Oggi la gente ti giudica
Per quale immagine hai
Vede soltanto le maschere
E non sa nemmeno chi sei
Devi mostrarti invincibile
Collezionare trofei
Ma quando piangi in silenzio
Scopri davvero chi sei…
Marco Mengoni – Esseri Umani
Oggi è San Valentino, c’è chi festeggia la festa degli Innamorati, chi si scambia tubi di Baci Perugina, chi si fa promesse d’amore, chi prenota in ristoranti strafighi per fare colpo sul proprio amato/a, chi prepara biscotti e ravioli a forma di cuore per il proprio blog e per la cenetta a lume di candela e chi magari si è lasciato due giorni fa, strumentalmente, per non spendere soldi in regali più che impegnativi.
San Valentino poi sarebbe anche il giorno del mio onomastico, mi chiamo Valentina, ma da 40 anni è sempre passato in secondo piano, per non dire in cavalleria.
E poi c’è un anniversario oggi, triste, quello della scomparsa di una persona prima che una blogger, che ha scelto di andarsene in grande stile (concedetemi la battuta) il giorno di San Valentino, per rovinarlo spiritualmente a tutti coloro che non la avevano mai capita, che la avevano subita nella sua esuberanza, verbale e personale e per questo giudicata.
Non è un caso che io abbia scelto le parole di una canzone di Marco Mengoni, che si intitola Esseri Umani, per aprire un post di introduzione ad una ricetta scelta dal blog di Silvia Leoncini, la Masca in Cucina. Non la conoscevo di persona, e fino al 14 febbraio dello scorso anno Silvia Leoncini per me era “solo” una blogger, e io per prima non la ho forse mai capita, non ho mai pensato che dietro quella che appariva forse come “violenza” ci potesse essere un essere umano, con le sue fragilità e le sue ragioni.
E nonostante non ci conoscessimo, nonostante non fossimo mai state amiche, e a pensarci oggi, nonostante non avessimo mai avuto nemmeno uno scambio in chat prima di allora, Silvia Leoncini è stata la sola persona che ha dimostrato le palle che aveva per difendermi, pubblicamente, per iscritto, in due occasioni in cui avrebbe anche potuto farsi gli affari suoi, come hanno fatto tutti. Non mi dilungo a ricordare quali occasioni fossero, non è questo lo scopo di questo mio scritto… Lei lo sa, io lo so, pochi altri hanno notato e sanno a cosa mi riferisco e a me basta.
Seppur neglettata, Silvia ha sempre trovato il modo di lanciare i propri strali, incompresi per lo più, contro tutto ciò che da esterna riusciva a vedere con il giusto occhio, e più volte mi aveva messa in guardia da alcune persone. Ad un anno di distanza ho dovuto darle ragione, entrambe le persone di cui mi diceva di diffidare, si sono rivelate esattamente per quello che erano, e io ci ero cascata con tutte le scarpe. Ma ad un anno di distanza era troppo tardi, perché lei nel frattempo mi aveva bloccata su Facebook, proprio per la mia scelta di stare dalla parte sbagliata.
Ricordo che quel giorno dormivo oramai già da qualche ora, stranamente prima che iniziasse Un Posto al Sole, e dopo un’ora di vibrazioni del cellulare che credevo di star sognando, ho trovato mille chat con la notizia che Silvia Leoncini era mancata. Ho pensato ad uno scherzo all’inizio, lo dico sinceramente. Ero frastornata dalla quantità di notizie, anche la sua carissima amica Silvia (Pasticci) le dava un addio così doloroso e sincero, così pieno di rabbia ed amore allo stesso tempo, e mi sono sentita annichilita.
Nessuno sapeva che stesse male, anche perché al suo pubblico, fino alla settimana prima, mostrava fotografie di una donna sorridente in pellicce di alta moda, affacciata al balcone del suo Chalet di montagna, abbronzata come sempre, e con un volto trasformato da ciò che tutti pensavano fosse un intervento di filling al volto ma che era invece il cortisone che la teneva in vita.
Dire che sono rimasta senza parole è riduttivo, non perché fosse una mia amica, non per il fatto che mi sarebbe “mancata” come a distanza di anni mi manca mia nonna, ma perché in un solo istante ho avuto davanti agli occhi i fotogrammi di tutta la mia “storia”, di tutto il “vissuto virtuale” con Silvia, il rimpianto di non aver chiarito con lei, la consapevolezza che non c’era più tempo, il rimorso di non averle chiesto “Silvia, ma che ti ho fatto che mi hai bloccata?” e a distanza di un anno il non poterle dire quell’ “avevi ragione“, la stessa frase che ho detto ad alcune persone proprio di recente, che ha permesso quel confronto sano, sincero, proprio delle persone intelligenti, quelle che si mettono in discussione, fanno il mea culpa e sono disposte davvero anche a tornare sui propri passi, che ha rafforzato la nostra amicizia.
Ma veniamo a noi, e all’iniziativa di alcune blogger di ricordare Silvia attingendo dall’infinita lista di ricette presenti nel suo blog, secondo figlio dopo Matteo e pubblicandole proprio oggi, nel primo anniversario della sua scomparsa.
