Oggi vi propongo una ricettina facile, veloce e che, chiaramente, fa ingrassare.
Ma consentitemi una divagazione personale, dovuta al fatto che ho inserito talmente tanta gente in blacklist, che ogni tanto ricevo messaggi allarmanti circa la mia sparizione da Facebook: non vi preoccupate, non sono affatto sparita, pubblico ogni giorno e voi non lo vedete, vi ho solo bannati, io sto benissimo, i cani pure, le tartarughe si avviano al letargo, e la ritrovata libertà sta giovando anche al mio aspetto, tiè.
Vidi questa ricetta su una rivista americana qualche anno fa, agli esordi di DiVerdeDiViola, e la ho ripresa per pubblicarla qui, con le foto vecchie. Erano i primi scatti con una reflex nuova di pacca che mi aveva regalato mio padre per farmi impratichire. Potevo rifarli, sapete…. ma non ne ho avuto voglia, sono pezzi di un passato anche fotografico, che al momento mi fa piacere mantenere (ho però messo nel limbo delle ricette da rifare tutte quelle che avevo fotografato col cellulare). E poi non sono proprio tanto brutte come foto, conosco persone che si uccidono per fare foto fighe, producendo cose di dubbio gusto, perciò direi che posso starci 😉
Si tratta di semplicissimi salatini, da non dover fare per forza a forma di stella, ma che sono validissimi per ogni buffet, aperitivo, o qualsiasi cosa organizziate a casa vostra. So bene che la Nigella non si trova proprio al supermercato sotto casa, ma credo che se vorrete rifarli, proprio quella sia un ingrediente insostituibile. Solo chi la conosce sa quanto sapore abbiano quei piccoli puntini neri.
La mia amica Paola Lena definì i semi di papavero tra i semi da lei più detestati perché già da principio sanno di stantio e conferiscono ad ogni cibo un sapore di vecchio. Ebbene, io per la Nigella posso affermare che dovunque la si metta conferisce alle preparazioni un retrogusto di pizza. Spesso la si sostituisce con Sesamo nero, ma la Nigella, il cui nome deriva da niger, nero, è il Cumino nero.
Maometto ha affermato riguardo la Nigella: “può guarire tutto, tranne la morte” e ciò non sembra una esagerazione: infatti può essere facilmente considerata come una panacea naturale per quasi tutto, e, come tale, era considerata dagli antichi romani con il nome di ‘Coriandolo Romano’.
Diffusissimi nell’Antico Egitto tanto che nella tomba del faraone Tutankhamon erano presenti anfore colme di olio di cumino nero, facendo intendere che erano così importanti da dover accompagnare il faraone nella nuova vita.