Tarallini al Finocchietto

24 Gennaio 2018Valentina

Prep time: 1 Ora 10 Minuti

Cook time: 40 Minuti

Serves: 4

Ogni tanto capita che nel mondo delle foodblogger, tutte si decida all’improvviso di provare una ricetta, tutte la stessa, e quindi ci sono ondate di fotografie e versioni dello stesso piatto che intasano la home di Facebook. Mi verrebbe da fare degli esempi ma siccome il fraintendimento è dietro l’angolo non li faccio, ma nomino quello che coinvolse anche me, un paio di anni fa. La ricetta era quella dei tarallini pugliesi.

Provai a farne diverse versioni ma nessuno di essi era come quelli che “conoscevo” io. Quella più vicina come gusto e croccantezza agli originali, era di Ileana Pavone, del Blog Ribes e Cannella, che li aveva però preparati con una farina di farro e del vino bianco.

Su Diverdediviola pubblicai quelli di Ileana, ma il pallino mi era rimasto. Io ci volevo aggiungere la semola rimacinata. Fino a quando non ho provato e riprovato, profumandoli ogni volta con un aroma o spezia diverso, arrivando a quella che per me è la ricetta perfetta. E che oggi pubblico per voi.

Esistono diverse marche di buonissimi tarallini pugliesi, gli ultimi a dir poco deliziosi li ho trovati in una delle passate Degustabox, ma fatti in casa sono tutta un’altra cosa, perché hanno sì lo stesso sapore e croccantezza di quelli comprati, ma almeno si sa cosa c’è dentro… a patto che gli ingredienti utilizzati per prepararli, che sono pochi e di facile reperibilità, siano di qualità!

I tarallini subiscono, come accade per i bagels, una doppia cottura, prima in acqua, una leggera bollitura, e poi dritti in forno. E’ proprio questo metodo di doppia cottura che gli conferisce la caratteristica “scrocchiarellosità” che non si dice, ma spiega esattamente cosa voglio dire!

Nel tempo li ho preparati con i semi di finocchio, con i semi di anice, al Parmigiano e al gusto pizza, con concentrato di pomodoro ed origano secco… ma questa volta, dopo aver raggiunto la consistenza (per me) perfetta, ho scelto di utilizzare l’oro della Tuscia, ossia la polvere di fiori di finocchietto, che con tanta cura mi faccio ogni anno (anche perché a comprarla costa 24 euro l’etto).

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Tarallini al Finocchietto

  • Prep time: 1 hour 10 minutes
  • Cook time: 40 minutes
  • Total time: 2 hours
  • Serves: 4

La versione da fare in casa che più piace a me. Ne esistono tantissimi tipi, ma questi sono quelli che ho preferito, in assoluto.

Ingredienti

  • 350 grammi di Farina tipo 00
  • 150 grammi di Semola rimacinata di Grano duro
  • 50 grammi di Acqua tiepida
  • 100 grammi di Vino bianco secco
  • 125 ml di Olio extravergine di Oliva
  • 6 grammi di Sale fino
  • Finocchietto, Anice, Fiori di Finocchietto, a sentimento, per scelta e quantità

Preparazione

  • 1)

    Fare la fontana con la farina ed inserire, al centro, tutti gli altri ingredienti.

    Impastare tutto fino a creare un impasto liscio e morbido. Staccare dei pezzi di impasto di 8/10 grammi ciascuno, creare un serpentello e chiudere il tarallino accavallandone le estremità.

    Portare ad ebollizione acqua non salata in una pentola capiente. Quando l’acqua inizia a bollire tuffarci i tarallini, pochi per volta. Alzateli dall’acqua non appena vengono a galla e trasferiteli su uno strofinaccio di cotone da cucina per asciugarli. Ripetere l’operazione fino a bollire tutti i tarallini.

    Trasferirli in una teglia rettangolare adagiandoli su un foglio di carta da forno e cuocerli per 20 minuti a 200°Ce per circa 10 minuti a 160 gradi. I primi minuti ad alta temperatura li faranno dorare e cuocere all’esterno mentre i successivi serviranno a cuocerli bene all’interno. Controllare sempre la cottura perché i tempi possono leggermente variare a seconda del forno.

    Lasciarli raffreddare su una griglia e servirli. Potete anche conservarli in un barattolo con chiusura ermetica.

Note

L’aroma ai miei tarallini lo hanno dato i fiori di finocchietto essiccati, oltre che il colore giallo intenso. Nessuno vi vieta di aggiungere anice o finocchietto in semi. Però, se utilizzate i semi di finocchietto, passateli prima un po’ al mortaio, perché al momento di fare i serpentelli da chiudere per fare la forma del tarallino, i semi interi creano camere d’aria interne, le quali non vi garantiscono una superficie liscia e, non ultimo, vi pungono le dita.

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