Le carote, per me gioie e dolori. Le ho sempre associate agli snack dietetici per eccellenza, e pertanto le ho sempre bistrattate… eppure ne ho sempre subito il fascino, soprattutto quando le ho trovate con il ciuffo, senza farmi però mai attrarre dalle loro tante potenzialità. Prima di un anno fa, le mangiavo sempre e solo come snack, mondate e tagliate in 4, senza pinzimonio perché ci andava l’olio e mi ingrassavo. Oppure a julienne nella zuppa di gamberi di Martha Stewart o per fare gli spaghetti di riso e verdure saltati al wok. Poi, col Re-Cake le ho utilizzate per il ripieno di una crostata salata. E ho utilizzato anche i miei amati ciuffi per un pesto un po’ erbaceo nel gusto, ma che si abbina bene alla dolcezza delle carote che non a tutti piace, e insomma, le ho iniziate a rivalutare.
Ho preparato le carote a rondelle al burro e prezzemolo, che mangiai in un asilo nido durante un tirocinio alla fine di un corso della Regione Lazio che feci ere geologiche fa, di Tecnico di Ludoteca (si ho fatto anche questa cosa ahahaahahah) e che mi erano piaciute parecchio. Ed oggi invece vi propongo una ricetta, presa da una rivista australiana, e che mi ha attratta per prima cosa per il colore, e poi perché carote e lenticchie sono previste dalla mia dieta e quindi prima o poi dovevo mangiarle.
Ed ecco qua. Semini oleosi a completamento che fanno sempre bene e una cucchiaiata di yogurt greco per rendere tutto più fresco. Sì, perché anche se la pubblico oggi che a Roma è arrivato il freddo glaciale e io domani devo prendere il treno per Napoli e farmi la Flaminia di mattina presto con le lastre di ghiaccio, io questa vellutata l’ho fatta l’estate scorsa, poi Pasqualina mi ha detto che mi avrebbero rotto le balle perché la pubblicavo fuori stagione ed eccola qui, invernale, calda e nessuno si può lamentare.
La avevo preparata in occasione di un progetto su Instagram, dove sto vegetando in attesa dell’ispirazione per tornare attiva e regolare a pubblicare sul blog, la vellutata in tazza. Era una bella iniziativa, poi me ne sono disinteressata durante una lunga pausa delle organizzatrici (anzi, dopo aver finito di scrivere la ricetta andrò a vedere se per caso esiste ancora).
Ho aggiunto della paprika affumicata dolce, il Pimenton spagnolo, che trovo da Castroni qui a Roma, e dei semi di girasole tostati sempre con questa paprika. E alla fine, siccome da qualche parte ho letto che Naomi Campbell lo aggiunge ovunque per stimolare ed accelerare il metabolismo (ed essere una gnocca stratosferica), ho aggiunto anche del piccantissimo habanero in fiocchi. Solo che lei é Naomi mentre io ho ancora 6 culi.