Ho sempre adorato, ai limiti della dipendenza, il cocco. Se potessi lo utilizzerei dappertutto, più di quanto non faccia già. Utilizzo l’olio di cocco vergine per cucinare tutte le volte che lo ritengo possibile, lo uso sui capelli nelle maschere rigeneranti su consiglio di Sara Sguerri, che ha vissuto una parentesi di vita specializzandosi nella cosmesi naturale. Lo uso come base per la preparazione dei miei curry thailandesi, lo aggiungo a quelle preparazioni in cui è richiesta una noce di burro… Amo inoltre il latte di cocco che, insieme al riso, è l’ingrediente immancabile nelle mie dispense. Mentre non riesco a fare mia la moda recente di bere acqua di cocco, che vendono per altro in costosissimi brick… quella per me è troppo dolce in alcuni casi, ed insapore in altri.
Da piccola, nel ricevere la calza della Befana, restavo spesso delusa perché malgrado l’abbondanza di Mars, di Lion, di KitKat e di Twix, o di Rossana o caramelle a spicchio di limone e arancia, la cosa che scarseggiava sempre era il Bounty. Probabilmente perché a mia nonna, che era colei che confezionava le calze, il sapore del cocco non piaceva. Dopo qualche anno, furono immessi sul mercato i sacchetti con le versioni piccolissime dei suddetti dolciumi, sia in confezioni miste, sia in pacchi singoli monodedicati. Ed era solo nel pacco misto che potevo sperare che quelli con l’involucro blu finissero nella calza che portava il mio nome.
Ma mi vendicavo quando mio nonno mi dava i soldi per andare al Tabacchi a prendergli la Settimana Enigmistica o il GrandHotel per la nonna, perché coi soldi di resto compravo un Bounty che finivo in ascensore! Ma lui lo sapeva perchè, stranamente, non mi chiedeva mai indietro il resto, né mai mi ha dato i soldi contati!
Di recente hanno commercializzato il Bounty in versione gelato, credo la Algida, ma anche il mio supermercato sembra ricevere direttive dall’alto dei cieli, dove ce la vedo mia nonna, compilare col direttore del supermercato l’elenco degli approvvigionamenti, depennando o riducendo a poche unità le scatole di gelati Bounty.
Qualche giorno fa guardavo Instagram svogliatamente e mi si sono materializzati sullo schermo del cellulare: i Bounty da fare in casa, per mano della solita Simona Mirto, di Tavolartegusto. In men che non si dica ho aperto la dispensa e tirato fuori tutti gli ingredienti che, manco a dirlo, avevo in casa, e ho fatto i primi Bounty di una lunga serie. Ho apportato alcune modifiche alla sua ricetta perché con le sue dosi il composto non mi stava insieme. Ricordavo di averli visti anche sul blog di Federica Bertuzzi, La Blonde Femme, e lei utilizzava il latte condensato, che ho deciso di aggiungere agli ingredienti di Simona. Ho perciò aumentato la panna, il burro e ho aggiunto il Latte condensato, dando vita a quelli che a mio giudizio, sono i Bounty perfetti.
Per il cioccolato di copertura, chiaramente potete seguire i vostri gusti, ma come dicono a Bora Bora, “nun pazziamm’“… il Bounty classico è col cioccolato al latte!