Perché Nua? Mi credete che ancora non l’ho capito? Esiste qualcuno nell’etere che sappia che cosa significa Nua?
Nel 2013 questa torta divenne sui social un tormentone, tanto quanto ora lo è la Wool Roll cake (una brioche lievitata dalla lavorazione così particolare che sembra un grosso gomitolone di lana con i fili ben in vista), o lo sono stati i fiocchi, sempre di pasta brioche. O il pane senza impasto di Jim Lahey, erroneamente attribuito alla buona Benedetta Rossi che lo ha chiamato Pane Comodo e che durante il lockdown pareva essere la scoperta del secolo. Senza impasto si fanno diversi lievitati, anche la Focaccia Locatelli, pure quella ex tormentone.
Insomma io arrivo di solito per “ritardo” da pigrizia, sempre tardi su tutto, ma a volte è vitale. Se si procede alla preparazione di una torta nel suo momento clou, si finisce per farla perdere nel mare magnum di altre torte tutte uguali, tutte allineate, che poi stancano alla svelta.
Perciò oggi, con otto anni di ritardo, arrivo con la Torta Nua, un dolce di rara facilità, che ha la caratteristica di essere farcito con crema pasticcera che non affonda, ma che durante la cottura si posiziona esattamente al centro del dolce, come una naturale farcitura ma senza taglio. Comoda e bellissima. Una vera furbata.
Ora se si riuscisse a sapere anche perché si chiama Nua e non che ne so, Luisa, sarebbe una bella cosa, ma intanto ce la mangiamo così. Tanto allo stomaco poco gli interessa come si chiama.
Quando ho inviato alle mie amiche su Whatsapp le foto del backstage e della preparazione della Nua, tutte hanno emanato strilletti per dire “anche io sto aspettando la fine tormentone per prepararla, fammi sapere se ne vale davvero la pena e la si rifà”
Devo dire che anche io mi ci sono avvicinata sufficientemente scettica, ma il risultato è stato spaziale. Un consiglio solo che mi sento di dovervi dare è quelo di preparare la crema pasticcera la sera prima e di lasciarla nel frigo. Più è fredda e compatta e più l’effetto scioglievole post cottura sarà evidente. E non abbiate paura che un raffreddamento/rassodamento in frigo la faccia crollare sul fondo del dolce, perché vi assicuro che non è così. Ve lo dice una che prova da anni a mettere i frutti di bosco dentro al plumcake e che se li ritrova inevitabilmente tutti sfracagnati sul fondo. A nulla serve infarinarli, nè rendere più compatto l’impasto crudo del plumcake. Crollano.
Ma la crema della Nua no, resta lì, in parte in superficie creando gradevolissimi e buffi crateri, in parte finendo al cuore della fetta, come se sapesse che a noi foodblogger serve anche un po’ di precisione per la foto perfetta della fetta perfetta con la farcia perfetta.
Tra le tante versioni della torta Nua che sono presenti sul web, alcune anche con doppia crema, sia classica che al cioccolato, o la versione dell’impasto al cacao e della crema pasticcera classica, che così si vede meglio, ho scelto la versione di Erika Cartabia, autrice del blog La Tana del Coniglio, una delle prime foodblogger che ho iniziato a seguire prima di aprire il mio, di blog. Che non me ne voglia nessuna delle migliaia di altre colleghe che ha preparato la Nua prima di me, ma come ho detto decine di migliaia di volte, è la foto che fa tutto, è la foto che ti porta a scegliere questa piuttosto che quella ricetta. E questo è.