Ti accorgi di essere diventata insopportabilmente pignola quando vai in edicola e scegli la Settimana Enigmistica nel mezzo della pila, perché così nessuno può averla toccata e sfogliata e “allargato” le pagine, quando il primo giochino che fai è sempre quello dell’unire i puntini ma utilizzi la squadretta per fare le linee dritte.
Avverti inesorabile l’aumento della tua pallosità quando scegli le mollette per stendere i panni in base al colore del capo con cui si abbinano, e guai a metterne due di colore diverso ai due lati della stessa maglietta e quando abbini il detersivo della lavatrice all’ammorbidente in base a cosa devi lavare, perché la combinazione dei profumi è quella ideale per una circostanza o un’altra.
Ammetti di essere oramai irrimediabilmente vecchia quando hai le tue cose in tale posto e se la colf te le sposta inizi a dare i numeri. Quando inizi a incazzarti se la suddetta colf ti fa cadere e rompere in mille pezzi un coccino da un euro, mentre fino all’anno prima avresti detto “machissene”.
E ascolti i segnali del tuo corpo quando ti avvisa che l’Alzheimer è vicino, facendoti dimenticare 50 volte la password dell’Appstore in una settimana e la cambi per 50 volte, facendoti compilare un taccuino in bella calligrafia con tutte le password di WordPress, Facebook, Instagram, Zinio, Issuu, Amazon, SkyGo, Twitter, delle 6 email che possiedi e chi più ne ha più ne metta e poi lo perdi.
Insomma, a meno di una settimana dal mio 41mo compleanno, mi rendo conto di rompere le palle a me e al prossimo, continuamente, e di rendermi da sola la vita difficile con mille pippe e paranoie.
Quando ho visto questa quiche sul blog di Antonella Vergari, Noce Moscata, blog tra i migliori della piattaforma Giallo Zafferano, la parte ossessivo compulsiva di me ha avuto la meglio sulla mia capacità di mortificarmi e ridimensionare i miei stessi entusiasmi, ritenendomi incapace di far mantenere ai fiori di zucca il loro colore.
Era una quiche meravigliosa, quella di Antonella, e la ho vista come una sfida. Non con lei, sia chiaro, ma con me stessa. Dovevo dimostrare a me stessa di essere pignola non solo con le righe dell’Unisci i Puntini della Settimana Enigmistica, ma anche preparando in un modo diverso qualcosa di cui avevo sempre avuto un timore reverenziale, ossia i fiori di zucca.
Li faccio sempre fritti, ripieni o nelle zeppoline di pasta cresciuta (entrambe le ricette le trovate qui nel blog), ma ogni volta che avevo provato a prepararli in piatti di pasta o su torte salate, si erano “arrognati”, avevano perso lucentezza e colore, simili più a foglie morte che a quei bellissimi fiori che il mio orto mi regala e a cui non so rendere merito.
La prima volta, al primo tentativo, da cruda la mia quiche era bellissima. Cristiana, in visita per un caffè a casa mia, la trovò meravigliosa. Peccato che, dopo averla cotta e sfornata, mi cadde dalle mani, sfracellandosi sul tappeto nuovo di cucina.
Ci ho riprovato, ho seguito alla lettera le raccomandazioni di Antonella, ed eccola qua, meno bella della sua ma tanto, tanto, tanto buona.