Lo so, sono sparita da tanto (troppo) tempo, ma per altrettanto latiterò. Il motivo è di salute ma ve ne parlerò in seguito. Ora sono raccolta nelle mie idiosincrasie con il genere umano, forse a protezione di una serenità obbligatoria che mi tocca avere fino a metà del mese di giugno.
Mi ero ripromessa di preparare, per questo periodo di lunga assenza, alcune ricette da pubblicare nel frattempo, ma vi confesso che così come si nasconde la polvere sotto i tappeti, io sto nascondendoci sotto la mia indolenza. Sono nervosa, stanca, ansiolizzata, concentrata su tutto meno che sui fornelli, che per forza di cose per diversi mesi dovrò abbandonare o almeno trascurare. Porto avanti, e solo sui social, le mie collaborazioni, ma lì c’è un contratto da rispettare, però vi confesso che lo faccio proprio “schiattata in corpo” come dicono a Bolzano ovest.
Ad ogni buon conto, tra le ricette che avrei sempre voluto mettere qui sul blog, questo risotto era in cima alla lista. Non si tratta di altro che di un semplice risotto agli asparagi, uno dei miei ortaggi preferiti (adesso Alessandro aprirà il libro degli insulti, ma vabbeh fa parte anche questo di una routine a cui non voglio rinunciare), che alla fine manteco con il gorgonzola dolce invece che con il burro.
Preparare un buon risotto non è difficile, ma quando lo si fa con alcuni ortaggi particolari, le cose un pochinetto si complicano. Perché l’asparago va saputo gestire. Questo non significa che la conseguente puzza delle urine postprandiale sparisce eh, su quello non ci si può fare nulla nemmeno se ci mette mano il Padreterno. Ma gli asparagi sono il maiale delle verdure, non si butta via nulla (solo gli strepponi finali bianchi e terrori) soprattutto se con essi ci si vuole fare il risotto.
Vi do un consiglio, che magari sfrutterete l’anno prossimo perché gli asparagi tra poco ci saluteranno, sono tanto buoni quanto veloci passeggeri della primavera. Quando acquistate gli asparagi, venduti a mazzetti, scegliete quelli che NON hanno gli steli ricoperti dalla plastica, come fossero un bouquet floreale. Al 99% nascondono la magagna, che si chiama muffa, o stelo raggrinzito sintomo di verdura vecchia. Io li acquisto solo al mercato, proprio perché i mazzetti sono schietti, senza carta attorno, e posso scegliere tranquillamente di cucinarli anche due giorni dopo, mettendoli, come i mazzi di fiori, in un vasetto con l’acqua.