E’ da settembre, da quando ho scoperto di essere celiaca a conclusione di una lunga e costosa serie di analisi, biopsie ed esami, che Lidia, autrice del blog Latte e Grappa, mi si offre come tutor per i piatti senza glutine. Lei è celiaca da parecchio più tempo di me, e ha acquisito con gli anni una maestria nella gestione dei mix senza glutine commerciali, tanto quanto le farine naturalmente senza glutine, tipo mais e riso. Devo dire che nonostante le sue offerte generose, io ancora mi crogiolo nelle lagnazioni sul quanto sono stata poverina e sfigata ad avere questa malattia proprio io, vivo ancora una fase luttuosa che ad alcuni dura anche un anno (a me sono 5 mesi, che ne dite di smetterla di rompermi le balle?).
Ad ogni buon conto, l’altra settimana Lidia ha deciso di affrontare la paura del video e ha iniziato a fare nelle sue stories di Instagram dei mini video di ricette veloci (di certo non il Boeuf à la Bourguignon, per il quale ci vogliono appena quelle 4 orette), e quando ho visto che c’erano le frittelle di carnevale con l’uvetta, che adoro, senza glutine (che adoro meno) e con ingredienti che, udite udite, avevo a casa, ho deciso di farle pure io. La prima ricetta senza glutine che non fosse naturalmente senza glutine (tipo polpo e patate per capirsi, che il glutine non lo vede manco col cannocchiale anche per i normo-mangianti).
A lei, che ha evidentemente acquisito dimestichezza con ‘ste polveri, sono venute frittellette belle tonde, a me, come ogni prima frittella versata a cucchiaio, sono venute fuori forme assurde. Ricordavo, mentre friggevo, la volta che una ex amica di Genova mi diede la ricetta dei suoi frisceu (specifico suoi perché sta cialtrona usava la farina normale invece la Pasticci e Lara mi hanno detto e confermato che si fanno con la farina di ceci), io cercai di fare dei frisceu perfettamente tondi, ci misi una vita, sudai 7 camice. Quando glieli mostrai mi disse come mai ti sono venuti rotondissimi? Li hai fatti col compasso? Sai, i frisceu hanno forme “informi”.
A sto giro le frittelle di Lidia mi sono venute come avrebbero dovuto essere i primi ed unici frisceu tarocchi che ho fatto anni e anni fa, con forme indefinibili, che per rispetto all’autrice ho rinominato gli sgorbiolini (ora ditemi se quello in primo piano, in foto copertina, non sembra un barbapapà? Ma anche EVE di Wall-e).
Se venite a leggermi su Instagram, vi racconterò uno dei miei soliti fatterelli che alla fine ricondurranno al nome di sgorbiolino.
Ho usato dei cucchiaini per fare le palline, ero completamente all’oscuro di quanto e come avrebbero cotto queste frittelline profumatissime. Avevo paura che, come spesso mi succede con le castagnole, che di fatto qui sul blog non troverete perché non le so cuocere, dentro restassero crudi. In effetti queste frittelle vanno cotte in olio a temperatura ma poi subito abbassata la fiamma sotto la pentola, perché forse saranno sti mix maledetti, però scuriscono subito. E così i primi “negretti” che ho tirato fuori dall’olio non li ho fotografat, li ho inalati direttamente per capire che il glutine non è (sempre) il male, e gli altri li ho cotti meglio. E dentro erano perfettamente cotti, guardate?