Per scrivere questo post attingerò a mani basse, oltre che per la ricetta, anche da alcune frasi di Ornella Mirelli, autrice insieme a Paola Lazzari del blog Ammodomio.
Si deve fare sempre parecchia attenzione ed essere in un atteggiamento di rispetto quando ci si accinge a preparare ricette che appartengono a una qualche tradizione, sia essa nazionale che regionale, e non sono mancati, nel corso della mia “militanza” in questo mondo del foodblogging, faide vere e proprie su come si preparassero questo o quel piatto.
Ornella scrive una frase che racchiude in sé tanta saggezza:
Non ho mai sostenuto a priori la tesi “talebana” della tradizione ad ogni costo, ma al contrario, ho sempre ritenuto che tutte la varianti siano accettabili a patto che, per ogni piatto, si conservino inalterate almeno alcune caratteristiche peculiari. Siano esse di forma o di sostanza, a seconda dei casi, dovrebbero comunque evocare la ricetta antica, se il nome rimane lo stesso.
E’ proprio così, tant’è vero che nel momento in cui mi sono messa a preparare un curry thailandese, o un pollo al curry (sebbene sappia che si dice curry di pollo perché il curry non è solo una mera mescolanza di spezie, ma una sorta di “zuppa”, intesa all’indiana maniera), consapevole di non detenere la ricetta per eccellenza e di aggarbarla a volte alla facilità o meno di reperire alcuni ingredienti, e di adattarla ai miei gusti, ho aggiunto la specifica “alla come mi pare a me”. Che poi non si discosta molto dalla filosofia e dal nome del blog di Ornella, Ammodomio.
Il Pan d’Arancio, che negli anni ho visto fotografare e preparare in mille forme diverse, dal muffin al cake in stampi più o meno classici (lo stesso pan d’arancio di Ornella e Paola è preparato in uno stampo delizioso e bombato che sembra anche all’occhio accentuarne la sensazione di morbidezza), è una torta che ha in sé una intera arancia frullata, scorza inclusa. Io ho preferito utilizzare uno stampo da torta tondo.
La ricetta che riporto, e che ho preso da Ammodomio, a sua volta viene dal blog Sogni di Zucchero di Letizia, e fa riferimento a una tradizione siciliana molto antica, che risale a una torta benedettina preparata dalle suore del convento di San Nicolò l’Arena. La ricetta nasce come riciclo degli scarti per eccellenza, e infatti, come ho già scritto, l’arancia viene utilizzata nella sua interezza.
Ovviamente ci sono delle differenze nella preparazione di questa torta rispetto a quella originale delle Suore Benedettine. Innanzitutto, come fa notare Letizia prima e Ornella poi, le suore trituravano, con la santa pazienza, le arance a coltello, perché il frullatore che oggi ci semplifica la vita ed accorcia i tempi, all’epoca nemmeno esisteva. Per questa torta dunque, cercando di avere un atteggiamento quanto più simile a quello della tradizione, Letizia utilizza il metodo muffin, ossia, quello di addizionare gli ingredienti secchi a quelli liquidi, amalgamati il necessario, con una forchetta. Di sicuro la torta che ne viene fuori sarà diversa da quella delle Benedettine, proprio perché la purea di arance che si ottiene utilizzando il frullatore è diversa (nessuno però ci vieta di fare come le monache, impossibile sarebbe stato il contrario, non avendo loro le innovazioni tecnologiche a nostra disposizione oggi) ma almeno si sono rispettati gli ingredienti e si sarà ottenuto lo stesso profumo.
La torta è compatta e molto umida, si conserva per giorni e, come tutte le torte molto aromatizzate in modo naturale, più lunghi saranno i tempi di “riposo” più fragrante sarà l’aroma al naso ed al gusto.