Quella delle uova sode per me è una passione che posso far risalire all’asilo.
Ho difficoltà a ricordare tante e troppe cose oramai, neanche avessi l’Alzheimer, anzi, vi dirò che stante la mia acclarata ipocondria, dopo aver visto il film Still Alice, ho pensato sempre più spesso, che potesse succedere anche a me. E quindi quella che per me è di fatto solo una mera e prolungata stanchezza mentale, io la scambio chiaramente per Alzheimer precoce.
Delle uova sode però ho il ricordo ben chiaro di mia madre abbastanza disperata, a colloquio con la maestra di asilo, che le diceva che io non potevo assolutamente voler mangiare sempre e solo l’uovo sodo, facendo il digiuno tutti gli altri giorni. Amavo il profumo di quella scodella tappata piena di uova sode già sgusciate che ci davano, tiepidine, mentre oggi, dipende da come sto predisposta, al solo sentirne l’odore sulfureo ho la nausea.
Credo che fu proprio per questo motivo che alla fine io non ho più frequentato l’asilo, restando a casa con mia nonna (che poi mi cucinava il cervello bollito col limone, le ali di pollo lesse sempre col limone, la soglioletta al vapore col limone, segnandomi irrimediabilmente dal lato limone e “consistenze” molli).
Le uova sode, dicevo, tuttavia mi piacciono sempre, malgrado l’odore. Quando sono nella fase dieta, due uova sode a tuorlo duro con una montagna di spinaci al limone, le mangio sempre volentieri. Non esiste insalata di riso, o di pasta, senza le uova sode. Amo le uova ripiene, rassodo anche il tuorlo nell’uovo al tegamino. Anche la scelta tra i tramezzini in una vetrina da bar mi fa prediligere quelli in cui é presente l’uovo sodo.
Ed è quindi per questa ragione che quando ho visto la ricetta di queste uova sode gratinate a firma di Mastercheffa tra le sue proposte programmate di Facebook, non ho resistito.
Uova in casa ne ho sempre, la besciamella la prepara da solo il Bimby che con questo caldo atroce stare davanti ai fornelli a mescolare senza stop con il fuoco ad altezza della pancia sblusata non è il massimo, e poi il passaggio in forno è sostanzialmente rapido. In poco tempo avevo davanti la madre di tutte le porconerie che ogni tanto mi fa piacere mangiare, mi dà quella sensazione di sgarro che sia davvero tale, di leggerezza di spirito, perché la vita già è complicata da sola, se poi devo stare sempre e solo a dieta addio.
Solo una cosa mi ha “disturbata” di questa preparazione: la righina scura che si è creata tra il tuorlo e l’albume rassodato, che è sinonimo di una stracottura dell’uovo in acqua. La prossima volta (perché le rifarò eccome) le terrò leggermente più indietro di cottura, per un mero fattore estetico.
In verità quando quella riga è fin troppo scura ed evidente, so che sarebbe bene non mangiarle, perché è amara, trattandosi di solfuro di ferro, che denatura le proteine dell’uovo. Non sono velenose eh, ma si fa più fatica a digerirle e la percentuale di ferro contenuta nell’uovo si abbassa, tutto qua. Ma sono pippe mentali, sia estetiche che chimiche.