Non avevo mai preparato una torta a strati, o come si chiamano in America, Layer Cakes, ma a dire il vero non avevo mai preparato una torta.
E’ notorio quanto a me i dolci non piacciano e ad essi io preferisca un panino col salame piccante. Credo di poter affermare di non aver mai nemmeno preparato un Pan di Spagna.
Io ero quella che alle feste dei compagni di classe, seduta sulla sedia più vicina al tavolo imbandito, si nascondeva dietro le cataste di bicchieri di carta, rigorosamente impilati a testa in giù, con la sua scorta di patatine e di panini col tonno e lattuga. Era la sola maniera che avevo di mangiare la maionese, che a casa mia non esisteva, anche se in quei panini se ne usava davvero una punta, tanta quanto bastava a far aderire la foglia di lattuga al pane, eppure per me era una felicità. Ricordo con tristezza i buffet dove i panini col tonno non c’erano, ma solo panini col salame o prosciutto cotto alternati alla Sottiletta!
E riempirmi di paninetti era una perfetta scusa così che all’arrivo della torta potevo consciamente dire di essere piena e di “passare”.
Ho sempre sentito il sapore di “freschino” nel Pan di Spagna, anche nella Torta di Fragole, cavallo di battaglia di mia zia Nora che piaceva a tutti, e che lei riempiva di fragole e di panna montata tanto che era impossibile persino scorgere tracce di Pan di Spagna.
Passare era ciò che avevo pensato di fare quando nel Club del 27 ci fu la sfida sulle Layer Cakes, impegnatissima su mille altri fronti, quel mese più che mai. Ma era una sfida dentro la sfida per me, e mi sono fatta tentare prima dalla perfetta riuscita di questa stessa torta da parte di Lucia, e poi dalla presenza del Philadelphia, altra mia “droga”.
E così mi ci sono messa sabato mattina, con la febbre appena passata, cambiando dalla versione originale che prevedeva il cioccolato fondente, solo il cioccolato bianco, ed aromatizzando con il limone e non con la cannella. La stratificazione con una farcia bianca a mio giudizio ha accentuato il colore giallo tipico di questa torta, e ho ricoperto l’esterno con corallini multicolore, per far onore al mio lato bimbaminkia.
Il risultato è stata una torta inaspettatamente buona, anche per il mio palato così difficile, sofficissima, bagnata senza “bagna” alcuna, e dolcissima data la massiccia presenza dello zucchero a velo nella crema al burro che la ricopre, e che, data la mia assoluta inesperienza, ho spatolato alla cacchium, tutto intorno.