Un meraviglioso piatto veloce da preparare soprattutto d’estate, quando la voglia di stare ai fornelli è veramente pochissima, è la pasta alla puttanesca. Io però la preparo praticamente sempre, le olive in salamoia le si trova tutto l’anno, e per me la puttanesca costituisce uno dei miei tanti comfort food, purché preparata in una versione probabilmente eretica, che prevede anche le olive verdi, come la prepara mia mamma.
Piatto tipicamente napoletano, conosciuto anche come “aulive e chiappariell” (olive e capperi), è uno tra i miei primi piatti preferiti considerando anche che io mangerei olive 24 ore su 24. Dovendo documentarmi sull’origine del nome di questa preparazione, sono venute fuori varie “origini” della parola puttanesca.
Tra tutte, quella che voglio pensare sia più realistica, è quella data da Arthur Schwartz.
« … Per quanto riguarda la sua origine etimologica, (il termine puttanesca) è stato oggetto degli sforzi di immaginazione di molti studiosi, che hanno tentato in ogni modo di trovare la soluzione all’enigma. Alcuni dicono che il nome di questa ricetta derivò, all’inizio del secolo, dal proprietario di una casa di appuntamenti nei Quartieri Spagnoli, che era solito rifocillare i propri ospiti con questo piatto, sfruttandone la rapidità e facilità di preparazione. Altri fanno riferimento agli indumenti intimi delle ragazze della casa che, per attirare e allettare l’occhio del cliente, indossavano probabilmente biancheria di ogni tipo, di colori vistosi e ricca di promettenti trasparenze. I tanti colori di questo abbigliamento si ritroverebbero nell’omonima salsa: il verde del prezzemolo, il rosso dei pomodori, il viola scuro delle olive, il grigio-verde dei capperi, la tinta granata dei peperoncini.
Altri sostengono che l’origine del nome sia da attribuire alla fantasia di una ragazza di vita Yvette la Francese , che si ispirò alle proprie origini provenzali. Yvette, probabilmente, non era dotata solo di fantasia, ma anche di senso dell’umorismo e di un’ironia alquanto caustica, che forse sfruttò per celebrare, attraverso il nome di questo piatto, la professione più antica del mondo. … »
La ricetta originale prevede l’aggiunta di origano secco che io non amo, e il solo utilizzo di olive nere di Gaeta. Mia mamma però ci ha sempre preparato questa pasta utilizzando entrambi i tipi di olive, le dolci verdi e le nere di Gaeta, e io trovo che utilizzarle entrambe sia il tocco finale per un piatto strepitoso. Io ho usato le mezze penne rigate perché, tra la pasta corta è il mio formato preferito, ma il formato di pasta per eccellenza di questa preparazione sono le linguine o gli spaghetti, insomma pasta lunga, da arrotolare. La versione napoletana non prevede l’aggiunta dell’acciuga e dei capperi, presenti invece nella versione del Lazio, la regione che mi ospita. Io ho optato per la versione laziale, con una aggiunta massiccia di peperoncino, che a mio parere ci sta benissimo e con l’origano messo però fresco per decorazione finale del piatto.