevo, fregata altamente. Hanno i controlli dei Nas anche loro, dopotutto. E poi Bigazzi li mangia, cosa per cui la Rai lo cacciò dalla prova del Cuoco ma questa è un’altra storia.
Sceglievo perciò il tristissimo menu cinese composto da Riso alla Cantonese, Pollo alle Mandorle, Nuvolette fritte e Occhi di Drago (longan) sotto sciroppo.
Con gli anni poi sono diventata più impavida, ho assaggiato tutto, decretando che il Tau Fu (tofu) mi fa cagarissimo, in tutte le forme e salse, che adoro tutti i ravioli alla griglia e al vapore, gli involtini primavera li preferisco fritti e grondanti di olio a quelli più zen e light al vapore, le zuppe possono restare dove sono, cioè in elenco, al pollo alle mandorle preferisco di gran lunga il Kung Pao, piccantissimo e con le arachidi e adoro gli spaghetti di soia (anche se la prima volta che me li presentarono dissero “sono buoni, sembrano capelli“).
Ho iniziato dopo un po’ di tempo ad acquistare libri di cucina cinese, rendendomi conto, secondo i volumi più di prestigio, che la vera cucina cinese non ha quasi nulla a che vedere con quella che somministrano a noi nei ristoranti cinesi in Italia. E a parte una categoria di ravioli, i dim sum, chiusi in millemila modi scenografici, alla fine, tappatevi le orecchie, io amo di più la cucina cinese italianizzata, o meglio quella uscita fuori dai confini cinesi.
Considerando che non me ne frega nulla se qualcuno pensa che basti mettere due bacchette dentro a un piatto per pensare di aver cucinato cinese, io ho deciso di preparare alcuni piatti pseudo-cinesi a casa mia. Con le bacchette sopra. Ho iniziato con la salsa agrodolce, quella rossa che ti servono con tutti gli antipasti, per capirci… ottenendo ottimi risultati.
Sono passata poi per le padellate infinite di spaghetti di riso saltati con gamberi e verdura, e anche lì ho ottenuto la cintura nera di wok.
Non ho ancora ottenuto il perfetto pollo alle mandorle, ma vanto un Kung Pao praticamente uguale a quello dei ristoranti, un maiale in agrodolce identico a quello del Guangdong, ho preparato gli Xiao mai, i ravioli ripieni di gamberi e maiale cotti al vapore a forma di fiorellino col pisellino in cima, e li pubblicherò a stretto giro.
E l’altro giorno ho preparato il Riso alla Cantonese. Ho guardato un po’ in giro sul web come farlo, e ho trovato un video di un cuoco di Cookaround, seguendo alla lettera le sue indicazioni. Il video lo potete vedere cliccando qui. Ebbene ho ottenuto il più buon riso alla Cantonese mai mangiato in vita mia. Provateci anche voi, dopotutto serve del riso Jasmine o Basmati (lo trovate tranquillamente al supermercato), prosciutto cotto a cubetti, pisellini freschi o surgelati, cipollotto fresco e uova per fare una frittatina strapazzata.
4 Comments
Luisa
6 Aprile 2018 at 9:26
Ciao Vale,
Il tuo riso cantonese ha un bellissimo aspetto, spero di trovare la salsa di soia chiara per rifarlo.
Tipregotiprego, mi daresti la ricetta della salsa agrodolce? Adoro nuvolette e involtini primavera fritti, sarebbe un regalone!
Grazie, a presto,
Luisa
Valentina
6 Aprile 2018 at 9:58
Carissima, si, ti scrivo la ricetta in un messaggio privato su Facebook!!!!!
lucia melchiorre
7 Aprile 2018 at 21:59
Ma tu lo sai che in quegli anni anche io ero un’assidua frequentatrice di quel ristorante?????? Adoravo camminare su quel pavimento di vetro e percorrere quel corridoio all’ingresso per essere catapultata in quell’ambiente sala così diversa dalle trattorie e pizzerie napoletane. Chissà che non ci siamo incrociate proprio lì…..io prendevo sempre questo riso e le nuvole di drago e gli involtini primavera…allora non amavo i ravioli che invece ora mi fanno letteralmente impazzire…e una volta io e mimmomelchiorre abbiamo ordinato una di quelle zuppe di cui parli..servite proprio nella stessa ciotolina che hai usato nella foto e…..abbiamo decretato che stava bene nel menu 😂😂😂😂😂!!! Il tuo riso è bellissimo ed è una di quelle preparazioni che si possono tranquillamente ottenere a casa….la cucina cinese vera l’ho conosciuta dopo molti anni grazie ad un’amica cinese che ha sposato un amico e che di tanto in tanto ci allieta con i piatti della sua terra….ma il riso alla cantonese all’Aquarium resta un ricordo dolce della mia giovinezza😍😍😍😍😍😍😍
Valentina
7 Aprile 2018 at 22:34
Allora… Mo usciamo a parenti… Anche io ho un amico napoletano che ha sposato una ragazza cinese e hanno due figli. I genitori di lei hanno un takeaway cinese a Napoli… Guarda tu se non usciamo a parenti davvero. Già mimmomelchiorre e mio cugino Ernesto hanno studiato insieme e vivono a Tolosa tutti e due… Io ci andavo con Biagio, un carissimo amico di via Foria, che veniva a seguire i corsi di tedesco da noi di lingue mentre lui studiava giurisprudenza, e questo perché doveva partire per l’Erasmus e non voleva andare a Salisburgo completamente a digiuno. Oggi é a Bruxelles, ha un ruolo importantissimo per l’UE, e siamo rimasti in contatto. Poi col fidanzato “locale” dell’epoca. Comunque resterà sempre il piú bel ristorante cinese dove sono mai stata!!!!