Era da tempo che desideravo fare delle uova ripiene, sissignore, semplicissime uova sode ripiene di tuorlo addizionato “ad altro”, e ho trovato queste uova sul blog di Silvia, che mi hanno attirata non tanto per la ricetta/non ricetta, ma per il nome prima e la storia poi.
Chi è, dunque, questa “bela Rosin” e perché queste uova ripiene tanto semplici vengono ricordate col suo nome?
Quando fu proclamato re d’Italia, il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II era vedovo da alcuni anni. La moglie, Maria Adelaide di Asburgo-Lorena era morta nel 1855, dopo avergli dato otto figli.
Oltre a questi 8 legittimi, Vittorio Emanuele ebbe un numero imprecisato di ulteriori figli da numerose relazioni più o meno occasionali con donne di ogni età, condizione sociale e stato civile, tanto da meritare il soprannome di “padre della patria“.
Nei confronti di questi figli Vittorio Emanuele fu, in qualche modo, un padre scrupoloso. Li riconobbe abitualmente, facendoli registrare all’anagrafe col cognome Guerrieri o Guerriero, li aiutava economicamente e si sforzava di ricordarli tutti.
Tra le tante avventure che ebbe, Vittorio Emanuele rimase fedele per tutta la vita solo ad una donna, Rosa Vercellana, più nota come la Bella Rosina (la Bela Rosin in dialetto piemontese) da cui ebbe due figli, Vittoria ed Emanuele Guerrieri (che fantasia, vè?). Per averla più vicina e non doverla incontrare soltanto durante le sue lunghissime battute di caccia, la fece trasferire in un alloggio nel parco di Stupinigi dimostrando però scarsissimo tatto dal momento che nel castello risiedeva la moglie legittima cui a volte capitava di incontrare i figli di Rosa.
Questa sistemazione non migliorò affatto i rapporti di Rosa con la corte, alla quale era già invisa per le sue forme abbondanti, lo scarso buon gusto ed i modi popolani. Tutti elementi che invece il re apprezzava, così come la cucina di Rosa, semplice ma sostanziosa e innaffiata da buon vino piemontese.
Nel 1869, Vittorio Emanuele si ammalò gravemente, tanto che gli venne impartita l’estrema unzione. In queste condizioni decise di legalizzare la propria unione con Rosa, sposandola col solo rito religioso. Si trattò di un matrimonio morganatico, in base al quale a Rosa non venne riconosciuto il titolo di regina ed ai figli nessuna pretesa di eventuale successione al trono.
La Bella Rosina cucinava per il Re i suoi piatti preferiti: la bagna cauda, il coniglio, i tajarin con i tartufi e le uova ripiene con una maionese leggermente aromatizzata all’aglio (versione leggera della moderna ajöli) e prezzemolo, e i tuorli sbriciolati sopra a simulare le mimose.
8 Comments
PATRIZIA MALOMO
14 Febbraio 2018 at 8:54
Il problema, come sempre, è quello di non avere il coraggio, la forza, la possibilità di chiarirsi quando se ne ha l’opportunità. Silvia non era una persona accomodante ma era una con cui si poteva parlare. Che poi avesse un carattere complicato e per molti insopportabile, è così, ma spesso è la cifra delle persone con grande personalità ed intelligenza.
Mi dispiace che tu non l’abbia conosciuta. Un abbraccio.
Valentina
14 Febbraio 2018 at 8:58
Sapessi il rimorso che ho, Patty. Di non aver chiarito, di non aver domandato, di non aver utilizzato una interposta persona, di non essermici nemmeno scontrata, di non aver avuto la sua stessa prepotenza di “piombarle in casa”, virtualmente parlando, e di dirle “che succede”. E questo contributo glielo dovevo, oggi.
PATRIZIA MALOMO
14 Febbraio 2018 at 9:01
Ho dimenticato: Buon Onomastico, auguri tesoro.
I rimorsi fanno male. Pensa a lei con serenità e mandale un bacio.
Valentina
14 Febbraio 2018 at 9:53
grazie patty <3
Elisa Baker (Flavia )
14 Febbraio 2018 at 9:33
Brava Vale! E buon onomastico 😉
Valentina
14 Febbraio 2018 at 9:53
Grazie Flavia <3
Simo
14 Febbraio 2018 at 10:19
Che bella iniziativa e che belle parole Vale! Io ho conosciuto Silvia ad un blog-tour, e la ricordo come un vero vulcano, una persona instancabile e piena di voglia di vivere…la sua scomparsa è stata un fulmine a ciel sereno, ed è bello ricordarla così, se lo meritava davvero <3
Mando un abbraccio attraverso te alla sua famiglia che tanto lei amava
Valentina
14 Febbraio 2018 at 15:54
Io non la conoscevo, e oggi dico purtroppo, ma aveva tanta gente che la amava per quella che era, una persona intelligente e decisa, una persona che nella mia vita è mancata.